mercoledì 1 maggio 2013

Curiosando nel Continente Nero.Algeria.(6)

Poesia africana.Algeria

















Poesia africana.Algeria.

Nell'Africa bianca,quella arabo-berbera ,è senza alcun dubbio l'Algeria il paese con il percorso più doloroso e drammatico verso la decolonizzazione e  l'indipendenza raggiunte soltanto nel 1972.
Questa poesia di Kateb Yacine (1929-1989) è la metafora di un saluto al mondo e all’uomo, il tentativo di conciliare l’individuale con l’universale, attraverso la poesia. Yacine è uno scrittore, poeta e drammaturgo algerino che scrisse in francese fino al 1970 ,quando decise di scrivere in arabo considerata la sua lingua di "combattimento". I suoi grandi amori sono stati la rivoluzione e la poesia.
Appassionato sostenitore della causa del popolo,soleva scrivere le sue opere teatrali in  arabo dialettale,comprensibile da parte di tutti,rifiutando così esplicitamente l'uso della lingua classica,artificiosa ,limitata alle élites culturali.La lingua però che gli permise di raggiungere un pubblico vasto fu il francese,e in quella lingua scrisse la maggior parte delle sue opere.
Formatosi nella lingua del colonizzatore,considerava il francese "bottino di guerra"degli Algerini. Del resto è noto il fenomeno  raccontato nei suoi saggi da Frantz Fanon,il medico della Martinica, membro del FLN[1]algerino negli anni della lotta per l'indipendenza di quel paese,per cui quegli stessi algerini che erano sembrati così incapaci di apprendere il francese,lo impararono alla velocità del fulmine ,quando fu deciso che per la buona riuscita della lotta era fondamentale comunicare attraverso il Sahel con le radio in una lingua comune e che la lingua unificante non poteva essere che il francese.La lingua del colonizzatore possiede la facoltà magica della comunicazione diffusa che è oggettivamente negata alle troppo numerose forme dialettali dell'arabo e delle lingue locali  .
Inoltre,anche se nella sua famiglia non si parlava più berbero,cercò di studiarlo e si dedicò alla traduzione in quella lingua di alcune sue opere.La sua produzione riflette la ricerca di identità di un
paese multiculturale e le aspirazioni del suo popolo.La sua posizione politica fu sicuramente improntata al marxismo.L'atteggiamento decisamente laico gli alienò la simpatia e il sostegno dei gruppi religiosi del suo paese.
La poesia qui proposta è ispirata a un evidente pessimismo,sia rispetto alle speranze dell'autore che alle opportunità future del lettore.Le espressioni "orizzonti di piombo" e "sogni matti antichi" nei suoi versi sono particolarmente emblematiche del suo sentirsi in un vicolo cieco.

Kateb Yacine










salve

salute a te vita mia
e a te mia disperazione –
eccomi di nuovo al nulla
che deride la mia tristezza.

e tu vecchia testa matta mia –
ti ho riportato un pezzo di cuore.

salve, salve a voi tutti –
salve mie antiche ombre –
ritorno a voi
come solitario malvisto soldato
e so quali canti contorti
risuoneranno stanotte –
c’è la fessura
dove riposò la mia orgogliosa fronte
in folate di vento
nelle lagrime di Dicembre –
sono io, la mia vita,
raccolta in polvere.

salve a tutte le mie cose –
ho seguito l’uccello dei tropici
sulle meraviglie del cielo
ed eccomi insanguinato
e ferito
con un sogghigno nel cuore.

salve orizzonti di piombo
miei matti sogni antichi –
la speranza fiorisce di là
nel mio giardino distrutto –
ridicolo tormento
apro il mio becco
per cadere con un battito d’ali in spine.

salve inutili mie poesie.












.....E questa di Youcef Sebti è ugualmente rappresentativa sia dell'influenza culturale,non solo linguistica,del paese colonizzatore,sia della complessa storia sociale del paese.


         Se il corpo fa accendere il desiderio e cantare l’estasi,la sua gestualità è anche una forma di comunicazione molto immediata,espressiva. Ed è sorprendente ritrovare stilemi straordinariamente simmetrici  in regioni diverse del mondo per dire l'indifferenza subentrata all'amore o addirittura la violenza  che  tout court  lo sostituisce.
Gestualità lapidarie, diversamente misogine.
         Quella alienata di cui si serve Prévert  per rappresentare, con pochi tratti incisivi ,l'interno urbano parigino, dove si consuma il dramma della solitudine della donna di fronte a un compagno che l'indifferenza ha trasformato in un automa, in un manichino dalle sembianze umane.
        Quella estrema  che si produce nell'interno algerino, dove Youcef Sebti[1] ripercorre l'anafora martellante di Prévert per denunciare in modo inequivocabile la violenza demente della notte nuziale brutale. L'effetto è di produrre sbalordita indignazione nel lettore, anche per l'eco dei versi prévertiani, che accresce la sua reazione rabbiosa, quando deve constatare che in Europa come in Africa, sia pure con moneta molto diversa, a pagare, nelle difficoltà  della coppia, è sempre e comunque la donna.
Bersaglio colpito...per il talento dei due poeti.                                


Jacques Prévert











                                                                             
 PRIMA COLAZIONE  [2]

Nella tazza

Ha messo il latte

Nella tazza di caffè



Ha messo lo zucchero 

Nel caffelatte

Col cucchiaino

Ha girato

Ha bevuto il caffelatte

Ha riposato la tazza

Senza parlarmi

Ha acceso

Una sigaretta 

Ha fatto i cerchi


Col fumo

Ha messo la cenere

Nel portacenere

Senza parlarmi 

Senza guardarmi


Si è alzato

Si è messo il cappello in testa

Ha messo

L'impermeabile 

Perché pioveva 

Ed è partito 

Sotto la pioggia

Senza una parola 

Io mi son presa

La testa tra le mani

E ho pianto».

Youcef Sebti












NOTTE DI NOZZE [3]

Ha messo la chiave
Nella serratura
Ha bussato con violenza
Ha spinto la porta
Con violenza
È entrato
Ha camminato 

Ha sollevato il velo
Mi ha rialzato la testa
Mi ha ghignato sul naso
Mi ha spogliata
Si è spogliato
Non mi ha detto niente
Ha rotto uno specchio
Ha fatto tutto
Ha fatto tutto alla svelta
È uscito
Aveva bevuto
Ed io  
Ho preso
Le lenzuola fra i denti
E sono svenuta.   

[1]Youcef Sebti,poeta algerino francofono,impegnato nella promozione della letteratura  d’espressione araba,giornalista e chimico,nasce a Dijelli,El Milia,nel 1943, e muore a  El Arrach nel 1993, una delle numerose vittime delle agitazioni politiche del suo paese  in quegli anni .
[2] Jacques Prévert,Prima colazione,da: “Paroles “,Op.Cit. Trad di M.G.Bruni.
[3]Yousef Sebti,Notte di nozze,da:”Anthologie de la nouvelle poésie algerienne“ Ed. Saint Germain.1986.A cura di J. Sénac Trad .di M. G. Bruni.
[1]FLN=Fronte di Liberazione Nazionale













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