venerdì 29 aprile 2022

282.Tagore.gorro come un cervo muschiato.

 

          Insomma, l'amour fou  del  cupio dissolvi  può trasformarsi  nella passione stretta dalla morsa del desiderio o può portare all'estasi, fino ad una sorta di coscienza metafisica. In Tagore , ritrovi tutta la gamma dei registri. Ha scritto talmente tanto e una personalità affascinante e complessa  come la sua  va scoperta senza fretta, leggendo e rileggendo i suoi versi. Allora si può anche  provare la sensazione che il poeta possa regalarci la clé de l'Absolu[1].

         Ora ti leggo un vero canto dell'ebbrezza dei sensi.

 

Corro come un cervo muschiato[2]

 

Corro come un cervo muschiato che, pazzo,

del suo stesso profumo, si lancia nell'ombra della foresta.

È una notte di maggio e il vento

è la brezza del sud.

Smarrisco la strada e cammino, cerco ciò che

non posso ottenere, ottengo quel che non cerco.

 

Dal mio cuore esce e palpita

l'immagine del mio desiderio.

La folgorante visione corre via fuggendo.

Provo a stringerla forte, ma mi sfugge

e mi fa smarrire la strada.

Cerco ciò che non posso ottenere,

ottengo quel che non cerco.

 


[1] “la chiave dell’Assoluto”; già Baudelaire ci aveva fatto scoprire che “le Beau est promesse de Bonheur” (“il Bello è promessa di Felicità”)

[2] R. Tagore,”Corro come un cervo muschiato”, da Il Giardiniere, op.cit.


giovedì 28 aprile 2022

281.Tagore.Se vuoi riempire la tua brocca, vieni, vieni al mio lago

 

          Ma,come vedrai,i contrasti di cui si serve possono colorarsi di angoscia, come in  "Se vuoi riempire la tua brocca...".

          Qui si affronta con tono dolente il contrasto classico Eros/Thanatos. Ma, ascolta con quale esaltante sequenza di immagini! In particolare, io adoro quella delle onde che si sollevano a baciare l’ amata sul collo e a mormorarle alle orecchie. Non la trovi straordinaria? Io credo che non potevano  nascere che in Oriente versi così belli.

 

Se vuoi riempire la tua brocca, vieni, vieni al mio lago. [1]

 

L'acqua bagnerà i tuoi piedi e ti mormorerà

il tuo segreto.

La traccia della pioggia vicina è già sulla sabbia,

le nuvole sono basse sulla linea azzurra

degli alberi come i folti capelli sopra i tuoi occhi.

Conosco bene il ritmo dei tuoi passi:

batte il mio cuore.

Vieni, vieni al mio lago, se devi riempire la tua brocca.

 

Se vuoi startene oziosa e sedere indolente,

lasciando che la tua brocca galleggi sull'acqua,

vieni al mio lago.

Il declivio erboso e verdeggiante, i fiori di campo

sono innumerevoli.

I pensieri voleranno via dai tuoi occhi neri

come gli uccelli dal loro nido.

Il velo, ti cadrà ai piedi,

vieni, oh vieni al mio lago, se vuoi sedere indolente.

 

 

Se vuoi interrompere il tuo gioco e tuffarti

nell'acqua, vieni, vieni al mio lago.

Lascia il tuo mantello azzurro sulla riva.

L'acqua azzurra, nascondendoti, ti coprirà.

Le onde si alzeranno in punta di piedi

per baciarti il collo e mormorare alle tue orecchie.

Vieni, vieni al mio lago, se vuoi tuffarti

nell'acqua.

 

Se vuoi essere folle e cercare la morte in acqua,

vieni, vieni al mio lago.

È freddo e profondo

È scuro come un sonno senza sogni.

Nei suoi abissi sono uguali le notti ed i giorni

e i canti sono silenzio.

Vieni, vieni al mio lago, se vuoi darti

in braccio alla morte.

 

          Insomma, l'amour fou  del  cupio dissolvi  può trasformarsi  nella passione stretta dalla morsa del desiderio o può portare all'estasi, fino ad una sorta di coscienza metafisica. In Tagore , ritrovi tutta la gamma dei registri. Ha scritto talmente tanto e una personalità affascinante e complessa  come la sua  va scoperta senza fretta, leggendo e rileggendo i suoi versi. Allora si può anche  provare la sensazione che il poeta possa regalarci la clé de l'Absolu[2].



[1] R. Tagore,”Se vuoi riempire la tua brocca, vieni, vieni al mio lago”, da Il Giardiniere, op.cit.

[2] “la chiave dell’Assoluto”; già Baudelaire ci aveva fatto scoprire che “le Beau est promesse de Bonheur” (“il Bello è promessa di Felicità”)

280.Tagore.Non lasciarmi, non andartene.

 

 DAVANTI AL CAMINETTO

 

         Il week-end con Gordon è stato ricco, allegro e chiarificatore. Ingrid non era più con loro. E per Zoé è stato presto evidente che quella di Gordon, con la giovane donna danese, è stata una storia senza importanza, dettata dalla solitudine, una sorta di surrogato, giusto per riempire un vuoto diventato insopportabile. Il giorno precedente, come poi scoprirà più tardi, è in realtà servito a chiudere con Ingrid in modo civile. Quella a cui tiene davvero è lei, Zoé. È felice quando ce l'ha accanto. Anche se ha ancora qualche paura, soprattutto di sé stesso. E Zoé è quasi sicura che anche per lei Gordon sia importante.

Tra un giro fra i canali  in battello e una riposante sosta al caffè dell’Ordrupgaard Museum, sono riusciti ad assistere anche a un reading sui poeti nordici europei e si sono ancora una volta accalorati in una discussione accanita sui testi danesi, svedesi e norvegesi in un confronto un po' casuale, un po' assurdo.

Eccoli finalmente tranquilli davanti al caminetto; Gordon è  in poltrona accanto a lei: le fiamme crepitano e con le scintille un buon odore di resina si diffonde nell'ambiente. Zoé ha il suo PC sulle ginocchia; vorrebbe proporre alcuni confronti tra i testi che hanno ascoltato al reading e quelli che recentemente ha rivisitato durante il suo viaggio immaginario intorno al mondo. Chissà se riusciranno a parlarne con più razionalità e a riflettere in modo più sensato senza ripicche né bisogno di rivalsa, come finora è successo tra loro?

        -Sai, il topos dell'attesa – interviene Zoé - così tradizionale nella lirica d'amore, mi è sembrato particolarmente  rivelatore delle sensibilità individuali dei poeti, indotte anche, in parte, dalle culture regionali.

       -Si, certo … - concorda  Gordon - L’attesa come incantesimo, l’angoscia dell’attesa. Cosa ti verso da bere, mentre sgranocchiamo  qualche pistacchio?

       Ma Zoé continua imperterrita:- … Sai che l’altro giorno, quando sono rimasta sola a casa, mi sono fatta compagnia con i miei poeti preferiti e oggi, confrontandoli poi con i poeti nordici che abbiamo appena ascoltato, ho provato  ancora più forte questa sensazione. Penso all'uso fantasioso del tempo dell'attesa in Prévert, in cui tutto intorno è solare, a rendere quel sentimento pieno di fiducia e di gioia. Nel Darwish di "Lezione di Kamasutra", invece,  il poeta si erge a saggio sapiente che individua nel tempo dell'attesa la molla  per impreziosire il desiderio e renderlo più ricco e profondo[1]. Oppure all'atteggiamento un po' svagato, fatalista e sognatore dell'adolescente di Tagore, mentre indugia sulla riva del fiume baloccandosi  con l'acqua e i suoi braccialetti, sotto lo sguardo curioso, un po' divertito e protettivo delle onde e delle nuvole. Ti ricordi, vero, i testi  che ti ho fatto vedere ieri al caffè?

       -Sì, e per una volta siamo d'accordo: in Prévert, ritrovo tutta la vivacità culturale del tuo paese come in Darwish il sovrano distacco che guarda all'assoluto e la sapienza erotica che già i Provenzali condividevano con la cultura del Sud del Mediterraneo. Per Tagore, però -continua Gordon porgendole del vino bianco leggero - penso che  il discorso  sia più complesso.  La tradizione culturale del suo paese, a cui fa riferimento, presta alla sua tavolozza i colori della serenità con cui l'Uomo sa rapportarsi alla vita, che è visibile anche nel testo che  mi hai mostrato e che trovo fresco e anche un po' sornione, quando fa gettare alla ragazza quei suoi sguardi in giro, senza parere...Ma in altri testi,  Tagore sa mostrarci punti di vista molto diversi a rappresentare la complessità dell'esistere. Dalla malinconia alla sofferenza, dalla serenità pacata all'esplosione gioiosa. Guarda, ho qui nell' étagère tutte le sue raccolte. Mi fa piacere rivedere insieme a te qualche poesia che amo in modo speciale. Vuoi?

-Ecco, da "Passando all'altra riva" scelgo … "Non lasciarmi, non andartene".

          Una citazione particolarmente rappresentativa della voce del poeta che rende visibile con la ricchezza delle immagini la capacità dell'Uomo di vivere il finito (“ il limite del mare inquieto”) continuando a cercare l'infinito (“perdermi in eterno”) di immergersi nel " mare del mutamento"  guardando alla "costanza del cielo"; e tra l'alba e la notte, al centro di tutto, l'amore per la sua donna, l'isola ombrosa baciata dal sole.

 

Non lasciarmi, non andartene[2]

perché scende la notte.

 

La strada è deserta e buia,

si perde tortuosa. La terra stanca

è tranquilla, come un cieco senza bastone.

 

Sembra che io abbia aspettato nel tempo

questo momento con te

così accendo la lampada

dopo averti donato fiori.

 

Con il mio amore ho raggiunto stasera

il limite del mare senza spiaggia,

per nuotarci dentro e perderci in eterno.

 

Il nostro destino viaggia su un mare

mai attraversato, dove le onde

si susseguono in un gioco incessante

di rimpiattino.

 

È l'inquieto mare del mutamento,

perde e perde ancora gli armenti

e batte le mani contro il cielo costante.

 

Al centro di questo mare travolgente,

tra l'alba e la notte, Amore,

tu sei l'isola verdeggiante dove il sole

bacia l'ombra vaporosa dove gli uccelli

sono amanti che cantano il silenzio.

 



[1] Come nella Fin'amor dei trovatori provenzali. 

[2] R. Tagore,”Non lasciarmi, non andartene”, da Passando all’altra riva, in Poesie d’amore, a cura di Brunilde Neroni,Guanda editore in Parma,1996, collana I Poeti della Fenice.

martedì 26 aprile 2022

279Tagore.Le mani stringono le mani, gli occhi indugiano negli occhi.

 

Le mani stringono le mani, gli occhi indugiano negli occhi[1]

 

così comincia la storia dei nostri cuori:

È un plenilunio di marzo: il dolce profumo

dell'hennà[2] è nell'aria; il mio flauto

giace per terra dimenticato, la tua ghirlanda di fiori

non è terminata.

Quest'amore semplice tra me e te è semplice come un canto.

 

Il tuo velo color zafferano inebria i miei occhi

la ghirlanda di gelsomini che intrecci per me

mi commuove come una lode.

È un gioco di dare e di trattenere, di rivelazioni

e di misteri, di sorrisi e di piccole timidezze,

di dolci, inutili lotte.

Quest'amore fra me e te è semplice

come un canto.

 

Nessun mistero al di là del presente, nessuna ricerca

per l'impossibile, nessun'ombra dietro l'incanto

nessuna indagine nelle profondità occulte.

Quest'amore fra me e te è semplice come un canto.

 

Non cerchiamo con parole vane di interrompere

l'eterno silenzio, non alziamo le mani supplici

per cose impensabili

ci basta ciò che diamo e quello che riceviamo.

 

Un abbraccio schiacciato, la gioia

per spremere il vino del dolore.

Quest'amore tra me e te è semplice come un canto.

 

          Era l'ultima tappa di un viaggio inebriante che l’ ha immersa in scorci stupendi di paesaggi del mondo, filtrati dalla sensibilità sapiente e diversa dei grandi poeti  Anche le sue tensioni si sono placate, ha potuto recuperare serenità e fiducia. Vorrebbe condividere le sue emozioni, le sue scoperte, la sua riconquistata tranquillità. Le piacerebbe parlarne con Gordon. Potrebbe far bene a entrambi … Chissà?

‘ Non mi sembra tanto felice, nonostante Ingrid.’

 

 

 

 




[1] R. Tagore,”Le mani stringono le mani,gli occhi indugiano negli occhi”, da Il Giardiniere, op.cit.

[2] Erba profumata in uso in tutto l’Oriente e in Africa. Ridotta in polvere, ha effetti curativi della pelle con impacchi. In alcune aree geografiche è usata anche per decorare la pelle con il suo effetto di tintura.