domenica 26 luglio 2020

X.FRANCIA. 33.Albert Camus a.Mediterraneo.





X.FRANCIA.

33.Albert Camus

( Dréan,1913 – Villeblevin,1960.Scrittore,filosofo,saggista,
drammaturgo,giornalista ed attivista politico francese.
Con la sua multiforme opera è stato in grado di descrivere
e comprendere la tragicità di una delle epoche più tumultuose
della storia contemporanea, quella che va dall’ascesa dei
 totalitarismi al secondo dopoguerra e al concomitante inizio
 della guerra fredda. Non solo: le sue riflessioni filosofiche,
magistralmente espresse in immagini letterarie, hanno una
 valenza universale e atemporale capace di oltrepassare
i meri confini della contingenza storica, riuscendo a descrivere
la condizione umana nel suo nucleo più essenziale.
Il suo lavoro è sempre teso allo studio dei turbamenti dell'animo
umano di fronte all'esistenza, in balia di quell'assurdo definito
come «divorzio tra l'uomo e la sua vita». L'unico scopo del vivere
e dell'agire, per Camus, che pare esprimersi dialetticamente
fuori dell'intimità dell’esperienza soggettiva, sta nel combattere,
nel sociale, le ingiustizie oltre che le espressioni di poca umanità,
come la pena di morte: «Se la Natura condanna a morte l'uomo,
che almeno l'uomo non lo faccia», era solito  dire.
Camus ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1957.
Malato da anni di tubercolosi, morì nel 1960  in un incidente stradale.

a.Mediterraneo

Allo sguardo vuoto delle finestre, il mattino
con tutti i suoi denti che ha azzurri e brillanti,
gialli, verdi e rossi, ai balconi si cullano le tende.
Giovani donne con le braccia nude stendono i panni.
Un uomo, a una finestra, col binoculo in mano.
Mattino chiaro dagli smalti marini
perla latina dai bagliori liliali:
Mediterraneo.
Mezzogiorno sul mare immobile e caloroso:
mi accetta senza grida: un silenzio e un sorriso.
Spirito latino, Antichità, un velo di pudore sul grido torturato!
Vita latina che conosce i suoi limiti,
rassicurante passato, oh! Mediterraneo!
Sulle tue rive trionfano ancora voci ormai taciute,
che dicono di sì perché ti hanno negato!
Enorme e leggero,
assicuri e soddisfi e mormori l'eternità dei tuoi minuti,
oh! Mediterraneo! E il miracolo della tua storia,
lo racchiudi tutto quanto
nell'esplosione del tuo sorriso.
Inalienabile vergine, a ogni ora la sua natura si concepisce
in nature già formate.
La sua vita rinasce sui nostri dolori.
Prende il volo! E da quali ceneri, luminosa fenice!
Mediterraneo! Il tuo mondo è a misura nostra,
L'uomo all'albero si unisce e in due l'Universo si recita la commedia
in costume del Numero d'Oro
dall'immensa semplicità senza scosse sgorga la pienezza,
oh! natura che non fai salti!
Dall'olivo al Mantovano, dalla pecora al pastore,
solo l'innominabile comunione dell'immobilità.
Virgilio cinge l'albero, Melibeo va al pascolo.
Mediterraneo!
Biondo pergolato azzurro dove dondola la certezza,
così vicina, oh! così vicina alle nostre mani,
che i nostri occhi l'hanno accarezzata e le dita l'hanno lasciata.
Nella sera incombente con la giacca sulle spalle, tiene la porta aperta,
lambito dai riflessi della fiamma, l'uomo entra nella sua felicità
si dissolve nell'ombra.
Così questi uomini rientreranno in questa terra, certi di avere una proroga,
più sfiniti che sazi della felicità di aver saputo.
Nei cimiteri marini c'è solo eternità.
Lì, l'infinito si stanca ai funebri fusi.
La terra latina non trema. E come il tizzone detonante
volteggia nella maschera immobile
di un cerchio,
indifferente, appare l'inaccessibile ebbrezza della luce.
Ma ai suoi figli questa terra apre le braccia e fa carne della loro carne,
e questi - sazi, si riempiono del segreto sapore di questa
trasformazione - lentamente la assaporano a mano a mano che la scoprono.
E presto, ancora e poi, i denti, i denti azzurri e brillanti
luce! Luce! L'uomo si completa in lei.
Polvere di sole, scintillio d'armi,
principio essenziale dei corpi e dello spirito,
in te i mondi si bruniscono e si umanizzano,
in te ci rendiamo e i nostri dolori si sublimano,
insistente antichità
Mediterraneo, oh! Mare Mediterraneo!
Soli, nudi, senza segreti, i tuoi figli attendono la morte.
La morte te li renderà, puri, finalmente puri.


(Albert Camus,
Le voci del quartiere povero e altri scritti giovanili)

Spero che ai miei amici lettori farà piacere l’offerta di questo brano.
Mi ha molto emozionato andare a rileggere questa pagina di un
autore che il Mare Nostrum lo ha conosciuto in profondità sia
dalle coste greco-latine che da quelle maghrebine.E dopo il primo
impatto emotivo,più che razionale è stata la percezone immediata
e netta del profondo cambiamento storico che stiamo vivendo,
dell’enorme lontananza che si è prodotta nella vita dei paesi
mediterranei attualmente, rispetto al tempo che pur appariva difficile
 della mia lettura quando ero liceale.Quel Mediterraneo che ormai
tutti constatiamo  come il più popolato cimitero degli ultimi,dove
è stato cancellato non solo il senso di fratellanza e solidarietà
tra i diversi popoli,almeno quelli europei,le cui coste sono da lui
bagnate.Ma il sentimento più comune ed evidente sembra essere
 il non riconoscersi,la lontananza,la diffidenza,quando non il disprezzo
e addirittura un esplicito odio.
Provo ad elencare gli attributi che Camus era ancora capace di offrirci
per caratterizzare questo mare,straordinaria culla di numerose passate
civiltà:fonte di bagliori liliali; dal rassicurante passato; la sua natura
si concepisce in nature già formate. Il suo mondo è a misura nostra;
pergolato azzurro dove dondola la certezza;in te i mondi si umanizzano,
in te i nostri dolori si sublimano, insistente antichità Mediterraneo,
oh! Mare Mediterraneo!
Ecco la sola domanda che ora mi pongo : come abbiamo potuto
dissipare tutte quelle ricchezze?


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