giovedì 31 luglio 2014

In memoriam di Juan Gelman (+17 gennaio 2014.)



Juan Gelman
















 Nobiltà


La poesia è pallida e nobile.
Non cambia niente, non incurva colline, non
dà un solo frutto rosso, non
fa il rumore di chi strappa
un pezzo di pane per offrire
un pezzo di pane.
Si rannicchia in un angolo e
non si lamenta.
Vive in tutto ciò che si innalza
all’aria e dal nascere.
Non chiede nemmeno una visita.
Le basta quel che non è successo.

Noblezas
El poema es pálido y noble.
No cambia nada, no curva colinas, no
da una sola fruta roja, ni
hace el ruido de quien arranca
un pedazo de pan para dar
un pedazo de pan.
Se acuclilla en un rincón y
no se queja.
Vive en todo lo que se alza
al aire y de nacer.
Ni pide que lo visiten.
Le basta con lo que no sucedió.

***

el vino


rojo al ojo/dulzor al bebedor/
su cuerpo arde en España/
su aroma toca la India/
languidece en la jarra/espera
desatarte la boca/iluminarte el paladar/
celebrar un misterio en tu cabeza/
el desdichado que aún tiene corazón/
sangre en el corazón/mezclada
con lágrimas/levanta
la jarra/prohibe penas
con la sangre de un pueblo de racimos/
gira la jarra/va
de una mano al calor de otra mano/
como si cada amigo
puliera un rostro del diamante/

il vino
rosso all’occhio/dolcezza al bevitore/
il suo corpo arde in Spagna/
il suo aroma tocca l’India/
langue nella caraffa/attende
di scioglierti la bocca/di illuminarti il palato/
di celebrare un mistero nella tua testa/
il disgraziato che ha ancora cuore/
sangue nel cuore/mescolato
a lacrime/solleva
la caraffa/proibisce le pene
col sangue di un popolo di grappoli/
gira la caraffa/passa
da una mano al calore di altra mano/
come se ogni amico
lustrasse una faccia del diamante/

Juan Gelman

                                                            Dobbiamo imparare a resistere.

                                                                     Né ad andare
                                                                     Né a restare.

                                                                      A resistere .
                                                            

                                                                       Grazie maestro  



mercoledì 30 luglio 2014

Poesia neozelandese contemporanea.2.F.Adcock.2.


 A Heidi dagli occhi blu.



Quando ti sei tinta i capelli di blu
(o meglio, oltremare
sui lati rasati, con una cresta
di spuntoni neri in cima)
ti hanno mandato a casa da scuola
perchè, per come l’ha messa la preside,
anche se i capelli tinti non sono
esplicitamente vietati, i tuoi
non erano, comunque,
nei colori della scuola.
Lacrime in cucina,
tuo padre il liberale che telefona a scuola:
“Non è punk dentro, è solo una moda”.
(Tu ti sei asciugata gli occhi,
anche quelli non hanno i colori della scuola).
“Prima ne hai parlato con me …
abbiamo controllato le regole”. “E comunque,
papà,
è costato venticinque dollari.
Digli che non viene via
nemmeno se volessi provarci”.
Sarebbe stato scorretto ricordare
la morte di tua madre, ma la cosa
balenò dietro le discussioni.
La scuola non aveva nient’altro contro di te;
gli insegnanti ciarlarono e si arresero.
Il giorno dopo la tua amica nera si era
tinta i suoi
di grigio, bianco e giallo pallido
esattamente i colori della scuola:
un atto di solidarietà, una sapiente
presa in giro. La battaglia era già vinta.

Poesia neozelandese contemporanea.1.F. Adcock.1.






Fleur Adcock
























 Fleur Adcock è nata a Papakura, Nuova Zelanda, nel 1934, ma ha trascorso gli anni della guerra in Inghilterra. Al suo ritorno si è laureata all’Università di Wellington nel 1955. Ha successivamente lavorato all’Università di Otago, Dunedin e in diverse biblioteche in Nuova Zelanda e successivamente a Londra, dove attualmente vive. Sebbene abbia scritto poesie sin dall’infanzia, la prima raccolta, The Eye of the Hurricane, fu pubblicata soltanto nel 1964. Tra le seguenti raccolte ricordiamo Tigers (1967), High Tide in the Garden (1971), The Scenic Route (1974) e The Inner Harbour (1979). In 1982 ha curato The Oxford Book of Contemporary New Zealand Verse e nel 1983 sono usciti i Selected Poems, e le traduzioni in versi delle poesie latine medievali, The Virgin and the Nightingale.







Per secoli il desiderio si è strutturato nella mancanza, caratterizzandosi per quella inestinguibilità che lo caratterizza e che pure è uno dei topoi originari della nostra tradizione lirica.
Cresciuto e maturato nell'assenza,  ha finito per essere socialmente accettato solo come progetto d’amore, e quindi come matrimonio, lasciando all’eros, per lo più maschile, il compito e il privilegio di potersi spendere in un qui ed ora, spesso di caccia e di rapina, rendendo secondaria la dimensione temporale dell’attesa e quella culturale della relazione.
Anche quando l'erotismo, come spesso accade nella vita, è scombinato, eccessivo, distonico, sembra che la donna riconquisti una propria capacità di gestirlo, di viverlo o anche di non viverlo da protagonista, una capacità consapevole e non subordinata, come nei versi di Fleur Adcock






 A scoppio ritardato
  



 Vedi dall’alto l’uomo della porta accanto,
da una finestra al piano di sopra, e ti ricorda
il tuo ex: anche lui ha la chierica,
questo lo avevi dimenticato. Visti dal basso
non si somigliano affatto. La prossima volta che parli
con l’uomo della porta accanto, sarà un sollievo
scoprire che non sei attratta da lui.

Dopo una settimana incontri il tuo ex
a una festa, dopo più di un anno che non lo vedi.
Ti fa venire in mente (ma solo un poco)
l’uomo della porta accanto. Ha la stessa pancetta
del tuo vicino prima che facesse quella dieta.
Ti ricordi di quanto lo detesti.

Si comporta come se gli facesse piacere vederti.
Quando vai via (un po’ prima
di quanto avessi pensato, per scappare)
ti dà un tipo di bacio che non è d’uso tra vicini
e dice che ti chiamerà. E sembra deciso a farlo.
Che strano! Ma è un vero sollievo
scoprire che non sei attratta da lui.

O forse lo sei? Altrimenti perché
quel nonsoché improvviso, una volta fuori
all’aria? Perché mai le tue gambe saltellano
allegre lungo il marciapiedi?
Cosa ti sarà mai venuto in mente?
Torni a casa maledicendo la chimica.



martedì 29 luglio 2014

Dedicata ai miei fedelissimi amici lettori statunitensi.PEDRO PIETRI


Pedro Pietri(1)

















 LOVE STORY[2]


2 macchine da scrivere si filavano come matte era uno sballo tutte le volte che 1 delle
macchine da scrivere veniva il campanello si metteva a trillare e i tasti ricadevano 
tutti al posto sbagliatoe vedevi  benissimo l’aria di soddisfazione dipinta sul nastro



com’è che s’erano incontrate lo sapevano solo loro le 2 macchine da scrivere e per ora sembra che 
non abbiano alcuna intenzione di dirlo la storia era una storia che era più di  una storia per quanto
riguardava le 2 macchine da scrivere non è che una fingesse con l'altra era davvero fuori del comune



quel  che le stava succedendo non era una coppia mista tipo una macchina elettrica e una manuale
erano  tutt’ e due manuali e venivano dallo stesso banco dei pegni ecco la ragione per cui stavano 
così bene insieme erano così innamorate l’una  dell’altra che non fu mai necessaria la carta da scrivere.


LOVE STORY


(1)

Pedro Pietri (1943-2004), nato a Porto Rico da genitori di origini corse, si trasferisce a New York da bambino.
 Cresciuto in Harlem, studia e presta servizio militare anche in Vietnam.  Entra i contatto con i poeti beat e 
gli ambienti afro-americani. Diviene conosciuto nel 1969 per la sua poesia,  in Spanglish (inglese+ spagnolo),
 “Puerto rican Obituary (Obitorio portoricano)”, letta,  per la prima volta, in una chiesa metodista; continua
 con registrazioni e pubblicazioni di poesie, insegna in laboratori di scrittura, fonda con altri artisti il
 Nuyorican Poets’ Cafè e scrive per il teatro. Negli anni ’80, al diffondersi del virus dell’AIDS, comincia la
 campagna creativa “Safe sex saves not Jesus saves”(È il sesso sicuro che salva,non Gesù) a favore dell’uso 
dei preservativi : incolla poesie alle buste dei condom e le  mette in vendita.  Scrisse per la Tv, il cinema,
il teatro, e, insieme ad altri autori,  un libro per bambini. Negli anni ’90 animò un progetto di poesia nei bar,
 sempre a  New York, e di poetry slam (gare poetiche, in cui i partecipanti hanno tre minuti di tempo  per
 leggere una loro poesia, davanti al pubblico. Una giuria di ascoltatori premia, poi,  le migliori.)  



[2] di Pedro Pietri,da “Traffic violations,1983”



                                       






martedì 15 luglio 2014

Buone vacanze!!!


Grecia:Zacinto o Zante

















Buone vacanze ai miei amici lettori e arrivederci in autunno,
lo spero,con una bella sorpresa...






lunedì 14 luglio 2014

Poeti russi del '900.S.A.Esènin.12


Fiori di lillà



Ha smesso di parlare il boschetto dorato                      

Ha smesso di parlare il boschetto dorato
con la gaia lingua delle betulle
e le gru,volando tristemente,
ormai non rimpiangono nessuno.

Chi rimpiangere,se ognuno è un pellegrino?
entrerà di sfuggita,per lasciare nuovamente la casa.
Di tutti gli scomparsi sogna la canapaia
con l’ampia luna sul ceruleo stagno.

Sto solo in mezzo alla pianura brulla
e il vento porta lontano le  gru.
ripenso alla mia lieta giovinezza,
ma non rimpiango nulla del passato.

Non rimpiango gli anni dissipati invano,
non rimpiango il fior di lillà dell’anima.
Nel giardino fiammeggia un rogo rosso sorbo,
ma non può riscaldare nessuno.

Non bruceranno i grappoli del sorbo,
l’erba non perirà dalla giallezza.
come l’albero lascia cadere sommesso le foglie,
così io lascio cadere le tristi parole.

Se il tempo sparpagliandole col vento,
le raccoglierà in un mucchio inutile …
dite allora … che il boschetto d’oro
ha smesso di parlare con la sua cara lingua.
                                                                                          
                                                                                           1924 



Rami di sorbo

domenica 13 luglio 2014

Poeti russi del '900.S.A.Esènin.11





Il Cremlino





Sì! Ora è deciso                                                    

Sì! Ora è  deciso. Irrevocabilmente
ho abbandonato i miei campi nativi.
Sopra di me con il fogliame alato
più non stormiranno i pioppi.

S’incurverà senza di me la bassa casa,
il mio vecchio cane da tempo è crepato.
Nelle strade tortuose di Mosca
Dio mi avrà condannato a morire.

Amo questa città rabescata,
sebbene floscia ,sebbene decrepita,
la sonnolenta Asia d’oro
dorme sulle sue cupole.

E quando a notte brilla la luna,
quando brilla ,il diavolo sa come,
io vado con la testa penzolante
per il vicolo nella nota bettola.

Chiasso e baccano in questo covo losco,
ma per l’intera notte sino all’alba
io leggo versi alle prostitute
e cionco a crepapelle coi banditi.


Il cuore palpita sempre più forte
e ormai parlo a sproposito:
- Anch’io come voi sono un uomo finito,
non potrò più tonare indietro.

S’incurverà senza di me la bassa casa,
il mio vecchio cane da tempo è crepato.
Nelle strade tortuose di Mosca
Dio  mi avrà condannato a morire.

                                                     1922.



La chiesa di San basilio di Mosca
Isadora Duncan e Sergeij Esènin a Mosca

sabato 12 luglio 2014

Poeti russi del '900.S.A.Esènin.10







Ciliegi in fiore



La pioggerella con umide scope                                                

La pioggerella  con umide scope
spazza dai prati lo sterco dei salici.
sputa,vento,bracciate di foglie:
io sono come te un teppista.

Mi piace quando le selve turchine,
come buoi dall’andatura grave,
coi ventri rantolanti di fogliame
imbrattano i tronchi fino al ginocchio.

Eccola la mia mandria rossiccia!
Chi meglio l’avrebbe esaltata?
Vedo,vedo:il crepuscolo lambisce
tracce  di  piedi umani.

Russia mia,Russia di legno!
Io sono il tuo unico,araldo e cantore.
La tristezza dei miei versi ferini
ho nutrito di menta e di reseda.

Rischiara,o mezzanotte,la brocca della luna
per attingere latte di betulle!
Sembra che voglia strozzare qualcuno
il cimitero con le braccia delle croci.

Un nero orrore vaga per i colli,
sparge l’astio del ladro nel giardino.
Ma io stesso sono un tanghero e un brigante
e un ladro di cavalli delle steppe.

Chi ha visto ribollire nella notte
l’esercito dei ciliegi a grappoli?
di notte dovrei nella steppa cerulea
stare in agguato con una mazza.

Appassisce il cespuglio del mio capo,
la prigionia dei canti mi ha fiaccato.
Nell’ergastolo dei sentimenti
son condannato a girare la macina di poemi.

Ma non temere,vento frenetico,
sputa tranquillo il fogliame sui prati.
Non mi cancellerà il nomignolo di “poeta”:
sono nei canti come te un teppista.


Reseda in fiore
Reseda di roccia









                      
Menta fiorita