VI.ISRAELE
23.Yitshak
Laor
è
nato nel 1948 a Padres Hannah, in Palestina,
un
anno prima che diventasse territorio israeliano
Lavora
e scrive a Tel Aviv, come poeta, drammaturgo,
romanziere.
E' anche editorialista e critico letterario
del
prestigioso quotidiano Haaretz. Ha pubblicato una
dozzina
di volumi di poesia, romanzi, commedie e racconti,
oltre
ad alcuni saggi. Il suo lavoro è tradotto in più di dieci
lingue,
tra cui l'arabo. Nel 1972 ha scontato sei mesi di
detenzione,per
diserzione dalle armi e, negli anni '80, ebbe
risonanza
internazionale una sua poesia in cui condannava
la
guerra dell'esercito israeliano in Libano. Per le sue opere
apertamente
critiche nei confronti della politica israeliana è
stato
censurato e gli sono stati negati premi e riconoscimenti.
Nel
2007 denuncia la politica militare e oppressiva di Israele
verso
i Palestinesi, la strumentalizzazione propagandistica
della
stessa Shoah in funzione anti-islamica e anti araba.
Secondo
Laor, la responsabilità della propaganda ipocrita e
bellicosa
del suo paese ricade anche su alcuni intellettuali
israeliani
che si presentano come "pacifisti", quali David
Grossman,
Amos Oz, Abraham B. Yeoshuah.
a.Silhouette
Come un boa il tuo respiro è rimasto
a pelo dell’acqua scura, il tuo corpo
attraccato al mio che naviga o galleggia,io
mi aggrappo ai sussurri,la radio o un mormorio giunge
da fuori dalla strada accanto,forse litigano
o scherzano sulla gita del mattino,forse
qualcuno parla da solo e se ti sveglio(su’
traduci)quanto
in fretta ricorderai che ti ho ferita?In me,
per esempio,ogni rabbia è sfumata. Vago
nel buio,in cui nulla riconosco se non il tuo respiro
il tuo corpo,un’oscura silhouette
rimasta da quando spegnemmo la luce.
Yitshak Laor,” Silhouette”, in Poeti
israeliani.
Da”Poeti Israeliani “. A cura di Ariel Rathaus, Einaudi ed. 2007.
Una
notte non comune senza,peraltro, mai evocarne il nome.
Gli
elementi caratteristici ci sono però tutti.Qui la precarietà
si
è eretta ad assoluto. E la serie di enjambements,(figura metrica
per cui la fine del verso non coincide con la
fine di una frase o di
una
parte di essa; l’enunciato che continua nel verso seguente
provoca l’enjambement.) come le spire sinuose
e soffocanti del boa,
avvolge
il lettore e lo stringe alla gola. Sembra mancargli il respiro.
Il
conseguente disorientamento lo porta a
rivivere una deriva
sfilacciata
di trafitture, che sfibrano la volontà. Non c’è più irritazione
né amarezza. Soltanto un
fatalistico,rassegnato lasciarsi andare.
Sul
lettore l’ effetto del graffio di un
‘unghia che stride su un vetro.
In
conclusione, possiamo constatare che dalla stessa terra
emergono anche le modalità poetiche in forte
contrasto.
Dall’assoluto del mito del poeta palestinese
Darwich al particolare
della dimensione
quotidiana individuale dei poeti israeliani,
come Laor,per dire anch’essi del disagio
esistenziale,ma,questa volta
,iscritto nel tempo storico,contemporaneo.ahmud Darwish viene a
rappresentare
il cittadino del mondo,l’astronauta che ha sperimentato
l’orizzonte del cosmo,il cesellatore della
parola per cantare l’Uomo
in
equilibrio con il mondo naturale e la sofferenza universale di chi
ha
dovuto recidere il legame con la propria terra e non ha potuto vivere
pienamente
l’amore e la fratellanza con i suoi simili. Visionarietà,ricerca
sapienziale ed energia mitica connotano il
registro alto della sua poesia.
I poeti israeliani cantano
anch’essi,con modalità personali diverse,
il dolore e la sofferenza – nella sfera privata –della vita di coppia,o
le
tensioni,i desideri e i sentimenti- nel contesto politico nazionale–
per
esprimere,in nome del loro radicato legame con il proprio paese,
un’aspra
critica alle scelte della politica nazionale,conferendo spesso
una
forza espressionistica alla fisicità delle cose comuni della vita di
ogni
giorno».I poeti israeliani contemporanei [1]rivelano
nei loro testi
un
profondo coinvolgimento emotivo con la storia,la politica,la cultura
nazionale
del popolo ebraico. La loro produzione non aspira a
immergersi
nella parola fino a restarne sommersa. Ambisce piuttosto
a
scegliere parole che mostrino lo spessore delle cose,con una ricerca
costante
di adesione a tutte le pieghe dei toni,dei timbri,del lessico e
del
ritmo del parlato. E si capisce perché. Con duemila e più anni di vita
letteraria
della lingua ebraica,il poeta israeliano oggi non può aspirare
che
a un’immersione liberatoria nella lingua della quotidianità. Questo
non
vuol dire,però ,che la discontinuità sia totale. Un legame con quella
tradizione
plurimillenaria permane. Se infatti il
poeta israeliano oggi
spesso
tende a parlare di trascendenza vuota,quando parla di Dio,
ha
tuttavia conservato il gusto dell’allusione biblica come tratto evidente
dello
stile ,comune alla poesia contemporanea come a quella medioevale –
liturgica
e secolare – dove era consueto quello stile a intarsio, quella
pratica
dell’intertesto che costituisce un’arte raffinata della citazione
tanto
cara a moderni maestri come Eliot e Pound.
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