domenica 20 febbraio 2022

209.Poesia malayalam.Vallathol."Non c'è nessun deserto."


209.Poesia malayalam.Vallathol.

                                  "Non c'è nessun deserto."


la regola  dell'invito del re Yudhishthir*

non poté allettare

neanche un bisognoso

tra i sudditi del re Mahabadi.*


Perché oggi i figli

di quella stessa terra

dovrebbero accettare la carità?

Perché ora quei figli

dovrebbero stare in attesa

 degli avanzi degli altri?


Madre natura con la sua grazia

queste forti braccia mi ha dato

per lavorare,

per sopportar la fatica.

e questa schiena mai sarà china

pei ricchi che vorrebbero farne un gradino.


O difficoltà, io non sono quell'esile paglia

che si inchina davanti ad un colpo di vento,

Io non voglio bagnar la mia vita

nella corrente pietosa di lacrime

di persone pietose 

per logorarla.


Io voglio che sia in aumento ,così diffuso il lavoro 

che questi grandi palazzi,

costruiti da donatori caritatevoli

per la povera gente,

sian loro, un giorno,

a diventar postulanti.


La nostra forza

è l'essere uniti e tentare insieme.

La nostra medicina

è la purezza degna dell'Uomo.

E questi fiori di cotone

sono il nostro corredo.


Mai noi apriremo la porta alla povertà!

Fratelli miei ,mai più apatici, mai più saremo  affogati

nella nostra debolezza!

la scienza  dei nostri sapienti

dovremo imparare

per migliorare

per migliorare lo scritto del nostro destino!


Se saremo pronti al  lavoro,

potremo falciare

il raccolto d'oro,

perchè in questa terra emersa*

dal buio del mare

no esiste il deserto.


Yudhishthir*:re indù del quale si dice che non pranzasse mai senza aver fatto sedere alla sua mensa un bramino

 Mahabadi.*:re del Kerala di cui un giorno fu ospite Yudhishthir.Si dice che  in quel fortunato paese allora tutti erano così soddisfatti che, per la prima volta Yudhishthir dovette derogare alla propria regola di sedere a mensa in compagnia.


Vallathol (1878-1958)

Nacque in un piccolo villaggio del Malabar. Degli statisti, dei dotti,

degli uomini in qualche modo illustri del Kerala, nessuno ha saputo come Vallathol sentire la gioia e il dolore, le speranze, le ambizioni, il passato, il presente del suo paese .La sua voce è ascoltata non soltanto nel piccolo Stato del Sud ,ma in tutta l'India tanto che gli fu attribuito il titolo di "Mahakavi" "grande poetaGià a 13 anni pubblicò tre volumi di poesie, che, pur denunciando l'ossequio naturale in  un esordiente, verso la tradizione poetica regionale, contenevano il presagio della sua spiccata originalità. Sempre del primo periodo della sua carriera è la traduzione  del Ramayana ,opera  colossale  che stabilì la fama dell'ancor giovane letterato ,Vallathol rivide le sue posizioni .quando tutta l'India  fu agitata dal movimento di liberazione nazionale e dal riserbo dell'erudito passò ad un aperto appoggio alla lotta per l'indipendenza e agli oppressi egli diede il dono proprio della sua natura di poeta, che, radicato profondamente nella sua terra e fra la sua gente, seppe esaltarne con sincerità appassionata le intime aspirazioni, svelarne le segrete angosce. Di questo periodo è l'ode per Gandhi"Il mio maestro " forse

la più famosa poesia che l'India abbia dedicato al suo apostolo .Ma la libertà politica non è sufficiente senza il completamento naturale e necessario della libertà economica e della giustizia  sociale :queste 

 esigenze si riflettono nell'opera poetica di Vallathol e la congiungono, almeno idealmente .,con il gruppo degli scrittori progressisti, Gli ultimi anni di vita furono da Vallathol dedicati alla traduzione in malayan del Rigveda  (veda :dottrina, conoscenza:rig: inni)Scelta significativa che ci induce a considerare come l'India sempre rimanga fedele al  suo genio ,che consiste nel  trarre dalle ceneri del passato l'ispirazione e l'auspicio per ogni più ardito rinnovamento.



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