giovedì 30 settembre 2021

75..Herman Hesse.Così van le stelle

 

75.Herman Hesse* .Così van le stelle

Così per la lor via vanno le stelle

incomprese, immutabili! 
Tu, mentre noi ci dibattiamo in vincoli, 
di luce in luce ascendi. 

Tu, la cui vita è tutta di splendore! 
E se dalle mie tenebre 
devo tendere a te braccia nostalgiche 
sorridi e non m’intendi. 

Una sorta di misticismo europeo da confrontare con  quello dei grandi poeti dell'oriente medio ed estremo ,nei versi magnifici del grande poeta tedesco. Qui la natura è scomparsa .

A rappresentare la dimensione terrestre non c'è che l'uomo, protagonista ,che direttamente cerca il rapporto con la trascendenza.

*Hermann Hesse, scrittore e poeta, è uno dei più prolifici autori

in lingua tedesca del secolo scorso.

Nasce il 2 luglio del 1877 a Calw, città del Baden-Württemberg in Germania. 
Lo stesso anno Hesse si trasferisce in Svizzera, nei pressi del Lago di Costanza



mercoledì 29 settembre 2021

74.Muhammad Iqbal.il canto delle stelle

74.Muhammad Iqbal** . Il canto delle stelle.


Il canto delle stelle.

L'essere  nostro è l'ordine.

L'ebbrezza nostra è incedere

giri incessanti avvolgono

la nostra vita perpetua.

Gira il destino come vogliamo, veniamo guardiamo passiamo!

L'apparir dei fenomeni

(immagini vaghe d'idoli),

la lotta aspra degli esseri,

dell'esistenza il palpito,

e il mondo immerso nel Tempo vano, veniamo guardiamo passiamo!

Il calor delle mischie,

l'acerbità dei savii,

corone, troni e cattedre,

l'abiezione dei princìpi,

e il gioco vasto del destino umano, veniamo guardiamo passiamo!

Finì il regno del nobile,

la schiavitù dei miseri,

Cesare e Tzar finirono,

Finì d'Iskàndar* l'epoca:

finita è l'arte degli idoli e noi veniamo guardiamo passiamo!

Terra tacita e a strepito,

terra inetta e pur strenua,

ora in banchetti e flauti,

or carca di cadaveri;

alti sovrani silenti schiavi, veniamo guardiamo passiamo!

Tu schiavo sei del magico

Tempo, e la mente hai trepida,

come gazzella timida

che, presa al laccio, palpita:

e noi sovr' alti lucenti troni veniamo guardiamo passiamo!

Visibile e invisibile?

Che cos'è luce e tenebra?

Che l'occhio e 'l cuore e l'anima?

E che natura intrepida?

Che cos'è questo spazio disteso? Veniamo guadiamo passiamo !

Per noi il tuo "grande" è minimo,

per noi il tuo anno è un attimo,

e quel che vanti oceano

è di rugiada gocciola!

alla ricerca d'un mondo vero, veniamo  guardiamo passiamo!


Da"Poesie" -Muhammad Iqbal,a cura di Alessandro Bausani-

Guanda editore in Parma.

In particolare dalla prima parte  "Payàm-i Mashriq,ovvero "Messaggio d'Oriente"(,pubblicato nel 1923,in Persiano

come risposta al West-ostlicher Diwan di Goethe9 



Con Iqbal raggiungiamo il massimo della distanza esplicita tra le culture di oriente e occidente. Interessante in particolare perché il grande poeta, considerato il Padre del  Pakistan, era un profondo conoscitore della cultura occidentale ,in occidente avendo compiuto anche studi superiori.

Anche per questo mi è sembrato importante ,per metterli direttamente a confronto, far seguire nel post successivo un grande poeta europeo, approssimativamente coevo.

 

*Alessandro Magno, simbolo, anche nella tradizione islamica

**.Muhammad Iqbal.(Sialkot,1873 - Lahore,1938)In un famoso discorso dichiarò per primo la necessità della creazione di uno stato autonomo dei Musulmani dell'India, è,inoltre,senza dubbio alcuno il più grande poeta islamico del XX sec.Nello stesso tempo, Iqbal è ,fra i modernisti musulmani, quello che meglio e più a fondo comprese la filosofia e la cultura europee-che conosceva a fondo ,avendo compiuto studi superiori anche in occidente. In genere ,nei loro confronti , egli fu spesso critico, ma entrambe non mancarono di esercitare una profonda  influenza sul suo pensiero.e sulla sua opera.

73.Muhammad Iqbal.Pensieri di stelle.

 73.Muhammad Iqbal.* Pensieri di stelle.

-Ho udito una stella che diceva a una stella :"In un gran mare noi siamo, e mai ci appare una sponda! L'eterno  viaggiare impressero un dì nella nostra natura; ma ,ahimè ,questa carovana non ha fermata giammai!"

- "Se le stelle son sempre quelle stesse che furono, ,a che servono questi profondi bagliori? Preda noi siamo del laccio del tempo: oh felice, felice colui ch'è privo d'ogni esistenza !"

-Nessuno potrà alleggerirci di questo carico greve: è meglio il Nulla eterno che l'essere nostro! L'immenso spazio azzurro io l'odio   e lo spregio :della sua vetta più alta quanto è migliore quella terra bassa laggiù!".

-"Felice l'uomo, che ha l'animo appassionato  e incostante! Cavaliere del destriero del Tempo ,alla sua taglia s'adatta  la veste di Vita ,che sempre egli crea nuove cose  e vergini forme!"


Da "Poesie" -Muhammad Iqbal,a cura di Alessandro Bausani-Guanda editore in Parma.

In particolare dalla prima parte  "Payàm-i Mashriq,ovvero "Messaggio d'Oriente"(,pubblicato nel 1923,in Persiano

come risposta al West-ostlicher Diwan di Goethe9 

*.Muhammad Iqbal.(Sialkot,1873 - Lahore,1938)Pakistan,

In un famoso discorso dichiarò per primo la necessità della costituzione di stato autonomo dei Musulmani dell'India.

E' senza dubbio alcuno il più grande poeta islamico del XX sec.

Nello stesso tempo, Iqbal comprese la filosofia e la cultura europea in generale, che egli spesso criticò, ma che fu ,fra i modernisti musulmani, quello che meglio e più a fondo lasciò che esercitassero   una profonda  influenza sul suo pensiero e sulla sua opera.














lunedì 27 settembre 2021

72.Firaq Gorakhpuri.Ghazal

 72.Firaq Gorakhpuri*.Ghazal


Ghazal

La Morte  stanotte cantava una melodia

su cui la vita si cullava in estasi.


O racconto di dolore della mezzanotte,

anche i cieli abbassano la testa  per il sonno.


S'è dileguata la notte dell'addio

nelle lacrime degli amanti che partivano.


Sviene di gioia l'atmosfera

al canto del profumo delle trecce dell'amata.


Il  ricordo viene a me delle tue lacrime

quelle lacrime così piene del riso della vita.


Essi han parlato di colore e di odore:

il mio cuore ha invocato un'immagine dell'amata.


La Galassia suonava gentilmente il suo liuto,

mentre il chiaro di luna canticchiava l'accompagnamento della notte.


E' nel cuore dei veri amori

che la pena dell'esistenza ha bruciato con tanta luce.


I versi sono nella raccolta della"Poesia moderna indiana"

Guanda editore in Parma.. Collana La Fenice.

Testi e note a cura di Maria Gabriella Bruni.


L'intera Galassia non dimentica di esser vicina agli amici da proteggere confortandoli nei momenti difficili ,col ricorso

ancora una volta al dolce ,rassicurante suono del liuto. 


*Firaq Gorakhpuri(1896)

poeta di lingua urdu, nato nell'Uttar Pradesh. 

E' stato professore di letteratura inglese alla

università di Allahabad. Da giovane  appartenne 

alla cerchia dei più vicini collaboratori di Gandhi-gi.

domenica 26 settembre 2021

71.Ajanta.La mia canzone..

 71.Ajanta.*La mia canzone.


La mia canzone..


I miei pensieri sono forche

e manette le mie parole;

le pietre scagliate contro di me sono il mio alfabeto,

per me il mondo è niente.


La mia canzone è la mia casa,

la mia canzone è il mio destino,

Io distruggo la luce,

mi diletto ad adorar l'inquietudine.


Vesto l'abito del chiaro di luna 

che illumina invano la foresta.

Quando l'orrore a mezzanotte si desta

quando i demoni fanno un pasto 

di briciole e briciole di terra,

quando la morte come una finestra si apre

sulla vacuità inutilmente seduta,

io compongo i miei canti sulle stelle, che rabbrividiscono,

 facendo cadere una pioggia di luce.

Dove il cielo preferisce rimanere invisibile.

dove l'oscurità erge la testa come un patibolo,

ove il tempo sta come un cadavere,

che siede taciturno sul silenzio,

compongo i miei cantinui lumi zoppicanti nel vento.

Io non ho forma alcuna,

la morte è la mia casa,

la morte è il mio destino.

Come la fronte d'un vecchio,

raccolta nella palma delle mani,

come la bellezza della ragazza col cobra,

riflessa in uno specchio,

come le macchie sulla faccia  della luna,

come il valore ricorrente di un decimale,

io vado sempre ,

non ho casa

né destino;

la mia forma è la mia canzone,

il mio mondo è la mia rapsodia.


I versi sono tratto da "Poesia moderna ondiana"

Guanda editore .Parma. - collana La  Fenice'

testo e note a cura di Maria Gabriella Bruni


Una constatazione cupa di sè e della condizione del proprio mondo

dopo l'esperienza del colonialismo britannico , un modo molto innovativo,

di esprimerla, influenzato dalle esperienze delle avanguardie occidentali.

Non resta  che la poesia a sostenerlo ,ora che anche la luce che le  stelle

lasciano cadere, somiglia piuttosto al triste cadere della pioggia.


*Ajanta:Poeta telugu (1929),considerato una

promessa negli anni '60 del secolo scorso.


sabato 25 settembre 2021

70.Forugh Farroikhzad. Una finestra.

 70.Forugh Farroikhzad.. Una finestra


Una finestra.

Una finestra per vedere

una finestra per sentire

una finestra, che come il cerchio di un pozzo

raggiunge, nella sua estremità ,il cuore della terra

e si  apre verso la vastità di questa tenerezza

azzurra e ripetuta

una finestra che colma 

di doni notturni dal profumo di stelle generose

le piccole mani della solitudine


E da lì

si può ospitare il sole

alla nostalgia dei gerani, una finestra mi basta

Io, vengo dal paese delle bambole

dall'ombra degli alberi di carta

nel giardino di un libro illustrato,

da aride stagioni di sterili esperienze

d'amore e d'amicizia

nelle stradine polverose d' infanzia,

vengo dagli anni in cui crescevano

pallide lettere d'alfabeto

dietro i banchi di una scuola infetta,

e dall'istante in cui gli alunni

potevano scrivere sulla lavagna la parola"pietra2

e gli stormi spaventati volavano via dal vecchio albero


Io vengo da radici di piante carnivore

e il mio cervello risuona ancora

del grido della farfalla, 

crocefissa a un album con uno spillo


Quando la mia fiducia 

pendeva dalle fragili corde della giustizia

in tutta la città

si frantumava il cuore delle mie luci

quando bendavano 

col fazzoletto nero della legge

gli occhi ingenui del mio amore

e dalle tempie pulsanti del mio desiderio

schizzavano getti di sangue

quando la mia vita ormai

non era altro che il ticchettio dell'orologio,

capii che dovevo, dovevo

dovevo follemente amare


Una finestra mi basta

una finestra verso l'attimo di conoscenza, sguardo, quiete

ora il noce è cresciuto abbastanza

da spiegare alle tenere foglie

il perché della presenza del muro

chiedi allo specchio

il nome del mio redentore

la terra che trema sotto i tuoi piedi

non è forse più sola di te?

I profeti portarono al nostro secolo

l'annuncio della devastazione

e queste esplosioni continue

queste nuvole contaminate 

non sono forse l'eco dei loro versetti sacri?

O amico, o fratello, o consanguineo

quando arrivi sulla luna

scrivi la data della strage dei fiori


I sogni sempre 

precipitano dall'alto della loro ingenuità

e si infrangono

sento il profumo del quadrifoglio

che è cresciuto sulla tomba  degli antichi significati

era forse la mia giovinezza

la donna, sepolta nel sudario della virtù e dell'attesa?

Salirò forse ancora 

per le scale della curiosità a salutare

il buon Dio che passeggia sul tetto?


Sento che il mio tempo è finito

sento che l'istante solo

è la mia parte delle pagine della storia

Sento che il tavolo 

è una distanza artificiale fra i miei capelli

e le mani di questo triste sconosciuto


Dimmi qualcosa 

chi ti dona la tenerezza di un corpo vivo

cos'altro desidera da te

se non sentirsi vivo?


Dimmi qualcosa 

Al riparo della mia finestra

io, sono amica del sole


La finestra di Forugh, aperta sul mondo durante tutto

il suo percorso esistenziale per conoscere

un mondo, che tuttavia il passato ci trasmette

carico di tutte le negatività che ha costruito con tenacia .

E Forugh ce lo fotografa impietosa con tutti i suoi tragici controsensi, con tutti i suoi aspetti reali e simbolici  dei

più negativi ,che ci appaiono ineluttabilmente stravolti

e malaugurali .


Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.


da "E' solo la voce che resta" 
canti di una donna ribelle del novecento iraniano:
FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani, docente all'università di Bologna


venerdì 24 settembre 2021

69.Forugh Farrokhzad. Qualcuno come nessuno.

 69.Forugh Farrokhzad. Qualcuno come nessuno.


Qualcuno come nessuno.


Ho sognato che veniva qualcuno

ho sognato una stella rossa

ho un tremolio alle palpebre

e si appaiano le mie scarpe

e che possa diventare cieca

se mento

ho sognato quella stella rossa

mentre non dormivo

qualcuno viene

qualcuno viene ,

qualcuno migliore degli altri

qualcuno diverso dagli altri

qualcuno come nessuno,

non come papà , non come Ensi

non come Yahyà, non come mamma

uno che è come si deve essere

è pure più alto degli alberi di casa dell'architetto

e il suo volto

è più luminoso di quello del Promesso

e non ha paura nemmeno del fratello di Seyyed Javad

quello che ora porta la divisa da poliziotto

 e pure dello stesso Seyyed Javad

padrone di tutte le stanze di casa nostro

e il suo nome è  quel nome  che mamma invoca

all'inizio e alla fine delle sue preghiere

Oh Supremo Giudice!

Oh Meta di ogni supplica !

Può leggere a occhi chiusi

tutte le parole difficili  del libro della terra

e può persino,senza  sbagliare ,

sottrarre mille da venti milioni

può comprare ,a credito, tutto ciò che gli serve

dal negozio di Seyyed Javad

può fare in modo che la lampada di" Allah"

che era verde ,verde come l'alba del mattino

torni a risplendere ancora

nel cielo della moschea di Meftàhian


Ah| Come è bella

come è bella la luce

ed io come vorrei che Yahyà

avesse un carretto

e una lanterna

e come vorrei

stare seduta sul carretto di Yahyà fra cocomeri e meloni

e girare per piazza Mohammadiye

Ah\

Come è bello girare per la piazza

come è bello  dormire sul tetto

come è bello andare al parco

come è bello il gusto di Pepsi

come è bello andare al cinema Fardin

come  mi piacciono le cose belle

come vorrei

tirare le trecce alla figlia di Seyyed Javad


Perché sono così piccola

che mi perdo per strada

perché papà che non è piccolo come me

e per strada non si perde

non fa in modo che chi ho sognato arrivi prima?

E la gente del borgo del mattatoio

con i suoi giardini di terriccio insanguinato

perché non fa nulla?

Perché non fa nulla?


Quanto è pigro il sole d'inverno!


Ho spazzato le scale che portano al tetto

ed ho lavato i vetri delle finestre


Qualcuno viene

qualcuno viene

qualcuno che ha il cuore ,il respiro ,la voce con noi



Qualcuno la cui venuta

non si può impedire

né ammanettarlo e metterlo in prigione

qualcuno che ha generato figli

sotto i vecchi alberi di Yahyà

che giorno dopo giorno

cresce sempre di più

qualcuno venuto dalla pioggia

dal fragore della pioggia battente

dal bisbiglio delle petunie


Qualcuno viene

qualcuno dal cielo della piazza dei Cannoni

in una notte di fuochi d'artificio

e stende la tovaglia

e divide fra tutti la Pepsi

e divide fra tutti il giardino

e divide fra tutti lo sciroppo per la tosse

e divide fra tutti il posto a scuola 

e il posto all'ospedale 

e divide fra tutti gli stivaletti di gomma

e il cinema Fardin

e gli alberi della figlia di Seyyed  javad

e divide pure tutto l'invenduto

e ci dà la nostra parte

io ho sognato.


Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.


da "E' solo la voce che resta" 
canti di una donna ribelle del novecento iraniano:
FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani, docente all'università di Bologna


giovedì 23 settembre 2021

68.Forugh Farrokhzad.frammento

 68.Forugh Farrokhzad. Frammento.da:

 "Crediamo all'inizio della stagione fredda...


Frammento 


Pareva

quella fiamma violacea,

che bruciava nella mente pulita delle finestre,

non fosse altro che l'immagine innocente della luce


Soffia il vento nel vicolo

questo è l'inizio del crollo,

anche il giorno in cui

crollarono tra le tue braccia

soffiava il vento

Care stelle,

care stelle di cartone!

Quando la menzogna prende a soffiare nel cielo

come si può rifugiarsi ancora

nei versetti dei profeti avviliti ?

Noi ci incontreremo

come cadaveri millenari

e allora

il sole giudicherà la decomposizione dei nostri corpi.


La duplice lotta ingaggiata da Forugh sul piano dei diritti delle donne e su quello del rinnovamento della poesia  la porta all'uso di un linguaggio davvero inconsueto. Non soddisfatta della rimozione el trascendente, nonché di qualsiasi elemento religioso ,sia pur flebile e appena accennato, si rivolge alle stelle in modo compassionevole con due appellativi davvero antitetici, (consuetamente affettuoso "care" ,il primo, brutalmente allusivo alla materia volgare "di cartone" a cui ha ridotto la loro composizione),il

secondo,  che entrambi sottolineano con brusca evidenza la costruzione del percorso che sta costruendo per la  sua scrittura. 

Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.

da "E' solo la voce che resta" - editore Aliberti
canti di una donna ribelle del novecento iraniano:
FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani, docente all'università di Bologna



mercoledì 22 settembre 2021

67.Forugh Farrokhzad.Sulla terra.

 67.Forugh Farrokhzad.


 Sulla terra

Non ho mai desiderato, io,

essere una stella nel miraggio del cielo

o come lo spirito degli eletti.

quietacompagna degli angeli

mai stata separata dalla terra

né mai amica delle galassie


Ferma in piedi sulla terra

sotto lo stelo verde di una pianta

con il corpo che vive ed aspira

il vento,il sole,l'acqua


Feconda di desiderio

feconda di dolore

in piedi sulla terra

fino a che le stelle mi adorino

fino a che le brezze mi accarezzino


Guardo dalla mia piccola finestra

non sono altro che l'eco di una canzone

e non sono eterna


Nel gemito del piacere,

ancor più puro del silenzio d'un dolore,

non cerco altro che l'eco di una canzone

E non cerco rifugio

nel corpo della rugiada

posata sul giglio del mio corpo


Sulle pareti della mia casa,

che è la mia vita,

i passanti con la scritta nera dell'amore,

lasciano tracce di ricordo:

un cuore trafitto dalla freccia 

una candela consumata

segni pallidi e muti

sulle confuse lettere di follia


Ogni bocca che mi baciò

concepì una stella

nella notte che scendeva

sul fiume dei ricordi

perché ora desiderare le stelle?


Questo  è il mio canto:

    -Oh amato del mio cuore

     prima d'ora,

     non sono stta mai come ora,

     mai come ora...


Da "E' solo la voce che resta"

a cura di Faezeh Mardani, professore all'università di Bologna 

Aliberti editore.


Un misticismo nuovo, tutto immerso nella natura, che non tanto  ignora, ma dichiaratamente allontana con forza il trascendente, giungendo a rifiutare il paragone con le stelle che da sempre è
l'accostamento più ambito dalle donne quello che  ci propone la grande poetessa  dell'Oriente, sia pur Medio, Forugh Farrokhzad.,iraniana.
Una combattente, nata a Tehran e  morta tragicamente e prematuramente per un incidente stradale . 
Qui un lungo canto esemplare, a testimonianza della possente forza di rinnovamento che la anima e che ha saputo imprimere alla poesia del suo paese, mentre conduceva instancabile la sua lotta per i diritti delle donne del suo paese.





martedì 21 settembre 2021

66.Forugh Farrokhzad.Sorge il sole

66..Forugh Farrokhzad*.Sorge il sole*.


Sorge il sole

Guarda

come il dolore 

goccia a goccia

si scioglie nei miei occhi

e la mia ombra, oscura e indocile

si fa schiava  del sole

guarda

è tutto il mio essere 

che precipita


Una scintilla

mi rapisce

mi solleva

mi cattura

guarda 

tutto il mio cielo

si riempie di stelle cadenti


Sei giunto da lontano, lontano ,

dalle terre fragranti e lucenti

e ora mi inviti in una piccola barca 

d'avorio, cristalli e  nuvole

portami con te per le città di passione e poesia

oh speranza che accarezza il mio cuore


Mi porti per le vie stellate

mi trascini oltre le  stelle

guarda,

mi bruciano le stelle

sono colma di luce febbrile 

e come pesciolini rossi ed ingenui

raccolgo le stelle dai laghi notturni


Come era distante la nostra terra

dai padiglioni azzurri del cielo

ora di nuovo sento la tua voce 

fremito d'innevate ali degli angeli

guarda fin dove arrivo

alla Via Lattea, all'infinito ,all'eterno arrivo


Ora che siamo giunti all'apice

lava il mio corpo col  vino delle onde

avvolgimi  nella seta  dei tuoi baci

cercami nelle  notti senza fine 

non lasciarmi più 

non separarmi  più dalle stelle


Guarda,

come la cera della notte

goccia a goccia

si scioglie sul nostro cammino

Il calice nero dei mei occhi 

al tepore della tua ninnananna

trabocca del vino del sonno

sulla culla della mia poesia 

guarda,

sorgi tu 

sorge il sole.


*La cupa ,durissima salita dell'esistenza solitaria e dolorosa della poetessa e di tutta la natura sofferente che la circonda  sembra volgere alla fine. Con il sole che sorge e il compagno al suo fianco tutto sembra poter consentire la speranza di una vita migliore per gli uomini  e per la natura tutta. I versi assumono  tinte romantiche: .l'isolamento di ogni elemento della natura è interrotto  come quello della poetessa, raggiunta dal suo affascinante compagno. Il cammino sembra ormai con il sole illuminarsi di speranza ;la dura salita sembra essere vicina al culmine. Con il dolore che sembra sciogliersi, con le ombre ormai domate dal sole, anche le stelle tornano a rendere il cielo scintillante e il compagno della poetessa, che cancella la sua solitudine, la conduce nei territori stellari dove lei può dedicarsi alla raccolta delle stelle dai laghi notturni. 

Tutta questa nuova, meravigliosa positività in realtà cela un segreto: esiste solo finché la terra è rigorosamente altra, lontana, ininfluente. Un'ulteriore notazione che mi sembra interessante è forse il fatto che non manca mai nei versi di Forugh l'esplicita citazione del tema "poesia", strettamente intrecciato con quello esistenziale, che indossa un abito ormai decisamente sentimentale .La presenza costante e primaria del tema nell'esistenza della poetessa è tale ,per cui  è per Lei naturale parlarne anche nei suoi versi. Come il tema dell'amore, della passione, del desiderio, che, con pari dignità, fanno parte integrante della sua lotta, che costantemente conduce perché siano anch'essi diritti imprescindibili nella vita di tutte le donne.

*]Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran

*Anche questi  versi  sono presi dalla  pubblicazione 

 a cura  di Faezeh Mardani, docente all'Università di Bologna

dal titolo "E' solo la voce che resta"- editore Aliberti,

65.Forugh Farrokhzad.Nell'oscurità.

65.Forugh Farrokhzad*.Nell'oscurità.*


Nell'oscurità

Nell'oscurità

ti ho chiamato

c'era il silenzio

e il vento leggero

scostava la tenda


Nel cielo triste

una stella bruciava

una stella passava

una stella moriva


ti ho chiamato,

sì,ti ho chiamato

tutto il mio essere

come una tazza di latte,

era tra le mie mani

lo sguardo azzurro di luna

scendeva sui vetri


una canzone triste

si alzava come fumo

dalla città dei grilli

e come fumo scivolava

sulle finestre


Tutta la notte. lì,

nel mio petto

qualcuno ansimava 

ti desiderava 

qualcuno

dalle mani fredde 

lo respingeva 


Tutta la notte, lì,

dai rami oscuri

scendeva tristezza

qualcuno si  perdeva

qualcuno ti cercava 

come cadenti rovine

l'aria lo schiacciava


Il mio piccolo albero

era innamorato del vento

del vento vagabondo


Dov'è la casa del vento?

Dov'è la casa del vento?








 



















:

 



*]Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran

*Ancora un componimento sull'oscurità ,sulla notte, ma meno drammatico e cupo. Qui la poetessa vuole esprimere piuttosto una profonda tristezza, dove ogni essere non riesce a rompere la propria solitudine: la stella come la poetessa ,la canzone come la città dei grilli e il piccolo albero innamorato del vento che però è vagabondo. Un isolamento per il quale  solo la morte è liberatoria.

Ancora un componimento sull'oscurità ,sulla notte anche  per esprimere la psicologia sofferente della stessa coraggiosa innovatrice della poesia novecentesca iraniana e la quasi solitaria coraggiosa ,ma  difficilissima impresa per cercare una reale affermazione dei diritti della donna nel suo paese. 

*Anche questi versi sono presi dalla pubblicazione  a cura di

Faezeh Mardani, docente all'Università di Bologna ed. Aliberti

dal titolo "E' solo la voce che resta".


domenica 19 settembre 2021

64.Forugh Farrikhzad..Incontro notturno.

 64.Forugh Farrikhzad*


Incontro notturno.


E quel volto insolito

al di là della finestra

mi disse:

"la verità è di chi ti vede

io sono

come il tremendo senso di smarrimento,

ma ,Dio mio,come posso spaventarvi

proprio io ,mentre non sono nient'altro 

che leggero e girovago aquilone

sui tetti nebbiosi del cielo

e un ratto chiamato morte,

nella nostalgia notturna dei cimiteri

ha masticato

il mio amore ,la mia brama,

il mio dolore, la mia rabbia


e quel volto insolito

vagava al di là della finestra

il vento cancellava a poco a poco

la scia delle sue tracce sottili e fiacche

il muoversi segreto della notte

rapiva i suoi lunghi e soffici capelli

e li stendeva in tutta la distesa notturna

come piante in fondo al mare

e gridò:

"credetemi, io non sono vivo"


Vedevo ancora, al di là di quel volto,

diradarsi e spandersi delle tenebre

i frutti argentei del pino

ma lui...


Lui scivolava su tutto

e il suo cuore immenso risaliva 

come il verde senso degli alberi

e il suo sguardo continuava

fino all'eternità


"Avete ragione

Mai più dopo la morte,

ho avuto il coraggio

di guardare  nello specchio

e sono morto così a lungo

che nulla può provare la mia morte

oh, avete sentito,

in fondo al giardino,

la voce del grillo che di notte

fuggiva verso la luna?


Penso che tutte le stelle 

siano migrate verso un cielo ignoto

e la città, come era quieta la città!

Lungo la strada , non ho incontrato altro

che spazzini odoranti di tabacco e pattume

e poliziotti  stanchi  e assonnati

e comitive di pallide statue


Peccato,

io sono morto

e la notte sembra continuare 

nella stessa inutile notte di sempre


Ha smesso di parlare 

un amaro senso del pianto

oscurava la distesa dei suoi occhi


"Voi che nascondete le vostre facce

dietro la penosa maschera della vita

non pensate mai a questa triste verità

che i vivi di oggi non sono altro 

che scorie della vita stessa?


Sembra invecchiarsi un bimbo

al suo primo sorriso

e il cuore - questa alterata epigrafe

dai tratti originali manomessi - 

sembra non fidarsi più 

della propria certezza granitica


Forse l'assuefazione dell'essere

e il continuo consumo dei calmanti

ha trascinato fino al vortice del declino

o desideri puri e semplici degli uomini

forse lo spirito è stato esiliato

in un'isola deserta

forse ho solo sognato il canto del grillo

così, questi docili soldati

sorretti dalle loro lance di legno

sono quegli agili cavalieri?

E questa gente china ,ossuta e oppiomane 

quei puri mistici di nobile pensiero?

Dunque è vero che gli uomini

non attendono più il Promesso

e le ragazze  innamorate 

squarciano i propri occhi

con il loro sottile uncinetto


Ora si sente 

l'eco del grido dei corvi 

in fondo ai sogni mattutini gli specchi si risvegliano

e singole forme isolate

si arrendono al primo strascico di risveglio

e all'assalto segreto degli incubi funesti


Ahimè

io, sono qui, al termine del mio tempo

con tutti i miei ricordi

di un sangue che non verga più

epopee tinte di rosso

di un orgoglio che non visse mai

così miseramente 

e ascolto: nessuna voce si sente

e guardo fisso: nessuna foglia si muove 

e il mio nome

l'essenza di tutta la purezza

ora non smuove più 

neppure la polvere dei santuari"


Rabbrividì

e si sgretolò dai due lati

mentre le sue supplici mani,

come interminabili sospiri,

tendevano dalle fessure verso di me


"Fa freddo

e il vento taglia i miei tratti

c'è forse qualcuno ancora, su questa terra,

che non ha paura di conoscere

il proprio volto consumato?

Non è arrivato ancora il momento 

di aprire questa piccola finestra ,

e per il cielo di piovere

e per l'uomo di piangere

pregando sul proprio cadavere?"


Forse era l'uccello che pianse

oppure il vento tra gli alberi 

oppure io, che di fronte al vicolo cieco del mio cuore

fluivo come un'onda di dolore e pudore 

e vedevo di là dalla finestra

quelle due mani di amaro rimprovero,

tese ancora verso le mie mani,

svanire al chiarore d'un'alba illusoria


e una voce nell'orizzonte freddo gridò;

"addio" 


Un misticismo tutt'affatto nuovo , tutto immerso
com'è nella natura , ci propone una grande poetessa ,
pur dell'Oriente, ma  Medio :Forugh Farrokhzad.,iraniana.



*Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.

*da "E' solo la voce che resta" canti di una donna ribelle del novecento iraniano:Aliberti editore

FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani,docente all'università di Bologna

sabato 18 settembre 2021

63.]Forugh Farrokhzad. Eterno crepuscolo

 


62.Forugh Farrokhzad.*

Eterno crepuscolo.

-Giorno o notte?
-no, mio caro, è l'eterno crepuscolo
con due rondini nel vento 
due bare bianche 
voci lontane, incerte, smarrite
come il correre del vento
nelle piane distanti

-Bisogna dire  qualcosa
sì, qualcosa 
il mio cuore brama unirsi alle tenebre
bisogna dire qualcosa

Che greve oblio
cade una mela
i semi gialli di cotone si spezzano
sotto il becco dei miei canarini innamorati

il fiore delle fave ,
abbandona i suoi nervi azzurri
nell'inebriante brezza
per sfuggire all'ansia di un'ambigua metamorfosi
e qui, in me, nella mia testa?

Oh...
nella mia testa non c'è altro
che il denso turbinìo
delle particelle rosse
e il mio sguardo
come una menzogna
è timido e impaurito

-Io penso alla luna
-io alla parola in poesia
-io penso alle sorgenti
-io alle illusioni della terra
-io penso al profumo denso del grano
-io alla leggenda del pane
-io penso all'innocenza dei giochi
  a quella stradina stretta e lunga
   piena di alberi di acacia
-io al triste risveglio dopo il gioco
  allo stupore oltre la  stradina
  e al lungo vuoto oltre il profumo delle acacie

- gli eroi?
-oh i cavalli soni vecchi e stanchi
-l'amore?
è solo , e dalla finestra abbassata guarda
i deserti senza Majnun*,il folle d'amore,
lungo il cammino che confuso ricorda
il lento e sensuale passare di una caviglia in armilla

-desideri?
-si perdono
  nella congiura spietata di mille porte
-chiuse?
-sì,  chiuse, sempre chiuse 
  ti stancherai

-io penso a una casa
  con i torpidi respiri dell'edera
  con le luci accese come luccichìo degli occhi
  con le notti pigre, serene ,assorte
  e un bimbo dal sorriso infinito
  come cerchi ripetuti dell'acqua
   e un corpo sanguigno come un grappolo d'uva

-io penso alle macerie
  al saccheggio dei venti oscuri
  a una luce sospetta
  filtrare di notte dalla finestra
  e a una tomba, piccola  come il corpo di un bimbo


- e il lavoro?
- sì, ma  dietro quell'enorme scrivania
   si nasconde un nemico sospetto 
   che ti mastica lentamente
   insieme  al legno e alla carta
   e mille altre inutili cose
   e infine ti annegherai in una tazza di té
   come una barca nello stagno
   e non vedrai altro che il denso fumo delle sigarette
   nella sbiadita e lontana linea dell'orizzonte

-una stella?
-sì, centinaia e centinaia,
 tutte prigioniere oltre la notte
-un uccello?
-sì, centinaia e centinaia
 e il loro futile orgoglio nel volare
 nei nostri ricordi lontani
-io penso a un grido nel vicolo
-io a un topolino inerme
  che ogni tanto passa sotto i muri
-bisogna dire qualcosa
  sì, qualcosa
  al chiarore del mattino, nell'attimo tremante
  quando l'aria ,come il senso della pubertà,
  d'un  tratto si unisce a qualcosa d'ignoto
  io  vorrei arrendermi alla rivolta
  vorrei piovere,
  piovere da quella densa nube
   vorrei dire no ,no, no...

-andiamo
-bisogna dire qualcosa
-bicchiere di vino, letto, sonno o solitudine?
 -andiamo...


  Un misticismo nuovo, tutto immerso nella natura  che 
ci propone una grande poetessa ,pur dell'Oriente, sia pur medio, Forugh Farrokhzad, iraniana. Una combattente,
morta tragicamente e prematuramente per un incidente stradale . 
Qui un lungo canto esemplare a testimonianza della possente forza di rinnovamento che la anima e che ha saputo imprimere alla poesia iraniana, mentre conduceva instancabile la sua lotta per i diritti delle donne del suo paese. 






*]Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran.

*da "E' solo la voce che resta" canti di una donna ribelle del novecento iraniano:

FORUGH FARROKHZAD
a cura di Faezeh Mardani,docente all'università di Bologna

*Il protagonista del celebre romanzo d'amore in versi Leyll e Majnun del poeta persiano
Nezìmi(1141-1209),simbolo della follia d'amore.