71.Ajanta.*La mia canzone.
La mia canzone..
I miei pensieri sono forche
e manette le mie parole;
le pietre scagliate contro di me sono il mio alfabeto,
per me il mondo è niente.
La mia canzone è la mia casa,
la mia canzone è il mio destino,
Io distruggo la luce,
mi diletto ad adorar l'inquietudine.
Vesto l'abito del chiaro di luna
che illumina invano la foresta.
Quando l'orrore a mezzanotte si desta
quando i demoni fanno un pasto
di briciole e briciole di terra,
quando la morte come una finestra si apre
sulla vacuità inutilmente seduta,
io compongo i miei canti sulle stelle, che rabbrividiscono,
facendo cadere una pioggia di luce.
Dove il cielo preferisce rimanere invisibile.
dove l'oscurità erge la testa come un patibolo,
ove il tempo sta come un cadavere,
che siede taciturno sul silenzio,
compongo i miei cantinui lumi zoppicanti nel vento.
Io non ho forma alcuna,
la morte è la mia casa,
la morte è il mio destino.
Come la fronte d'un vecchio,
raccolta nella palma delle mani,
come la bellezza della ragazza col cobra,
riflessa in uno specchio,
come le macchie sulla faccia della luna,
come il valore ricorrente di un decimale,
io vado sempre ,
non ho casa
né destino;
la mia forma è la mia canzone,
il mio mondo è la mia rapsodia.
I versi sono tratto da "Poesia moderna ondiana"
Guanda editore .Parma. - collana La Fenice'
testo e note a cura di Maria Gabriella Bruni
Una constatazione cupa di sè e della condizione del proprio mondo
dopo l'esperienza del colonialismo britannico , un modo molto innovativo,
di esprimerla, influenzato dalle esperienze delle avanguardie occidentali.
Non resta che la poesia a sostenerlo ,ora che anche la luce che le stelle
lasciano cadere, somiglia piuttosto al triste cadere della pioggia.
*Ajanta:Poeta telugu (1929),considerato una
promessa negli anni '60 del secolo scorso.
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