martedì 8 aprile 2014

Poesia boliviana contemporanea.E.Mitre.3

Eduardo Mitre



















Introduzione e analisi di Antonella Ciabatti





Nella traduzione, sia per cause oggettive che soggettive, si operano continuamente scelte che inevitabilmente condizionano la lettura. Dare conto delle proprie scelte di traduzione, offre a chi legge uno strumento in più per riuscire a intravedere nel testo d'arrivo, il testo originale.
In Húmeda llama (Umida fiamma), poesia che apre la raccolta con un'ardente atmosfera erotica, l'ossimoro presente nel titolo si sviluppa nelle strofe seguenti fino a svelarsi e, insieme, a riprodursi ancora più intensamente: Llama que moja y quema, / llama que llama: / tu lengua. Fiamma che bagna e brucia: la lingua, appuntita e rossa come una fiamma, passa sulla pelle dell'amante inumidendola di saliva e incendiandola di passione. L'ossimoro è chiaro ed evidente anche nella traduzione. Ma la lingua è anche l'organo che ci permette di articolare le parole e in particolare in questo contesto, di articolare il nome dell'amante, divenendo così una "fiamma che chiama", traduzione corretta che però perde completamente il gioco fra il sostantivo llama (fiamma) e la terza persona singolare del presente indicativo del verbo llamar (chiamare). Dell'identità llama / llama dell'originale, nella traduzione resta, ahimè, soltanto un'assonanza ...amma / ...ama.







HÚMEDA LLAMA
Tu desnudez expuesta,
entera
como el pan en la mesa.

Beso a beso,
caricia a caricia, se dora
al sol del deseo.

Llama que moja y quema,
llama que llama:
tu lengua.

Arqueros enardecidos
disparan sus flechas
los cinco sentidos

Entre tus piernas el blanco:
carbón de sangre,
corazón de la hoguera.

Doble latido y un solo ritmo
como la vida y la muerte
al principio.

Caracol el oído: el oleaje
de los suspiros
y la marea de los ayes
y los suspiros.

La mirada se pierde.
Salivan las sílabas.
Las pupilas ascienden
en alta caída.

Memoria del vértigo:
hacia dentro el quejido
y tus ojos abiertos
enceguecidos.

Zumbido de abeja:
el silencio
de vuelta
sin haberse ido.

Te descubro a mi lado
todavía temblando
como recién rescatada
de un naufragio
o de un incendio.

Y tienen de nuevo sed
de nombrar los labios:
la almohada, tu cabellera,
una pared de ladrillos,
un trozo de cielo: tribus
con rumbo desconocido.

Cruzan el aire ya quieto
tu nombre y el mío.
A recordarnos han vuelto,
a recrearnos los mismos.

Sobre el tiempo intacto
nuestros cuerpos tendidos,
expuestos al vacío,
melancólicamente plenos.



*****
UMIDA FIAMMA
La tua nudità esposta,
intera
come pane sul tavolo.

Bacio dopo bacio,
carezza dopo carezza, si dora
al sole del desiderio.

Fiamma che bagna e brucia,
fiamma che chiama:
la tua lingua.

Arcieri incandescenti
scoccano frecce
i cinque sensi

Tra le tue gambe il centro:
brace di sangue,
cuore del falò.

Battito doppio e un ritmo solo
Come la vita e la morte
al principio.

Conchiglia l'orecchio: il fluttuare
dei sospiri
e la marea degli ah!
e i sospiri.

Lo sguardo si perde.
Le sillabe salivano.
Le pupille si alzano
in un'alta caduta.

Memoria di vertigine:
in dentro il gemito
e i tuoi occhi aperti
ottenebrati.

Ronzio d'ape:
il silenzio
ritorna
senza essersene andato.

Ti scopro al mio fianco
ancora tremante
come appena scampata
a un naufragio
o a un incendio.

E hanno di nuovo sete
di nominare le labbra:
il cuscino, i tuoi capelli,
un muro di mattoni,
un pezzo di cielo: tribù
dalla rotta sconosciuta.

Attraversano l'aria ora quieta
il tuo nome e il mio.
Di nuovo si ricordano di noi,
ci ricreano tali e quali.

Sul tempo intatto
i nostri corpi distesi,
esposti al vuoto,
malinconicamente pieni.



*****

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