lunedì 14 febbraio 2022

202.Poesia hindi. Bhawani Prasad Mishra..Palazzi di parole.

 202.Poesia hindi. Bhawani Prasad Mishra.

                             Palazzi di parole.


 Quando, in  principio,

palazzi di parole

innalzavo,

dinanzi ad essi

allora

ammirato io restavo.

Molto li ornai,

e ,spesso, in quel tempo,

anche più di me stesso 

li amai.

Dapprima

dei palazzi di parole

mi potei anche servire,

quando talora il sole picchiava infuocato,

o il vento soffiava impetuoso,

o l'inglese diveniva irato;

allora in quelli potei riparare

e il sole infuocato,

il vento impetuoso,

l'inglese irato così fronteggiare.

Quello era il tempo

in cui le parole mi amavano.

Appena le esprimevo

eran tali 

che or parole,

or palazzi,

 or fortezze,

or confetti,

ora frecce,

ora frecce infinite

esse erano!

se a mezzanotte ordinavo.

pur sbadigliando, eran pronte!

Nella tempesta ,nella pioggia,

ovunque io volessi le inviavo!

Reagivano con strano fervore

al mio ordine:

versata l'acqua che io volevo

erano poi le parole 

a preparare l'impasto;

ed eran le stesse parole

che si attenevano ,controllandosi,

all'ordine!

Il mattone era unito al mattone:

Sul volto dello spazio

aleggiava il timore.

Io ero invaso dalla felicità

quando il coro delle parole

alto fino al cielo

effondeva il giubilo della creazione.

Davvero

quelli eran giorni magnifici.

allora per me

gli anni eran attimi!

Non sapevo allora 

cosa significava Difficoltà.

Se qualcuno diceva

che quella era giunta,

io interrogavo allora le mie parole:

ed esse esclamavano:

"Sì, noi l'avevamo mandata a chiamare!"

E, poi, tutte insieme ridevano,

perché provavan piacere,

quando le difficoltà

così si accumulavano!


Ma come la giovinezza

non continua in eterno,

e, inoltre, miglior immagine ancora,

come la corrente del fiume

non scorre imprigionata in eterno,

ma la si fa scorrere

fino ai campi 

 per irrigarli

e  quando, coll'andare raggiunge il mare

per spingersi fino al cielo...

Questo pare ora 

lo stato delle mie parole!

anche se io ora innalzassi

edifici con loro,

quelle non li formerebbero;

ora, al mio ordine,

verso il cielo

non si ergerebbero!

Ho scorto 

che talvolta,

con un'ostilità lieve,

mi si oppongon perfino!

Penso

che le mie parole

ora sian divenute

più grandi di me!

Non solo ora non ascoltano me,

ma dicono anche i loro pensieri,

poiché han mutato

la mia conoscenza

di questi venti, venticinque anni!

Dicono: "Ora  smetti di usarci

a tuo arbitrio,

non imprigionarci tra mura,

fa' di noi poesia di pianure!

Spargici

come il contadino sparge la  sua  semente!"

Mi son fermato ed hp cominciato a riflettere

su questi moniti delle parole,

sulla loro condotta

Perciò adesso,

io e la mia parole,

non siamo più divisi,

siamo un unico essere!


non voglio far nulla

di cui debbano vergognarsi !

non me userò solamente,

le vivrò!

L'impresa è ardua,

ma bisogna compierla!

Se fosse necessario,

dovrebbe morire il poeta

per le sue parole!!


Anno millenovecentocinquantatré,

otto aprile;

un centinaio corca dei miei canti,

la mano ricolma ,sto spargendo,

chiamando differenti seminatori

per questo;

perchè tutti vengano

a sparger la semente per le pianure,

invitino

i vari semi a germogliare nella campagna!

Uno sconosciuto timore

un graffio su di noi ha lasciato!

Quel fato segnato

si è interrotto per questo timore1

Noi non lo favoriamo,

aspettiamo soltanto;

egli ci chiama,

noi cerchiamo di fuggire!

Nei nostri occhi

so sono insinuate le foglie del sonno;

senza parlargli,

sui nostri letti giaciamo !


Noi consideriamo

il sonno

un nocchiero sull'alta marea del tempo!

ed il fato ,dopo averci chiamato, ci dice:

"Ahimè,

tali cadaveri 

i flutti dell'alta marea,

senza amore,

gettan sulle rive

e chi è desto,

chi ascolta,

chi lavora, salutano!

Se noi

non sfidiamo il tempo,

del tempo il coraggio

ancora un poco si accresce!

E d i tuoi  occhi unisci

agli occho del sole,

scaccia il sonno

penetrato nelle vene,

svegliati, dormiente,

luce dei miei occhi!

I denti dei raggi

son molto forti e venefici!

espanditi più di quanto

sian già essi diffusi!

Bada non farti chiamar

miserabile !

Miserabile

è attributo molto infamante!

il tempo è una penna

e il mondo un calamaio!

Non farti tributare un pessimo nome

dallo scrittore del tempo!

I tuoi occhi unisci

agli occhi  del sole,

scaccia il sonno

penetrato nelle vene,

e sia luce sul tuo cammino,

meditazione nella tua mente!



Bhawani Prasad Mishra.(1914)

Nasce nel Madhya Pradesh, dovette interrompere gli studi universitari per la parte attiva presa  nella lotta contro gli Inglesi. Più tardi consegue  la laurea in Lettere. Vive a lungo presso il Gandhi Ashram. di Wardha(Nagpur),la fondazione comunitaria gandhiana. Collabora successivamente  al Gandhi Sahitya, l'accademia che ha curato  ia traduzione dell'Opera omnia  di Gandhi in tutte le lingue dell'India. La sua opera poetica possiede una semplicità di stile che la rende particolarmente comunicativa.


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