mercoledì 13 febbraio 2013

Paul Eluard:il mistico dell'amore luminoso.


Paul Eluard











Bertrand ha invitato la sua vecchia segretaria Corinne Dubois, ormai in pensione, alla Brasserie Lipp per festeggiare i suoi ottant'anni. Ha voluto che anche Zoé la conoscesse, perché è un vero personaggio. La scelta simbolica del locale, per rievocare il dopoguerra -in cui gli avventori abituali si chiamavano Sartre  e de Beauvoir, intellettuali e artisti  della stagione esistenzialista- che è stata anche la stagione della gioventù di Corinne, ha trasformato la serata in un vero evento.
        Zoé, anche se un po’ malinconica e ancora un po’ pensierosa dopo il ritorno dal Sudamerica, è rimasta folgorata dai racconti dell'anziana signora, che i modi discreti di Bertrand hanno saputo suscitare. Corinne infatti vive ancora a Saint Denis, un faubourg della banlieue parigina dove suo padre, durante la Resistenza, aveva stretto un forte legame d'amicizia col poeta Paul Eluard[1],  in nome della comune origine all'ombra dell'antica cattedrale,  oltre che dello stesso ideale. Lei stessa, giovanissima, aveva sentito raccontare, con entusiasmo, della perfetta riuscita  dell'operazione "LIBERTÉ”[2], quando la poesia omonima era stata paracadutata in migliaia di esemplari sul  maquis[3] per sostenere il morale dei maquisards e incitarli alla vittoria.  Zoé è conquistata dalla vivacità della signora e dall'intensità del suo racconto; sente imperioso il bisogno di approfondire la conoscenza in un ambiente più raccolto e più adatto a godersi in pace le confidenze e la compagnia. E qualche giorno dopo, l'invita a casa sua per sorbire insieme uno dei suoi famosi  tè speziati e lasciarsi andare al piacere delle rievocazioni, tentando così di mettere un po’ da parte il pensiero di Gordon che l’assilla. Non si sono più sentiti, a parte una mail affettuosa, ma molto vaga.
           Corinne accetta di buon grado, ha provato subito un'istintiva simpatia per quella  donna curiosa e diretta, pronta alla battuta polemica e impertinente, come al gesto affettuoso e gentile.
 E il duetto si scatena da subito.
         - Nei poeti dell'oriente medio ed estremo - attacca subito con l’abituale veemenza Zoé - la musica è una componente costante dei versi, tanto che spesso gli strumenti musicali trasformano, accompagnandola, la poesia in canto. In Paul Eluard, mi sembra che all'orecchio si sostituisca l'occhio, come organo sensoriale protagonista, per fruire dell'emozione che la sua poesia sa dare. Che è, per l'appunto, anche il genere poetico che prediligo, a partire da Rimbaud. La poesia intrisa di immagini e folgorazioni è quella che più mi emoziona nel profondo...
        -Certamente - si prepara a confermare con un’argomentazione più che accurata, puntigliosa, Corinne -  si diceva un tempo che se Baudelaire aveva naso -per il ruolo del profumo nella sua poesia -  Apollinaire aveva occhio - per ammirare l’originalità dei suoi calligrammi. Ecco: se in Apollinaire l'occhio di cui si parla è, come dire, grafico, fisico, quello che Eluard sollecita è l'occhio dell' immaginazione, l'occhio astratto che sa catturare quell'immagine-metafora che costituisce per lui un valore assoluto e fondante. Le può incontrare, le sue immagini, sfolgoranti come gocce di cristallo, già nella raccolta "Répétitions,"[4] quando Robert Desnos si cimentava con i suoi "discours hypnothiques" e Paul Eluard,  che già militava nelle file surrealiste, ne riecheggiava le atmosfere. Guardi, sono così ammirata per il suo interesse sincero per la poesia ...  Ho pensato che potesse farle piacere ricevere questo, in ricordo del nostro incontro.
          E porge a Zoé un quaderno sottile, rivestito di marocchino rosso, che apre, per mostrare le pagine di pergamena dove ha copiato, a mano, con elegante calligrafia, alcune poesie di Eluard - presumibilmente quelle a lei più care - che percorrono l'intero arco della produzione del grande maestro.
         -Se permette, le leggo "L'unica" per precisare il discorso su "Répétitions"; e con voce intensa e roca Corinne comincia a leggere



[1] Pseudonimo di Eugène, Émile, Paul Grindel,Paul Eluard nasce a Saint Denis nel 1895 e muore a Boulogne -  Sur -  Mer nel 1952. Partecipa attivamente alla Resistenza.
[2] Quando la poesia omonima venne paracadutata sulle montagne dove resistevano i partigiani, per tenere alto il morale e continuare la lotta.
[3] Territorio montagnoso difeso dai partigiani.
[4]Da:”Répétitions’’Raccolta del 1922, “Oeuvres Complètes”, Coll. La Pléiade, 1968; in op . cit.


L'unica    
Nella tranquillità del suo corpo lei aveva                                                               
Una piccola sfera di neve color dell' iride
Sulle spalle aveva                                                                   
Un neo di silenzio un neo di rosa
Coperchio della sua aureola
Le sue mani e archi flessuosi e canori
Frantumavano la luce.


Cantava i minuti e non si addormentava.

    -  Vede? Già qui le parole-chiave che ritroveremo in tutta la sua produzione - luce, colore. Ora, la prego, continui lei. La potenza delle immagini, il movimento drammatico di alcune poesie  de "La Capitale de la douleur,"[1] si alleano con la grazia delle strofe affascinanti di canzoni d'amore. Di quella raccolta mi piace particolarmente  “La curva dei tuoi occhi”.
          Zoé non osa ribellarsi e, per una volta docile, conclude la lettura e si accorge che Corinne fa piccoli cenni di assenso e accenna appena un sorriso.



[1] "La Capitale de la douleur", raccolta del 1926 è considerata l'opera più importante del  Surrealismo;  In Op. Cit.


La curva dei tuoi occhi[1]

La curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore,                                                                                              
Un giro di danza e di dolcezza,
Aureola del tempo, culla notturna e sicura,
E se io non so più tutto quel che ho vissuto
È perché i tuoi occhi non mi hanno sempre visto.
Foglie di luce e spuma di rugiada
Canne del vento e sorrisi profumati
Ali che coprono il mondo di luce
Battelli carichi del cielo e del mare.
Cacciatori dei rumori e fonti dei colori

Profumi dischiusi, nidiata d'aurore
Che giace  sempre sulla paglia degli astri,
Come il giorno dipende dall'innocenza
Il mondo intero dipende dai tuoi occhi puri
E tutto il mio sangue scorre nei loro sguardi.




[1]In Op. Cit. Trad. M.G.Bruni
   

      -Mi è specialmente cara perché me lo rispecchia. Io ero molto giovane, ma non posso dimenticare, soprattutto dai racconti di mio padre, la sua gentilezza e in particolare la sua generosità. Un uomo, Eluard,  che ha molto sofferto nella sua vita: malattia, abbandoni, la violenza della guerra, i lutti,  ma non ha mai smesso di amare le sue donne come il suo prossimo. Il suo impegno per un mondo migliore lo fa quasi sentire in colpa "per i terribili ozi che il tuo amore mi crea"[1] ; e ancora e sempre "nidiata d'aurore/ che giace sulla paglia degli astri”. Un uomo altruista che pensava che un poeta” deve ispirare più che essere ispirato” - dice Corinne alla fine della lettura.



[1]Paul Eluard, da “La tua bocca dalle labbra d’oro” in  op. cit.

  L'Innamorata.                                                                                                    
E'  ritta sulle mie palpebre
E i suoi capelli sono nei miei,
Ha la forma delle mie mani,
Ha il colore dei miei occhi,
S'inghiotte nella mia ombra                                         
Come un sasso in cielo.

Ha sempre gli occhi aperti
Non mi lascia mai dormire.
I suoi sogni in piena luce
Fanno evaporare i soli,
Mi fan ridere,piangere e ridere,
Parlare senza aver niente da dire. 


La tua chioma d'arancia dentro il vuoto del mondo                                           

Dentro il vuoto dei vetri dove pesa il silenzio                                           
E l'ombra in cui le mie mani cercano i tuoi riflessi.            
La forma del tuo cuore è chimerica
E il tuo amore somiglia al mio desiderio perduto

O sospiri d'ambra,sogni,sguardi,
Ma tu non sei stata sempre con me,la mia memoria
è ancora offuscata per averti vista venire
e partire. Il tempo si serve di parole come l'amore.





La tua   bocca dalle labbra d'oro non è in me per ridere                 

E le tue parole d'aureola hanno un senso così perfetto
Che nelle mie notti d'anni di gioventù e di morte
Io sento vibrare la tua voce nei rumori del mondo.

In quest'alba di seta dove vegeta il freddo
La lussuria in pericolo sta rimpiangendo il sonno,
Nelle mani del sole i corpi che si svegliano
Rabbrividiscono all'idea di ritrovare i cuori.

Ricordi di foreste verdi, nebbia dove mi inabisso
Ho richiuso gli occhi su di me, sono tuo,
Tutta la mia vita ti ascolta e non posso distruggere
I terribili ozi che il tuo amore mi crea.


Da "Mourir de ne pas
 mourir" - 1924 -


Sotto la  minaccia rossa di una spada,sciogliendo la chioma,                                       

Guida dei baci che mostra il punto dove il bacio si placa,
ride .Sulla sua spalla si è assopita la noia. La noia che ride
 con lei ,la temeraria,di un riso insensato,di un riso di
crepuscolo che sparge sotto tutti i ponti soli scarlatti,lune
azzurre,fiori avvizziti di un mazzolino  senza magia. E' come
un vasto carro di grano e le sue mani germogliano e ci fanno
le beffe. Le strade che si trascina dietro sono i suoi animali
 domestici,ai quali i suoi passi maestosi chiudono gli occhi.
 


                         Da "La capitale de la douleur",1926.



        Le sue immagini sono sempre straordinariamente coinvolgenti per l'originalità della tecnica che le crea, per la libertà estrema che sa manifestare negli accostamenti e nelle invenzioni. È famosa per questo la poesia[1]  che dedicò a Gala con quell’incipit audace:





[1] Da "L'amour , la poésie"  Raccolta del 1929. In Op. Cit.



Paul Eluard e Gala

La terra è blu come un'arancia                  per Gala
Mai un errore le parole non mentono
Non vi fanno più cantare.
E' il turno dei baci ora intendersi                         
I folli e gli amori.
Lei le sue labbra complici
Tutti i segreti tutti i sorrisi
E che vestiti indulgenti
Da crederla tutta nuda.

Le vespe sciamano verde.
L'alba si attorciglia sul collo
Una collana di finestre
Ali a coprire le foglie.
Possiedi tutte le gioie solari
Tutto il sole sulla terra
Sui sentieri della tua bellezza.
                            Da "L'amour,la poésie" ,1929.



       Da sinistra a destra:Nusch con Paul Eluard,Gala con Salvador Dalì.                       

  -Mio padre diceva sempre che quando Gala se ne andò con Dalì,  lasciandolo solo, il dolore assunse dimensioni tragiche e rischiò il suicidio. Ma ebbe la forza di riprendersi. Ecco una delle poesie dedicate a Nusch, che fu la sua ancora di salvezza fino alla morte - ricorda malinconica Corinne:


Nessuno può conoscermi                                                                             
meglio di quel che  tu mi conosci
I tuoi  occhi  dove dormiamo
Tutti e due
Alle mie luci d'uomo han dato
Sorte migliore che alle notti del mondo.

I tuoi occhi dove viaggio
Han dato ai gesti delle strade
Un senso separato dalla terra

Nei tuoi occhi quelli che ci rivelano
La nostra solitudine infinita
Non son più quel che credevan d'essere

Nessuno può conoscermi
Meglio di quel che tu mi conosci.
              Da " Les yeux fertiles".  -1936 -



  -Sì , una vera adorazione- concorda Zoé- quella di Paul Eluard per Nusch! Mi ricordo alcune splendide foto  che Max Ernst ci ha lasciato di loro: eloquenti e magnifiche. E mi ricordo di una poesia ancora una volta dedicata a lei e che uscì l'anno della sua morte. Mi ha colpito l'alone di mistero che circondò la partenza del poeta da Marsiglia per l'Oriente, all'insaputa di tutti, proprio alla vigilia dell'uscita del libro, che sembrò voler ignorare, quasi a cancellare tutto quello che aveva dedicato a lei in vita, ponendo lo spazio della lontananza fra sé e i luoghi del ricordo.
Eccola! Sapevo di averla nel mio PC :
Eluard e Nusch
Con un bacio.                       per Nusch

Giorno la casa e notte la via                                                
I suonatori di strada                                                     
Suonano a distesa
Sotto il cielo cupo noi vediamo chiaro
La lampada è piena dei nostri occhi
Abitiamo la nostra vallata
I nostri muri i nostri fiori il nostro sole
I nostri colori e la nostra luce

La capitale del sole
E' ad immagine nostra
E nel riparo dei nostri muri     
la nostra porta è la porta degli uomini.
             Da "Le dur désir de durer".   -1946  -


          - Emblematici davvero quei versi : "La capitale  del sole/ è a nostra immagine/ e nel riparo delle nostre mura/ la nostra porta è quella  degli uomini. -cita a memoria Corinne - Non so se è d’accordo, ma in effetti  mi sembra che ritornino qui tutti i suoi motivi. Il lessico usato ci introduce in un universo di luci e colori che cingono come un'aureola le sembianze dell'amata. E questo lutto è una ferita che sembra non voler cicatrizzare.
           Ricordo bene che l'anno dopo fu pubblicata la nuova raccolta di "Le temps déborde"; ecco, voglio leggerle “In virtù dell'amore” . Questa bella poesia fu scritta il 27 novembre 1946, come eccezionalmente annota lo stesso poeta[1], il giorno prima della scomparsa di Nusch. È davvero struggente pensare che un sentimento così intenso e profondo sia stato stroncato dalla morte e che il libro da Lei ispirato esca quando Lei  non c'è più.



[1]  Nusch muore improvvisamente mentre cammina  per la strada il 28 novembre 1946,e Paul Eluard non è accanto a lei.



Il picnic con amici di Paul Eluard e Nusch.

In virtù dell'amore                                                                                      

Ho sgombrato la stanza dove dormo,dove sogno,
Ho spogliato la campagna e la città dove passo,
Dove sogno da sveglio,dove il sole si alza,
Dove,nei miei occhi assenti,la luce si accumula.

Mondo a casaccio,senza superficie e senza fondo,
Dalle grazie dimenticate appena riconosciute,
La nascita e la morte mescolano il loro contagio
Nelle pieghe della terra e del cielo confuse.

Non ho separato nulla,ma ho raddoppiato il mio cuore.
Amando,ho creato tutto:reale,immaginario.
Ho dato la sua ragione,la sua forma,il suo calore
E il suo ruolo immortale a colei che mi illumina.
  27 Novembre 1946.

Da "Le temps déborde" -  1947  -


Copertina di silloge con ritratto di Paul Eluard disegnato da Pablo Picasso













 




  Alla fine della lettura Corinne sospira, ancora in preda ai ricordi, per poi illuminarsi in un sorriso e continuare. -Eh, sì . Ed è ancora una volta  l'amore di una donna a salvarlo. Aveva conosciuto Dominique a un congresso per la pace. Entrambi erano molto impegnati politicamente. L'aveva conosciuta nel 1949 e la sposò nel 1951. A lei è dedicata la raccolta "Le Phénix", per l'appunto del  '51. Trovo davvero  molto commoventi  i  toni di amore grato con cui le si rivolge. E la natura che incornicia gli amanti torna ad essere splendente: che sia la terra col verde delle sue foreste o il blu dei suoi mari, l'oro dei suoi campi di grano maturo oppure i suoi cieli scuri e soffici come velluti dei suoi notturni, trapunti di luna e di stelle o tersi e cristallini  come quelli del  Midi nei quadri degli impressionisti. E tutto costantemente per dire l'amore per la sua compagna e per tutte le genti. E sono proprio le parole-chiave che ricorrono in tutte le sue composizioni e ne costituiscono il leitmotif, che fanno di lui il mistico dell'amore luminoso.
E inforcando i suoi occhiali da lettura, Corinne s’avvicina a Zoé: - Le leggo ancora questi due bei testi e poi tolgo il disturbo ... Ecco le dediche a Dominique:



Francobollo con ritratto di Paul Eluard disegnto da Pablo Picasso
 Ti amo                                                                    per Dominique
Ti amo per tutte le donne che non ho conosciute                                                  
Ti amo per tutte le stagioni che non ho vissute
Per l'odore d'alto mare e l'odore del pane fresco
Per la neve che si scioglie per i primi fiori
Per gli animali puri che l'uomo non spaventa
Ti amo per amare
T'amo per tutte le donne che non amo

Sei tu stessa a riflettermi io mi vedo così poco 
Senza di te non vedo che una distesa  deserta
Tra una volta ed oggi                     
Ci sono state tutte queste morti superate in silenzio
Non ho potuto bucare il muro del mio specchio
Ho dovuto imparare parola per parola la vita
Come si dimentica
Ti amo per la tua saggezza che non è la mia                                                                     

Per la salute   //per i colori passati,per i colori futuri (prima versione)
Ti amo contro tutto quello che non è illusione
Per questo cuore immortale che io non posseggo
Tu credi di essere in dubbio e non sei che ragione
Tu sei il sole pieno che mi dà alla testa
Quando sono sicuro di me.    // e sono sicuro di me(prima versione)   

 Da " Le Phénix".   -1951-                                           
Paul Eluard e Dominique

L'estasi.                                                                                                                                             

Sono davanti a questo paesaggio femminile                                      
Come  un bimbo davanti al fuoco 
Sorridendo vagamente e le lacrime agli occhi                                  
Davanti a questo paesaggio femminile dove tutto si agita in me
Dove specchi si offuscano specchi si rischiarano
E riflettono due corpi nudi stagione contro stagione.

Ho tante ragioni di perdermi
Su questa terra senza sentieri sotto questo cielo senza orizzonte
Belle ragioni che ignoravo ieri
E che non dimenticherò mai
Bella chiave degli sguardi chiavi figlie di loro stesse
Davanti a questo paesaggio dove la natura é mia.

Davanti al fuoco al primo fuoco
Maestra di buona ragione
Stella identificata
E sulla terra e sotto il cielo fuori dal mio cuore e nel  mio cuore
Secondo germoglio prima foglia verde
Che il mare copre con le sue ali
E il sole che in fondo a tutto viene verso di noi

Sono davanti a questo paesaggio femminile
Come un ramo nel fuoco.
                                  24 novembre 1946.
 Da " Derniers poèmes d’amour".   -1963-


Paul Eluard e Dominique ,disegno di Valentine Hugo
 Aria viva

Ho guardato davanti a me  
In mezzo alla folla ti ho vista                                                 
In mezzo al grano ti ho vista                                                                          
Sotto un albero ti ho vista

In capo a tutti i miei viaggi
In fondo a tutti i miei tormenti
Alla svolta di ogni risata
Mentre uscivi dall'acqua e dal fuoco

D'estate e d'inverno ti ho vista
nella mia casa ti ho vista
tra le mie braccia ti ho vista
dentro i miei sogni ti ho vista
E non ti lascerò  più.

Da:”Derniers poèmes d’amour”,1963.
   
 
Firma di Paul Eluard

   Se nei poeti del medio  ed estremo Oriente la musica è un elemento costante dei versi,tanto che spesso gli strumenti musicali trasformano la poesia in canto,in Eluard ,in particolare,all'orecchio si sostituisce l'occhio come organo sensoriale protagonista per fruire  dell'emozione che le sue poesie sanno dare.
       Non solo l'immagine metafora  è per questo poeta un valore assoluto e fondante. Essa  è anche straordinariamente coinvolgente per l'originalità della tecnica che la crea, per la libertà degli accostamenti e delle invenzioni,ma anche perché il lessico utilizzato ci porta in un universo inondato di luci e di colori che cingono come un'aureola le sembianze dell'amata.   La natura che incornicia gli amanti è sempre splendente,che sia la terra con il verde delle foreste,il blu dei suoi mari,il dorato dei suoi campi di grano maturo o,più spesso,i suoi cieli scuri  e soffici  come velluti nei notturni  trapunti  di luna e di stelle oppure tersi e cristallini come nel Midi della pittura degli impressionisti.   E tutto per dire l'amore per la sua donna e per tutte le genti.  E le parole chiave che ricorrono nelle sue composizioni fanno di Eluard un mistico dell'amore luminoso.

  
   -Mi ha fatto molto piacere incontrarla. È stato un pomeriggio che mi ha riscaldato il cuore e di questo le sono grata. Ma devo proprio andare, si è fatto tardi.- dice infine Corinne alzandosi.

                                                                     (continua)


                                                                 

©Maria Gabriella Bruni




4 commenti:

  1. Nel post intitolato "Un largo abbraccio" propongo una sorta di analisi comparata tra la poesia di Octavio Paz e quella di Paul Eluard. Ecco il link:
    giovedì 14 febbraio 2013
    Il largo abbraccio.

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  2. Maria Gabriella Bruni13 febbraio 2013 05:35

    Ho quasi concluso la serie di testi poetici da mostrare:quale hai preferito?
    In conclusione il tentativo metaforico di stringere i due grandi poeti in un forte abbraccio.
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  3. Adesso anche la serie di post su questo blog dal titolo"Pesci fossili ri-nati" è stata completata anche della documentazione fotografica.Buona visione!!!
    Nei giorni scorsi era stata completata la serie dei poeti australiani,dopo aver completato quella dei poeti israeliani.Buon divertimento!

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  4. Se ti ha incuriosito la lettura degli stralci dei dialoghi di Gordon e Zoé che hai trovato sul blog e ti interessa conoscere l’intera storia ricomposta dei due personaggi e il confronto delle loro opinioni,spesso diverse, sulla poesia contemporanea del mondo,puoi soddisfare la tua curiosità e il tuo interesse scaricando l’antologia di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli dal titolo”326 poesie dal mondo per una storia d’amore”
    Questi i link:
    specifico per l’antologia:
    http://www.onyxebook.com/prodotto/326-poesie-dal-mondo-per-una-storia-damore/

    più in generale per la casa editrice:
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    oppure
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    si può scaricare il testo (in vetrina tra altri) seguendo le istruzioni (poche e molto chiare). Naturalmente per leggere poi l’e.book serve un lettore apposito (e-reader o tavoletta) o un programma da scaricare sul pc (Calibre ,per es. si può scaricare gratuitamente ).
    Esiste inoltre la possibilità della la versione cartacea .Per maggiori informazioni rivolgersi a questo contatto mail: marielbru.lafenice@gmail.com
    L’obiettivo del nostro lavoro è il tentativo di contribuire ad arricchire la proposta di poesia , allargando l’orizzonte di lettura al mondo,offrendo allo stesso tempo ,con i dialoghi dei personaggi,gli strumenti per un’analisi puntuale.
    Se il nostro mantra è “ diversità = ricchezza”, se la meta che permette di cancellare paure, pregiudizi e intolleranze è costituita dalla conoscenza globalizzata che può rendere consapevoli i cittadini delle potenzialità insite nell’incontro e nel confronto delle diverse culture, le tappe intermedie del percorso dovranno favorire alcune scoperte che ,infine, consentiranno la conquista di grandi verità che all’inizio della ricerca erano ancora –come Maya- velate.

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