mercoledì 31 maggio 2017

Bigongiari.Canicola



CANICOLA


Viviamo sulla tua memoria come
su una nebbia che forse non dirada,
ti è a fianco un vuoto colmo di città,
di fari lenti,stillicidio d'occhi
intenti a distinguerti, ad estinguerti,
e la mano ora tocca una contrada
magnetica frugando verso il viso
che a tratti sbocca contro siepi azzurre
o lungo le polverulente strade
di questa dura estate che imperversa,
l'ago versa ogni orizzonte ,ogni lato;
come una risacca il tuo corpo va
e viene,verso tutte le promesse
che non può mantenere.
                                      Non saprai       
mantenere troppo oltre le parole,
tu sei come un odore di viole
sulla pietra, e nel cuore non affonda
che il tuo ultimo errore a consolarlo,
le tue forze ruotanti intorno aun tarlo
tempestano in un vitreo orizzonte immune.
                                                 (Rogo)

martedì 30 maggio 2017

Bigongiari.A Firenze



A  FIRENZE


Col brusio dei tuoi sonni,dove tacciono
le magnolie e i cortili,
cedi allo spazio dove il vento tiene
agitati i tuoi fiori:ivi passarono
coi ginocchi infantili
le donne con gli uguali occhi.e che fanno
agli sbocchi delle vie tortuose?
Col cereo lume delle mani additano
le ginestre sui colli, e intanto ròse
da un segreto si sfanno. Ultima premi
la tua infanzia sui colli, rosea luna,
e i cmpanili indietro indietro guardano.
                          ( La figlia di Babilonia )

lunedì 29 maggio 2017

Bigongiari.Antares




ANTARES


Rosei fulmini impolveran l'infanzia.
Nulla ti manca,nulla ti tradisce,
stella di cupe strisce che abbandoni
nel transitato oblio larve di fuochi
per noi:stella che i giuochi con le navi
alla fonda i tuoi fuochi. I bei verzieri
funesti irraggiano pei monti,
colmi di balli. I ponti lungamente
abbandonano il fianco turbinato
nelle valli. S'apre uno spazio: e al lato
degli uccelli notturni vi entrerai.
Un pavone celeste s'addormenta.
                            (La figlia di Babilonia)

domenica 28 maggio 2017

Bigongiari.Giunchiglia



GIUNCHIGLIA

Chioccano bacche in prati di rame
da una stagione di fame celeste.
Una veste ti tiene,rosa come
il rosa ch'è sparito: intorno al viso
è il tuo viso più grande che non vedi:
camminando consumi quel che credi
d'essere. E i cani dolcissimi
piangono sulla sponda deserta
tra i dumi di barche nelle cale
di giunchiglia. Negli occhi un parapiglia
di troppe notti:ma già là una luna
tra le comete è senza luce astrale.
                             (La figlia di Babilonia)

sabato 27 maggio 2017

Piero Bigongiari.Riflessioni


Sono davvero contenta di proporre ai miei amici lettori,soprattutto statunitensi
e russi così numerosi e costanti e al mio fedelissimo e solitario amico lettore cinese,
la riflessione di Piero Bigongiari tanto ricca di suggestioni e,purtroppo,così inattuale
da mostrarci che i progressi dell'Uomo sono soltanto apparenti.


"Se il tempo cova le passioni,e quasi dà loro forma,anche le estingue.dunque 
bisogna che le passioni,oltre che 'descrivere' il tempo,come l'oggetto formato
descrive lo stampo in cui il fonditore l'ha colato come ancora materia
incandescente,anche posseggano una materia  ch'io vorrei chiamare l'infinito
possibile del tempo.e' la natura delle passioni,la natura dell'essere:una natura
oggettiva,di cui il poeta non si appropria,di cui bensì,meglio diremmo,il poeta
si espropria attraverso la poesia.giacché il poeta non è mai fermo,non tocca 
mai lo stesso oggetto,non immerge,come l'uomo  che è proprietario del poeta,
mai la mano nella stessa acqua.E' qui che l'uomo si sente soggetto di storia:in
quanto solo quello che l'uomo tocca,togliendolo dall'indeterminato,legandolo 
al tempo,e insomma soggettivndolo,si  oggettiva.
            Senza voler penetrare riflessivamente nella mia storia - e come potrei 
se non per mere ipotesi? - ,mi pare che con la guerra,e il lungo dopoguerra,e 
la restituzione delle libertà agli istituti umani,anche la mia poesia ha cercato 
di restituire il reale,quel reale salvaguardato e messo in moto fino alla ricerca 
degli archetipi,alla realtà:sì che la dialettica tra vita e interpretazione avvenga 
coinvolgendo una integrità di atti che, se hanno come corrispettivo una vita 
oggettiva,presuppongono d'altra parte un linguaggio altrettanto oggettivo ,
cioè tutto percorso dai suoi termini primi fino a quello di cui l'uso constata il
perpetuo divenire. A questa riconversione dell'eccezione linguistica in  norma, 
corrisponde ,se non erro,un'accettazione della storia totale in quella individuale,
 e se l'uomo è meno solo,è che l'uomosente cresciuta dentro di sé quella natura 
che implica la solidarietà,di cui egli tiene le fila e come la responsabilità,tra 
tutte  le parti dell'esistente.Ma  sul mio stesso scrivere qui, l'unghiata del
quotidiano lascia il segno,che può modificare la luce,dandogli comunque 
quel senso di precarietà,quella condizione infine che rende più vicini anche 
quello che in un pensiero c'è di incontrollabile e,se vogliamo,di aprioristico,
di dato non dall'oggetto ma dalla qualità normativa che è propria dell'operazione
stessa del pensare.
     Le passioni tuttavia non hanno mai nulla di aprioristico,ma aprioristico è 
il significato che vogliamo dar loro:quando si dice di voler estrarre il succo 
di un'esperienza fino a  ,un poeta vi dirà subito che non si può spremere 
 un'esperienza fino a lasciarla secca del suo umore naturale,un poeta vorrà 
salvare appunto l'integrità dell'esperienza,lasciare che si delinei integralmente.
Ed ecco dove il poeta,mentre insieme conosce ,non sa; e si limita a vedere,
quando la mente  'alle sue vision quasi è divina'.
     Se oggi qualcuno parla degli 'oggetti tragici'che la mia poesia implica ,io non 
saprei meglio additarne l'origine che richiamandomi a quel senso di giustizia 
obiettiva che subito mosse ,dandogli anche quel che di dinamicamente irrequieto ,
la scoperta di quel mezzo attivo che è la poesia dinanzi alla constatata ingiustizia 
del vivere universale.Ingiustizia ,intendo, se trasferiamo sul piano morale  la perfetta 
rispondenza di un organo alla funzione,è questo non tener conto che al di là dell'utilità
 della macchina,la sorte dell'uomo e insomma della vita oggettiva evade bene dal 
meccanismo di cui pure è parte in causa;ed evade proprio nell'evidenza del proprio
 essere che non è solo un effetto bensì,esso stesso, una causa  dell'universo. Insomma 
il passare per me da una comprensione più strettamente individuale a una più largamente individualizzata ,mi ha portato,in un contemporaneo allargarsi di interessi,a rispettare 
nell'esistenza stessa quella sua insita facoltà di soluzione. E' la sorte dell'uomo drammatica,
ed è il proprio dell'uomo ricercare quel senso di giustizia che muove tanto la primavera a
sciamare come una nube temeraria  nell'universo quanto un cuore amante a delirare,ma
anche ad accettare il tramutarsi della passione in conoscenza.Credo che nessun uomo è
compiuto in se stesso,bensì che  ognuno solo attraverso gli altri e  l'altro da sé possa
 raggiungere compiutamente se stesso: la poesia è dunque questo ricupero,nell'invenzione
 oggettiva del mondo,di qualcosa che il mondo stesso è capace di restituire,se il poeta gli
 dona ,togliendolo alla sua inerzia,questa intima,totale capacità di resa.Questa credo sia
l'unica,vera storicità di una poesia:poesia,non di commento,ma d'invenzione,sorpresa
dunque ogni volta ,e ogni volta messa in forse ,dal suo stesso esistere,dalla sua tentazione esistenziale.Un bagaglio leggero sarà affidato all'uomo del Novecento,.questo nuovo nomade
di un mondo in movimento: ma aprendo ilbagaglio,doveché si trovi ,dovrà quest'uomo 
ritrovare,insieme all'odore tentatore del cosmo,quello sottile della sua casa.Uomo destruens
insieme ed instuens,nella velocità dei raccordi ritroverà costui il profondo carattere attivo 
della parola che appunto deve,per convincere,soprattuto significare.

                                                                                                                Piero   Bigongiari.

 

venerdì 26 maggio 2017

Cardarelli.Mattini d'ottobre.



MATTINI D'OTTOBRE.


Di giorno in giorno il sole
si fa sempre più pallido.
E' un pallore che fiacca i nervi
e l'anima rattrista;
un'agonia di luce che si spegne,
un singhiozzo che muore lentamente.
In queste matine d'ottobre
io vagolante in mezzo alla ressa
vo come un 'ombra che cader potrebbe
senza rumore,
assaporando il sole d'autunno
ch'è il solicello della lunga morte.
                                          (Poesie)

giovedì 25 maggio 2017

Cardarelli.Partenza mattutina



PARTENZA MATTUTINA

Al mio paese non posso dormire.
sempre mi leverò coi primi albori
e fuggirò insalutato.
Quanti mattini della mia infanzia
furon simili a questo,
libeccioso e festivo,
con la marina burrascosa in vista
e la terra bagnata.
Quante volte percorsi questa strada
ove oggi mi ritrovo e mi stupisco
d'essere ancora al mondo.
Sconosciuto,inatteso,
eccomi in via di nuovo
per quella stazioncina solitaria
in cui vissi bambino,a cui ritorno.
e tutto il mio passato
mi frana addosso.
Inorridisco al suono
della mia voce.
                          (Poesia)

mercoledì 24 maggio 2017

Cardarelli.Ritratto

RITRATTO


Esiste una bocca scolpita;
un volto d'angiolo chiaro e ambiguo,
una opulenta creatura pallida
dai denti di perla;
dal passo spedito,
esiste il suo sorriso,
aereo,dubbio,lampante,
come un indicibile evento di luce.

                                                 (Poesie)

martedì 23 maggio 2017

Italia.c.Vincenzo Cardarelli.I.Liguria.



LIGURIA

E' la Liguria una terra leggiadra:
Il sasso ardente,l'argilla pulita,
s'avvivano di pampini al sole.
E' gigante l'ulivo. A primavera
appar dovunque la mimosa effimera.
Ombra e sole s'alternano
per quelle fonde valli
che si celano al mare,
per le vie lastricate
che vanno in su, fra campi di rose,
pozzi e terre spaccate,
costeggiando poderi e vigne chiuse .
In quell'arida terra il sole striscia
sulle pietre come un serpe.
Il mare in certi giorni
è un giardino fiorito.
Reca messaggi il vento.
Venere torna a nascere
ai soffi del maestrale.
O chiese di Liguria ,come navi
disposte a esser varate!
O aperti ai venti e all'onde
liguri cimiteri!
Una rosea tristezza vi colora
quando di sera,simile ad un fiore
che marcisce ,la grande luce
si va sfacendo e muore.
                                    (Poesie)

lunedì 22 maggio 2017

Cardarelli.Passato.




PASSATO


I ricordi,queste ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte
che noi lasciamo vivendo,
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli già apparire:
melanconici e muti
fantasmi agitati da un vento funebre.
E tu non sei più che un ricordo.
Sei trapassata nella mia memoria.
Ora sì,posso dire
che m'appartieni
e qualcosa tra di noi è accaduto
irrevocabilmente.
Tutto finì,così rapido!
Preicpitoso  è lieve
il tempo ci raggiunse.
Di fuggevoli istanti ordì una storia
ben chiusa e triste.
Dovevamo saperlo che l'amore
brucia la vita e fa volare il tempo.

                                        (Poesie)


domenica 21 maggio 2017

Cardarelli.Abbandono



ABBANDONO


Volata sei , fuggita
come una colomba
etisei persa,là,verso orient.
Ma son rimasti i luoghi che ti videro
e l'ore dei nostri incontri.
Ore deserte,
luoghi per me divenutiun sepolcro
a cui faccio la guardia.
                                    (Poesia)    

sabato 20 maggio 2017

Cardarelli.Distacco




DISTACCO

Io ti sento tacere da lontano.
Odo nel mio silenzio il tuo silenzio.
Di giorno in giorno assisto
all'opera che il tempo,
complice mio solerte, va compiendo.
E già quello che ieri era presente
divien passatoe quel che ci pareva
incredibile accade.
Io e te ci separiamo.
Tu che fosti per me più che una sposa!
Tu che volevi entrare
nella mia vita,impavida,
come in inferno un angelo
e ne fosti scacciata.
Ora che t'ho lasciata,
la vita mi rimane
quale un'indegna, un'inutile soma,
da non poterne avere più alcun bene.
                                            (Poesie)

venerdì 19 maggio 2017

Cardarelli.Amore



AMORE

Come chi gioia e angoscia provi insieme
gli occhi di lei così m'hanno lasciato.
Non so pensarci. eppure mi ritorna
più e più insistente all'anima
quel suo fugace sguardo di commiato.
E un dolce tormento mi trattiene
dal prender sonno,ora ch'è notte e s'agita
nell'aria un che di nuovo.
Occhi di lei,vago tumulto. amore,
pigro,incredulo amore,più per tedio
che per gioco intrapreso,ora ti sento
attaccato al mio cuore (debol ramo)
come frutto che geme.
Amore e primavera vanno insieme.

Quel fatale e prescritto momento
che ci diremo addio
è già in ogni distacco
del tuo volto dal mio.
Cosa lieve è il tuo corpo!
Basta ch'io l'abbandoni per sentirti
crudelmente lontana.
Il più corto saluto è fra noi due
un commiato finale.
Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo
così, senza speranza.
Se tu sapessi com'è già remoto
il ricordo dei baci
che poco fa mi davi,
di quel caro abbandono,
di quel folle tuo amore ov'io non mordo
che sapore di morte.
                                 (Poesie)         

giovedì 18 maggio 2017

Cardarelli. Settembre a Venezia



SETTEMBRE A VENEZIA

Già  di  settembre imbrunano
a Venezia i creouscoli precoci
e di gramaglie vestono le pietre.
Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio
sugli ori dei mosaici ed accende
fuochi di paglia,effimera bellezza.
E cheta,dietro le Procuratie,
sorge intanto la luna.
Luci festive ed argentate ridono,
van discorrendo trepide e lontane
nell'aria fredda e bruna.
Io le guardo ammaliato.
Forse più tardi mi ricorderò
di queste grandi sere
che son leste a venire
e più belle,più vive le lor luci
che ora un po' mi disperano,
(sempre da me così fuori e distanti!
torneranno a brillare
nella mia fantasia.
E  sarà vera e calma
felicità la mia.
                            (Poesie)

mercoledì 17 maggio 2017

Cardarelli.Ottobre.

OTTOBRE:


Un tempo,era d'estate,
era a aquel fuoco,a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all'autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia ,
nulla più mi consola,
di quest'aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulle vigne saccheggiate.

Sole d'autunno inatteso,
che splendi come in un al di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell'anima.
Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t'inoltri
e sei lì per spirare.
E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch'è tutta una dolcissima agonia.
                                            (Poesie)

martedì 16 maggio 2017

Cardarelli.Autunno



AUTUNNO


Autunno.Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora,nuda e triste
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
                              (Poesie)

lunedì 15 maggio 2017

Cardarelli. Estiva



ESTIVA.


Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell'albe senza rumore -
ci si risveglia come in un acquario -
dei giorni identici,astrali,
stagione la meno dolente
d'oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell'ordine che procede
qualche cadenza dell'indugio eterno.
                               (Poesie)

domenica 14 maggio 2017

Cardarelli.Sera di Gavinana

SERA DI GAVINANA:


Ecco la sera e spiove
sul toscano Appennino.
Con lo scender che fan le nubi a valle
prese a lembi qua e là
come ragne fra gli alberi intricate,
si colorano i monti di viola.
Dolce vagare allora
perchi s'affanna il giorno
ed in se stesso,incredulo,si torce.
Viene dai borghi,qui sotto,in faccende,
un vociar lieto e folto in cui si sente
il giorno che declina
e il riposo imminente.
Vi si mischia il pulsare,il batter secco
ed alto del campion sullo stradone
bianco che varca i monti.
E tutto quanto a sera,
grilli,campane,fonti,
fa concerto e preghiera,
trema nell'aria sgombra.
Ma su ogni cosa  come più rifulge ,
nell'ora che non ha un'altra luce
il manto dei tuoi fianchi ampi,Appennino.
Sui tuoi prati che salgono a gironi,
questo liquido verde,che rispunta
fra gl'inganni del sole ad ogni acquata,
al vento trascolora e mi rapisce,
per l'inquieto cammino,
sì che teneramente fa star muta
l'anima vagabonda.
                               (Poesie)

sabato 13 maggio 2017

Cardarelli. A Omar Kayyâm

A OMAR KAYYAM

                              "Mentre vivi,bevi"
                                             Kayyâm 


Kayyâm, nei mattini d'estate,
basta avere una foglia in bocca,
il sole dei giardini
ci ubbriaca meglio del tuo vino
che noi non berremo.
Abbiamo,dopo di te,
bevuto in ben altre cantine.
Abbiamo la gola rossa 
dei nostri vini d'Occidente,
o mio vecchio, melodico persiano.
Ma la tua dolce infanzia di filosofo,
questa è un gran dono.
Tu hai guardato il mondo
tra nebbie e per distanze siderali.
Tu hai potuto iridare
di primordiali curiosità
l'ombra della vita.
Dove tutto non era
che disperata certezza
tu hai fatto domande,
proposto accordi e tutto era concluso.
E quando non la durezza
della faccia di Dio,
pietosamente a te ascosa,
ma la tua carne stanca
ti rimbrottava,
da quell'oscuro e flebile scontento
nasceva la grazia di un ritmo.
Così dell'umano
viaggio eludesti
le premesse fatali
convinto di non saperle
e illuso di doverle ricercare.
E questo era il buon vino,
Kayyâm.
Il dio che ti propiziava
questa bevanda d'inganni
faceva la tua fortuna
e il tuo canto.
e tu libavi alle rose
del tuo ridente sepolcro,
non ospettando,o impavido,
che la tua vita era già
un cimitero fiorito.
                                (Poesie)

 

venerdì 12 maggio 2017

Cardarelli.Adolescente

AOLESCENTE

Su te,vergine adolescente,
sta come un'ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell'attenta veste
e abiti lontano
con la tua grazia,
dove non sai chi ti raggiungerà.
Certo non io. Se ti veggo passare,
a tanta regale distanza
con la chioma sciolta
e tutta la persona astata,
la vertigine mi si porta via .
Sei l'imporosa e liscia creatura
cui preme ,nel suo respiro,
l'oscuro gaudio della carne che appena
sopporta la sua pienezza.
Nel sangue,che ha diffusioni
di fiamma,sulla tua faccia,
il cosmo fa le sue risa
come nell'occhio nero della rondine.
La tua pupilla è bruciata
del sole che dentro vi sta.
La tua bocca è serrata.
Non sanno le mani tue bianche
il sudore umiliante dei contatti.
E penso come il mio corpo,
difficoltoso e vago,
fa disperare l'amore
nel cuor dell'uomo!

Pure qualcuno ti disfiorerà,
bocca di sorgiva.
Qualcuno che non lo saprà,
un pescatore di spugne,
avrà questa perla rara.
Gli sarà grazia e fortuna
il non averti cercata,
e non sapere chi sei
e non poterti godere
con la sottile coscienza
che offende il geloso Iddio.
Oh sì,l'animale sarà
abbastanza ignaro
per non  morire prima di toccarti.
E tutto è così.
Tu anche non sai chi sei.
E prendere ti lascerai
ma per veder come il gioco è fatto,
per ridere un poco insieme.
come fiamma si perde nella luce
al tocco della realtà
i misteri che tu prometti
si disciolgono in nulla.
Inconsumata passerà
tanta gioia!
Tu ti darai, tu ti perderai,
per il capriccio che non indovina
mai,col primo che ti piacerà.
Ama il tempo lo scherzo
che lo seconda,
non il cauto volere che indugia.
Così la fanciullezza
fa ruzzolareil mondo,
e il saggio non è che un fanciullo
che si duole cresciuto.
                              (Poesie)


mercoledì 3 maggio 2017

Sandro Penna.L'amore in elemosina,solfeggio detto.




L'amore in elemosina, solfeggio detto

L'amore in elemosina, solfeggio detto
Oh luce del meriggio senza un cenno.
Ritornerà più tardi, ricco d'ali
l'incendio dei ricordi personali.

martedì 2 maggio 2017

Sandro Penna.Cercando del mio male le radici.








Cercando del mio male le radici
avevo corso tutta la città.

Gonfio di cibo e d’imbecillità
tranquillo te ne andavi dagli amici.
Ma Sandro Penna è intriso di una strana
gioia di vivere anche nel dolore.

Di se stesso e di te, con tanto amore,
stringe una sola età – e te allontana.
                                  
Da “Una strana gioia di vivere”

lunedì 1 maggio 2017

Sandro Penna.La tempesta.





 La tempesta

Fu in un  dolce paese  -  nel vento un fazzoletto
 estatica e verde era la noia del meriggio al sole.
Venne un vento improvviso. e risalì dal verde
il dolce e rozzo amico dell'estate,
ma tutto caldo già, tutto vestito
- odoroso di stalla,fra le stelle
fitte fredde nel cielo.
Parlammo della mamma,del giovane fuoco.
Del caldo letto facemmo un bel giuoco.
Ma nel sonno riamammo le grotte.
Candido poi nel vento un fazzoletto
solitario brillava nella notte.