VIII.SPAGNA
26.Antonio Machado
Antonio Cipriano José Maria y Francisco
de Santa Ana Machado y Ruiz nasce a Siviglia,
Andalusia, Spagna, nel palazzo di Las Dueñas
nel 1875 e muore a Collioure, Pirenei orientali,
Francia,nel 1939.
a.Il mare
Lo scafo consunto e verdiccio
della vecchia feluca
riposa sul lido…
sembra la vela mozzata
che sogni ancora nel sole e nel mare.
Il mare ribolle e canta…
Il mare è un sogno sonoro
sotto il sole d’aprile.
Il mare ribolle e ride
con le onde turchine e spume di latte e argento,
il mare ribolle e ride
sotto il cielo turchino.
Il mare lattescente,
il mare rutilante,
che risa azzurre ride sulle sue cetre d’argento …
Ribolle e ride il mare!…
L’aria pare che dorma incantata
nella fulgida nebbia del sole bianchiccio.
Palpita il gabbiano nell’aria assopita, e al tardo
sonnolento volare, si spicca e si perde nella foschia del sole
della vecchia feluca
riposa sul lido…
sembra la vela mozzata
che sogni ancora nel sole e nel mare.
Il mare ribolle e canta…
Il mare è un sogno sonoro
sotto il sole d’aprile.
Il mare ribolle e ride
con le onde turchine e spume di latte e argento,
il mare ribolle e ride
sotto il cielo turchino.
Il mare lattescente,
il mare rutilante,
che risa azzurre ride sulle sue cetre d’argento …
Ribolle e ride il mare!…
L’aria pare che dorma incantata
nella fulgida nebbia del sole bianchiccio.
Palpita il gabbiano nell’aria assopita, e al tardo
sonnolento volare, si spicca e si perde nella foschia del sole
Antonio Machado (poeta spagnolo 1875 – 1939)
EL MAR
El casco y la verde desgastado
el sombrero de tres picos de edad
descansa en la orilla …
parece cortar el ala
que todavía sueña en el sol y el mar.
El mar hierve y canta …
El mar es un sueño de sonido
bajo el sol de abril.
El mar hierve y se ríe
con las olas y la espuma de leche azul y plata,
el mar hierve y se ríe
bajo el cielo azul.
El mar de leche,
brillante del mar,
azul risas risa que en sus arpas de plata …
Hierva el mar y se ríe! …
El aire parece sueño encantado
en la luz del sol de niebla blanquecina.
Mejor que la gaviota en el aire dormido, y fines de la
volar sueño, se destaca y se pierde en la bruma del sol.
El casco y la verde desgastado
el sombrero de tres picos de edad
descansa en la orilla …
parece cortar el ala
que todavía sueña en el sol y el mar.
El mar hierve y canta …
El mar es un sueño de sonido
bajo el sol de abril.
El mar hierve y se ríe
con las olas y la espuma de leche azul y plata,
el mar hierve y se ríe
bajo el cielo azul.
El mar de leche,
brillante del mar,
azul risas risa que en sus arpas de plata …
Hierva el mar y se ríe! …
El aire parece sueño encantado
en la luz del sol de niebla blanquecina.
Mejor que la gaviota en el aire dormido, y fines de la
volar sueño, se destaca y se pierde en la bruma del sol.
In una nota in premessa
nel 1917 all’edizione
della sue “Poesías
completas” (1899-1917),
lo stesso A. Machado
scrisse di sé:
“Nacqui a Siviglia nel
famoso palazzo delle Dueñas
situato nella via omonima.
I miei ricordi della città natia
sono tutti infantili, perché a otto anni mi
trasferii a
Madrid con i miei genitori e venni educato
nella
Institución Libre de
Enseñanza; per i miei maestri
conservo vivo affetto e
profonda gratitudine.
La mia adolescenza e
giovinezza sono madrilene”.
Il suo iniziale laico
ascetismo si è,come dire,forgiato,
anche se parzialmente, sui
contatti parigini
col poeta nicaraguegno
Rubén Darío
che andava diffondendo la
poetica del modernismo,
nato nell’America Latina,
ma francesizzante
nelle sue derivazioni sia
dal parnassianismo
sia dal simbolismo (Darío
fu in particolare
grande ammiratore di Verlaine).Darío fece
due visite in Spagna, nel 1892 e nel 1898,
suscitando entusiasmo in
alcuni giovani poeti.
Controverso l’effettivo
influsso del modernismo
sugli esponenti della Generazione del ’98.
Nel senso che poeti come
A. Machado e
Unamuno non ne assorbirono
certo gli aspetti
più brillanti, coloristici, superficiali,
giacché non erano assorbibili dalla loro
sensibilità
tanto intimista, così
intensamente meditativa.
Di fronte “all’aria
percossa dalla voce tumultuosa
di R. Darío”, il severo Unamuno, che più
osteggiò
la nuova poetica,
considerandola moda transeunte,
chiedeva “eternismo y non modernismo” e
dichiarava:
“Dentro, e non fuori dobbiamo conoscere
l’uomo…”.
A. Machado, d’altra parte,
dimostrò ben presto
la sua disposizione a
guardare “verso l’interno
per intravedere le idee
cordiali, gli universali del sentimento”.
J. Ramón Jiménez
riconosceva in “Soledades”
(la prima raccolta poetica
pubblicata da A. Machado
nel 1903 e che verrà ampliata nel 1907 con il
titolo
“Soledades, galerías y otros poemas”) un
simbolismo
modernista contenuto, con
tratti spagnoli sia popolari
sia colti.In realtà, dal mondo esterno
giungono
nelle solitudini, nelle
misteriose “gallerie” dell’anima,
luci, luccichii, ombre,
che appaiono e scompaiono;
figure sottili, evocate
soprattutto dall’infanzia;
passa “l’amato sciame dei
sogni”; si diffondono
gli echi di “voci assenti”
e il suono di passi solitari,
d’acqua di fonti che
sospirano; il frusciare di veste pura,
di tunica leggera; si
spande l’aroma di gelsomini e di rose;
affiorano parole
trepidanti; perdura il riverbero
del tramonto, della sera,
“umile focolare che si spegne”…
E su tutto dominano le
passeggiate del poeta lungo il mare.
Effetti impressionistici
si trovano nei versi in cui A. Machado
rappresenta il luminoso paesaggio andaluso,
che appaga i sensi
con le tinte calde, con i
suoni e i profumi diffusi.Nelle giornate
d’aprile, il mare
“lattescente e rutilante” canta col suo ondeggiare
e ride con l’intenso scintillio delle spume,
“risa azzurre ride
sulle cetre
d’argento”.Lungo l’attiva costa, circonfusa di luce,
orti e giardini sono
arrisi dalla flora mediterranea ed espandono
l’odore dei garofani, del
basilico, della menta e del nardo.
Svettano i palmizi; si
estendono gli aranceti “con i globi dei lor frutti
vermigli,”i limoneti dai
rami polverosi,gli uliveti inargentati.
Il Nostro Machado confessa
anche:
“I miei piaceri sono
passeggiare e leggere”;
e spesso si rappresenta
passeggiatore solitario e pensieroso:
“Camminavo con me solo, /
assorto nel solitario crepuscolo
campagnolo… Io, in questo vecchio paese,
passeggio /
solo, come un fantasma…”.
Ma per gli appartenenti
alla Generazione del 1898,
centro oltre che reale,
simbolico, trascendentale della Spagna,
era la Castiglia, in cui
era nata la lingua comune; una regione,
così ricca di
memorie,dalla quale ci si attendeva come una
“rivelazione”.E nelle sue
passeggiate egli scoprì la Castiglia fisica;
e quelle terre, che erano
già dentro di lui, come meta desiderata
dopo un lungo itinerario spirituale, divengono
la sua patria
di elezione; si
trasfigurano,attraverso la poesia,in paesaggio
dell’anima. Gli accesi
colori andalusi si disperdono allora
nell’aspro, ascetico
ambiente castigliano, fatto di “plaghe petrose”,
di “piane plumbee”,di
“colline oscure coronate di roveri e di querce”.
Ma nel poeta non vien meno
la capacità di sognare ed esprimere la
tensione verso un
linguaggio apparentemente semplice e l’intensa
introversione. Lo stesso
titolo, Solitudini, annuncia l’essenza
intimistica della
raccolta.
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