202.Poesia hindi. Bhawani Prasad Mishra.
Palazzi di parole.
Quando, in principio,
palazzi di parole
innalzavo,
dinanzi ad essi
allora
ammirato io restavo.
Molto li ornai,
e ,spesso, in quel tempo,
anche più di me stesso
li amai.
Dapprima
dei palazzi di parole
mi potei anche servire,
quando talora il sole picchiava infuocato,
o il vento soffiava impetuoso,
o l'inglese diveniva irato;
allora in quelli potei riparare
e il sole infuocato,
il vento impetuoso,
l'inglese irato così fronteggiare.
Quello era il tempo
in cui le parole mi amavano.
Appena le esprimevo
eran tali
che or parole,
or palazzi,
or fortezze,
or confetti,
ora frecce,
ora frecce infinite
esse erano!
se a mezzanotte ordinavo.
pur sbadigliando, eran pronte!
Nella tempesta ,nella pioggia,
ovunque io volessi le inviavo!
Reagivano con strano fervore
al mio ordine:
versata l'acqua che io volevo
erano poi le parole
a preparare l'impasto;
ed eran le stesse parole
che si attenevano ,controllandosi,
all'ordine!
Il mattone era unito al mattone:
Sul volto dello spazio
aleggiava il timore.
Io ero invaso dalla felicità
quando il coro delle parole
alto fino al cielo
effondeva il giubilo della creazione.
Davvero
quelli eran giorni magnifici.
allora per me
gli anni eran attimi!
Non sapevo allora
cosa significava Difficoltà.
Se qualcuno diceva
che quella era giunta,
io interrogavo allora le mie parole:
ed esse esclamavano:
"Sì, noi l'avevamo mandata a chiamare!"
E, poi, tutte insieme ridevano,
perché provavan piacere,
quando le difficoltà
così si accumulavano!
Ma come la giovinezza
non continua in eterno,
e, inoltre, miglior immagine ancora,
come la corrente del fiume
non scorre imprigionata in eterno,
ma la si fa scorrere
fino ai campi
per irrigarli
quelle non li formerebbero;
ora, al mio ordine,
verso il cielo
non si ergerebbero!
Ho scorto
che talvolta,
con un'ostilità lieve,
mi si oppongon perfino!
Penso
che le mie parole
ora sian divenute
più grandi di me!
Non solo ora non ascoltano me,
ma dicono anche i loro pensieri,
poiché han mutato
la mia conoscenza
di questi venti, venticinque anni!
Dicono: "Ora smetti di usarci
a tuo arbitrio,
non imprigionarci tra mura,
fa' di noi poesia di pianure!
Spargici
come il contadino sparge la sua semente!"
Mi son fermato ed hp cominciato a riflettere
su questi moniti delle parole,
sulla loro condotta
Perciò adesso,
io e la mia parole,
non siamo più divisi,
siamo un unico essere!
non voglio far nulla
di cui debbano vergognarsi !
non me userò solamente,
le vivrò!
L'impresa è ardua,
ma bisogna compierla!
Se fosse necessario,
dovrebbe morire il poeta
per le sue parole!!
Anno millenovecentocinquantatré,
otto aprile;
un centinaio corca dei miei canti,
la mano ricolma ,sto spargendo,
chiamando differenti seminatori
per questo;
perchè tutti vengano
a sparger la semente per le pianure,
invitino
i vari semi a germogliare nella campagna!
Uno sconosciuto timore
un graffio su di noi ha lasciato!
Quel fato segnato
si è interrotto per questo timore1
Noi non lo favoriamo,
aspettiamo soltanto;
egli ci chiama,
noi cerchiamo di fuggire!
Nei nostri occhi
so sono insinuate le foglie del sonno;
senza parlargli,
sui nostri letti giaciamo !
Noi consideriamo
il sonno
un nocchiero sull'alta marea del tempo!
ed il fato ,dopo averci chiamato, ci dice:
"Ahimè,
tali cadaveri
i flutti dell'alta marea,
senza amore,
gettan sulle rive
e chi è desto,
chi ascolta,
chi lavora, salutano!
Se noi
non sfidiamo il tempo,
del tempo il coraggio
ancora un poco si accresce!
E d i tuoi occhi unisci
agli occho del sole,
scaccia il sonno
penetrato nelle vene,
svegliati, dormiente,
luce dei miei occhi!
I denti dei raggi
son molto forti e venefici!
espanditi più di quanto
sian già essi diffusi!
Bada non farti chiamar
miserabile !
Miserabile
è attributo molto infamante!
il tempo è una penna
e il mondo un calamaio!
Non farti tributare un pessimo nome
dallo scrittore del tempo!
I tuoi occhi unisci
agli occhi del sole,
scaccia il sonno
penetrato nelle vene,
e sia luce sul tuo cammino,
meditazione nella tua mente!
Bhawani Prasad Mishra.(1914)
Nasce nel Madhya Pradesh, dovette interrompere gli studi universitari per la parte attiva presa nella lotta contro gli Inglesi. Più tardi consegue la laurea in Lettere. Vive a lungo presso il Gandhi Ashram. di Wardha(Nagpur),la fondazione comunitaria gandhiana. Collabora successivamente al Gandhi Sahitya, l'accademia che ha curato ia traduzione dell'Opera omnia di Gandhi in tutte le lingue dell'India. La sua opera poetica possiede una semplicità di stile che la rende particolarmente comunicativa.
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