domenica 19 settembre 2021

64.Forugh Farrikhzad..Incontro notturno.

 64.Forugh Farrikhzad*


Incontro notturno.


E quel volto insolito

al di là della finestra

mi disse:

"la verità è di chi ti vede

io sono

come il tremendo senso di smarrimento,

ma ,Dio mio,come posso spaventarvi

proprio io ,mentre non sono nient'altro 

che leggero e girovago aquilone

sui tetti nebbiosi del cielo

e un ratto chiamato morte,

nella nostalgia notturna dei cimiteri

ha masticato

il mio amore ,la mia brama,

il mio dolore, la mia rabbia


e quel volto insolito

vagava al di là della finestra

il vento cancellava a poco a poco

la scia delle sue tracce sottili e fiacche

il muoversi segreto della notte

rapiva i suoi lunghi e soffici capelli

e li stendeva in tutta la distesa notturna

come piante in fondo al mare

e gridò:

"credetemi, io non sono vivo"


Vedevo ancora, al di là di quel volto,

diradarsi e spandersi delle tenebre

i frutti argentei del pino

ma lui...


Lui scivolava su tutto

e il suo cuore immenso risaliva 

come il verde senso degli alberi

e il suo sguardo continuava

fino all'eternità


"Avete ragione

Mai più dopo la morte,

ho avuto il coraggio

di guardare  nello specchio

e sono morto così a lungo

che nulla può provare la mia morte

oh, avete sentito,

in fondo al giardino,

la voce del grillo che di notte

fuggiva verso la luna?


Penso che tutte le stelle 

siano migrate verso un cielo ignoto

e la città, come era quieta la città!

Lungo la strada , non ho incontrato altro

che spazzini odoranti di tabacco e pattume

e poliziotti  stanchi  e assonnati

e comitive di pallide statue


Peccato,

io sono morto

e la notte sembra continuare 

nella stessa inutile notte di sempre


Ha smesso di parlare 

un amaro senso del pianto

oscurava la distesa dei suoi occhi


"Voi che nascondete le vostre facce

dietro la penosa maschera della vita

non pensate mai a questa triste verità

che i vivi di oggi non sono altro 

che scorie della vita stessa?


Sembra invecchiarsi un bimbo

al suo primo sorriso

e il cuore - questa alterata epigrafe

dai tratti originali manomessi - 

sembra non fidarsi più 

della propria certezza granitica


Forse l'assuefazione dell'essere

e il continuo consumo dei calmanti

ha trascinato fino al vortice del declino

o desideri puri e semplici degli uomini

forse lo spirito è stato esiliato

in un'isola deserta

forse ho solo sognato il canto del grillo

così, questi docili soldati

sorretti dalle loro lance di legno

sono quegli agili cavalieri?

E questa gente china ,ossuta e oppiomane 

quei puri mistici di nobile pensiero?

Dunque è vero che gli uomini

non attendono più il Promesso

e le ragazze  innamorate 

squarciano i propri occhi

con il loro sottile uncinetto


Ora si sente 

l'eco del grido dei corvi 

in fondo ai sogni mattutini gli specchi si risvegliano

e singole forme isolate

si arrendono al primo strascico di risveglio

e all'assalto segreto degli incubi funesti


Ahimè

io, sono qui, al termine del mio tempo

con tutti i miei ricordi

di un sangue che non verga più

epopee tinte di rosso

di un orgoglio che non visse mai

così miseramente 

e ascolto: nessuna voce si sente

e guardo fisso: nessuna foglia si muove 

e il mio nome

l'essenza di tutta la purezza

ora non smuove più 

neppure la polvere dei santuari"


Rabbrividì

e si sgretolò dai due lati

mentre le sue supplici mani,

come interminabili sospiri,

tendevano dalle fessure verso di me


"Fa freddo

e il vento taglia i miei tratti

c'è forse qualcuno ancora, su questa terra,

che non ha paura di conoscere

il proprio volto consumato?

Non è arrivato ancora il momento 

di aprire questa piccola finestra ,

e per il cielo di piovere

e per l'uomo di piangere

pregando sul proprio cadavere?"


Forse era l'uccello che pianse

oppure il vento tra gli alberi 

oppure io, che di fronte al vicolo cieco del mio cuore

fluivo come un'onda di dolore e pudore 

e vedevo di là dalla finestra

quelle due mani di amaro rimprovero,

tese ancora verso le mie mani,

svanire al chiarore d'un'alba illusoria


e una voce nell'orizzonte freddo gridò;

"addio" 


Un misticismo tutt'affatto nuovo , tutto immerso
com'è nella natura , ci propone una grande poetessa ,
pur dell'Oriente, ma  Medio :Forugh Farrokhzad.,iraniana.



*Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.

*da "E' solo la voce che resta" canti di una donna ribelle del novecento iraniano:Aliberti editore

FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani,docente all'università di Bologna

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