sabato 18 settembre 2021

63.]Forugh Farrokhzad. Eterno crepuscolo

 


62.Forugh Farrokhzad.*

Eterno crepuscolo.

-Giorno o notte?
-no, mio caro, è l'eterno crepuscolo
con due rondini nel vento 
due bare bianche 
voci lontane, incerte, smarrite
come il correre del vento
nelle piane distanti

-Bisogna dire  qualcosa
sì, qualcosa 
il mio cuore brama unirsi alle tenebre
bisogna dire qualcosa

Che greve oblio
cade una mela
i semi gialli di cotone si spezzano
sotto il becco dei miei canarini innamorati

il fiore delle fave ,
abbandona i suoi nervi azzurri
nell'inebriante brezza
per sfuggire all'ansia di un'ambigua metamorfosi
e qui, in me, nella mia testa?

Oh...
nella mia testa non c'è altro
che il denso turbinìo
delle particelle rosse
e il mio sguardo
come una menzogna
è timido e impaurito

-Io penso alla luna
-io alla parola in poesia
-io penso alle sorgenti
-io alle illusioni della terra
-io penso al profumo denso del grano
-io alla leggenda del pane
-io penso all'innocenza dei giochi
  a quella stradina stretta e lunga
   piena di alberi di acacia
-io al triste risveglio dopo il gioco
  allo stupore oltre la  stradina
  e al lungo vuoto oltre il profumo delle acacie

- gli eroi?
-oh i cavalli soni vecchi e stanchi
-l'amore?
è solo , e dalla finestra abbassata guarda
i deserti senza Majnun*,il folle d'amore,
lungo il cammino che confuso ricorda
il lento e sensuale passare di una caviglia in armilla

-desideri?
-si perdono
  nella congiura spietata di mille porte
-chiuse?
-sì,  chiuse, sempre chiuse 
  ti stancherai

-io penso a una casa
  con i torpidi respiri dell'edera
  con le luci accese come luccichìo degli occhi
  con le notti pigre, serene ,assorte
  e un bimbo dal sorriso infinito
  come cerchi ripetuti dell'acqua
   e un corpo sanguigno come un grappolo d'uva

-io penso alle macerie
  al saccheggio dei venti oscuri
  a una luce sospetta
  filtrare di notte dalla finestra
  e a una tomba, piccola  come il corpo di un bimbo


- e il lavoro?
- sì, ma  dietro quell'enorme scrivania
   si nasconde un nemico sospetto 
   che ti mastica lentamente
   insieme  al legno e alla carta
   e mille altre inutili cose
   e infine ti annegherai in una tazza di té
   come una barca nello stagno
   e non vedrai altro che il denso fumo delle sigarette
   nella sbiadita e lontana linea dell'orizzonte

-una stella?
-sì, centinaia e centinaia,
 tutte prigioniere oltre la notte
-un uccello?
-sì, centinaia e centinaia
 e il loro futile orgoglio nel volare
 nei nostri ricordi lontani
-io penso a un grido nel vicolo
-io a un topolino inerme
  che ogni tanto passa sotto i muri
-bisogna dire qualcosa
  sì, qualcosa
  al chiarore del mattino, nell'attimo tremante
  quando l'aria ,come il senso della pubertà,
  d'un  tratto si unisce a qualcosa d'ignoto
  io  vorrei arrendermi alla rivolta
  vorrei piovere,
  piovere da quella densa nube
   vorrei dire no ,no, no...

-andiamo
-bisogna dire qualcosa
-bicchiere di vino, letto, sonno o solitudine?
 -andiamo...


  Un misticismo nuovo, tutto immerso nella natura  che 
ci propone una grande poetessa ,pur dell'Oriente, sia pur medio, Forugh Farrokhzad, iraniana. Una combattente,
morta tragicamente e prematuramente per un incidente stradale . 
Qui un lungo canto esemplare a testimonianza della possente forza di rinnovamento che la anima e che ha saputo imprimere alla poesia iraniana, mentre conduceva instancabile la sua lotta per i diritti delle donne del suo paese. 






*]Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.

*da "E' solo la voce che resta" canti di una donna ribelle del novecento iraniano:

FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani,docente all'università di Bologna

*Il protagonista del celebre romanzo d'amore in versi Leyll e Majnun del poeta persiano
Nezìmi(1141-1209),simbolo della follia d'amore.

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