sabato 25 settembre 2021

70.Forugh Farroikhzad. Una finestra.

 70.Forugh Farroikhzad.. Una finestra


Una finestra.

Una finestra per vedere

una finestra per sentire

una finestra, che come il cerchio di un pozzo

raggiunge, nella sua estremità ,il cuore della terra

e si  apre verso la vastità di questa tenerezza

azzurra e ripetuta

una finestra che colma 

di doni notturni dal profumo di stelle generose

le piccole mani della solitudine


E da lì

si può ospitare il sole

alla nostalgia dei gerani, una finestra mi basta

Io, vengo dal paese delle bambole

dall'ombra degli alberi di carta

nel giardino di un libro illustrato,

da aride stagioni di sterili esperienze

d'amore e d'amicizia

nelle stradine polverose d' infanzia,

vengo dagli anni in cui crescevano

pallide lettere d'alfabeto

dietro i banchi di una scuola infetta,

e dall'istante in cui gli alunni

potevano scrivere sulla lavagna la parola"pietra2

e gli stormi spaventati volavano via dal vecchio albero


Io vengo da radici di piante carnivore

e il mio cervello risuona ancora

del grido della farfalla, 

crocefissa a un album con uno spillo


Quando la mia fiducia 

pendeva dalle fragili corde della giustizia

in tutta la città

si frantumava il cuore delle mie luci

quando bendavano 

col fazzoletto nero della legge

gli occhi ingenui del mio amore

e dalle tempie pulsanti del mio desiderio

schizzavano getti di sangue

quando la mia vita ormai

non era altro che il ticchettio dell'orologio,

capii che dovevo, dovevo

dovevo follemente amare


Una finestra mi basta

una finestra verso l'attimo di conoscenza, sguardo, quiete

ora il noce è cresciuto abbastanza

da spiegare alle tenere foglie

il perché della presenza del muro

chiedi allo specchio

il nome del mio redentore

la terra che trema sotto i tuoi piedi

non è forse più sola di te?

I profeti portarono al nostro secolo

l'annuncio della devastazione

e queste esplosioni continue

queste nuvole contaminate 

non sono forse l'eco dei loro versetti sacri?

O amico, o fratello, o consanguineo

quando arrivi sulla luna

scrivi la data della strage dei fiori


I sogni sempre 

precipitano dall'alto della loro ingenuità

e si infrangono

sento il profumo del quadrifoglio

che è cresciuto sulla tomba  degli antichi significati

era forse la mia giovinezza

la donna, sepolta nel sudario della virtù e dell'attesa?

Salirò forse ancora 

per le scale della curiosità a salutare

il buon Dio che passeggia sul tetto?


Sento che il mio tempo è finito

sento che l'istante solo

è la mia parte delle pagine della storia

Sento che il tavolo 

è una distanza artificiale fra i miei capelli

e le mani di questo triste sconosciuto


Dimmi qualcosa 

chi ti dona la tenerezza di un corpo vivo

cos'altro desidera da te

se non sentirsi vivo?


Dimmi qualcosa 

Al riparo della mia finestra

io, sono amica del sole


La finestra di Forugh, aperta sul mondo durante tutto

il suo percorso esistenziale per conoscere

un mondo, che tuttavia il passato ci trasmette

carico di tutte le negatività che ha costruito con tenacia .

E Forugh ce lo fotografa impietosa con tutti i suoi tragici controsensi, con tutti i suoi aspetti reali e simbolici  dei

più negativi ,che ci appaiono ineluttabilmente stravolti

e malaugurali .


Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.


da "E' solo la voce che resta" 
canti di una donna ribelle del novecento iraniano:
FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani, docente all'università di Bologna


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