366.Mary Tall Mountain.
L'ultimo lupo.
L'ultimo lupo mi corse incontro
per la città in rovina
e sentii l'eco dei suoi ululati
tra lo sfacelo dei ripidi alveari
di Montgomery Street e oltre
i pochi grattaceli dalla cima vermiglia
rimasti in piedi
i loro ascensori illuminati inutili.
Passando tra il lampeggiare rosso e verde
dei segnali del traffico
facendosi strada verso oriente col suo ululato
nel mistero della sua furente falcata selvaggia
più distinti i suoni nella notte implacabile
tra cumuli e macerie di silenziosi isolati
sentii la sua voce salire su per la collina
e infine il suo gemito profondo allorché arrivò
piano dopo vuoto piano nella camera
dove io sedevo
in attesa del mio stretto letto rivolta ad occidente
lo sentii ansimare alla porta e
puntai gli occhi.
Attraversò trotterellando il pavimento
mise il suo lungo muso grigio
sul bianco copriletto striminzito
con gli occhi infiammati di luce gialla
un tremore nelle sue piccole sopracciglia chiazzate.
Sì, dissi
so cosa hanno fatto.
Mary Tall Mountain.(1918,1994),discendente dal Koyukan Athabascan dell'Alaska, fu adottata da una coppia bianca quando la madre si ammalò di tubercolosi ."Ho sempre amato molto la montagna, per via dei miei primi ricordi dei lontani Monti Kaiyuh": così la scrittrice spiega perché cambiò il vero cognome, Demonski, in TallMountain. In molto del suo lavoro si è occupata di giustizia sociale e di ambientalismo, e da quando cominciò a scrivere , inizialmente sotto la guida di Paula Gunn Allen le sue poesie e i suoi racconti sono stati inclusi in molte antologie. In quattro volumi di poesia e narrativa , There Is No Word To Say GoodBye (1982), GreenMarch Moons(1987)
Continuum(1988) e The Light on theTtest Wall
(1990),ci ha lasciato un'intensa testimonianza del
suo mondo tribale.
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