venerdì 19 novembre 2021

125.Louis Aragon,il compagno di strada antagonosta di Paul Eluard.

 

        Rimasta sola, Zoé è ancora immersa nelle suggestioni  che la lettura delle poesie del grande poeta surrealista ha saputo creare. E decide, dunque, di prolungare quello stato di grazia andando a curiosare fra i testi di un poeta a lui contemporaneo, anche lui surrealista e militante politico nelle stesse file, ma che si propone, se ricorda bene, in modo molto diverso. E, poi, si chiede, dopo i grandi dell’avanguardia surrealista -  come appunto  Paul Eluard e Louis Aragon[1], il compagno di strada antagonista -  che ne è stato dello sperimentalismo nelle generazioni successive dei poeti francesi?   E qual è il genere di sperimentazione che si pratica oggi in Francia?


        Questi gli interrogativi che Zoé intende soddisfare, per i quali si mette subito a scartabellare sollecita nei ripiani della sua libreria.

         Ed è con grande soddisfazione che alla fine della serata può consegnare alla memoria del suo fedele PC il bilancio consuntivo delle sue appassionate ricerche:

 LOUIS ARAGON DE « L' AMOUR FOU POUR ELSA»

·:Aragon e la sua immersione nel concreto quotidiano.

Aragon, un poeta per il quale il mondo esiste, esterno e reale anche quando è surrealista. Un poeta con la vocazione ad essere presente nel mondo dove abita, come attore consapevole. Se nel suo universo l’incanto, il simbolo appaiono spesso, essi affiorano tuttavia al termine del suo percorso sulla terra concreta, quotidiana, immediata.[2]

·         La metabolizzazione della tradizione.

Anche nelle avanguardie, come nella poesia della tradizione, coesistono due famiglie di poeti. Se Eluard  è acqua sorgiva, primigenia e purissima, Aragon è invece acqua generosa e abbondante, che scorre, raccogliendo quello che incontra nel lungo cammino, e lo metabolizza. È lo stesso poeta che ci dice: ”Cerco di perseguire con la poesia contemporanea,  ricca di tutta l’eredità francese dei secoli, questa esperienza di linguaggio divino – Io canto».[3]  È abile, insomma, nell’imitare, nel prendere a prestito, nel fabbricare pastiches, sa attingere alle fonti più pure del passato e trarne preziosa originalità con esercizio paziente. Poesia è per lui quella combinazione di parole concepite per ingannare, afferrare, catturare l’emozione del lettore. Un’implacabile miscela di sentimenti, di immagini, di idee, di parole, di ritmi, di rime, che si scolpisce indelebile nella sua memoria. I suoi elementi di forza sono dunque il respiro, gli accordi, l’assemblaggio di giochi di parole, il ritorno regolare di frasi, la caduta attesa, ritardata, elusa e tuttavia prevedibile di un ritornello, elementi fissi ai quali la memoria si abitua, che sottintende e sostiene l’architettura del testo poetico. Sa fare insomma oggetti lirici di quegli oggetti quotidiani che la realtà contemporanea  propone.

·         La riscoperta della rima.

La poesia di Aragon è capace delle parole più dolci e della musicalità più soave. Già altri surrealisti[4] avevano rivelato elementi di contraddizione, decretando la morte della rima e dedicandosi poi a giochi ritmici, dove si assiste alla penetrazione della rima nel verso intero. In realtà la riflessione sulla rima era cominciata già con Verlaine[5]. Si notava che ormai erano tutte conosciute, che era impossibile inventarne di nuove, che in esse dunque  era insito l’obbligo di plagio, di imitazione, di recupero dell’eco sbiadita di versi  precedenti. Apollinaire[6], poi, aveva individuato la malattia della rima nell’abuso per un fine di mera ginnastica e aveva cercato di guarirne.

Aragon sostiene invece  che non può esser vero che non esistano rime nuove, quando viviamo in un mondo  nuovo.[7]E attribuisce alla rima una nuova dignità, erigendola a strumento che introduce cose nuove nell’antico e nobile linguaggio che ha  in sé il suo fine e che si chiama poesia. La rima cessa di essere derisione e partecipa alla necessità del mondo reale, in quanto anello che lega le cose alla canzone e fa sì che le cose cantino”.[8]

·         L’amore assoluto.

Nelle poesie per Elsa, Aragon si serve di parole semplici e essenziali, dove ogni particella è tuttavia lava incandescente, meteora del vocabolario.  Le parole d’amore intorno a un volto incrociano acuti ed ebbrezze, laceranti lamenti e vortici di canzoni e Aragon manifesta la sua genialità in ogni verso, in ogni accento.Il regno dell’amore, dove debolezze e rinunce si affiancano ai pretesti  e alle occasioni per esaltare il meglio dell’uomo, raramente si addice al genio poetico. Cuore/amore è ormai una rima terribilmente usurata.

Ma qui Elsa porta con sé ricordi, analogie, tradizioni, simboli, rifiuti, speranze. Una magnifica mitologia  concreta  che i legami irragionevoli e sacri - costruiti dagli amanti tra loro e i loro destini-  intessono. Ogni sentimento, ogni sofferenza del poeta, ogni  sua volontà, ogni sua intuizione costituiscono il tramite di quest’amore che lo lega  al mondo intero e  che lui a quella vasta dimensione sa estendere. Non esiste che un amore e tutto quel che si ama, un volto solo lo riassume, il volto di Elsa. Creazione di un’immagine magnifica dell’amore completo, totale che può arrivare a rinunciare a se stesso se si tratta di salvare quel che esso  abbraccia al di fuori di sé. “La poesia di Aragon  fa  uscir fuori quella falce d’oro nel campo delle stelle che va a falciare il respiro del lettore e a rapirlo”[9]



[1]  Louis Aragon nasce a Paris nel 1897 e muore a Saint-Arnoult-en Yvelines, nel 1982.

[2] Cfr.Claude  Roy in Aragon, Pierre Seghers éd.,Coll.Poètes d’aujourd’hui, 1945,Paris.

[3] Ibidem.

[4] Come Robert Desnos. Suo il celebre distico :”Gal, amant de la Reine, alla (tour magnanime)/galamment de l’arène  à la Tour Magne, à Nîmes ”(«  Gal, amante della Regina, andò (giro magnanimo) galantemente dall’arena alla Tour Magne a Nîmes), Cfr.  Louis Aragon:  La Rime en 1940».In  Le crève-coeur e Le nouveau  crève-coeur  , NRF, Poésie /Gallimard, Paris, 1941.

[5] Cfr. Paul Verlaine ”Art Poétique”  , op.cit.

[6] Guillame Apollinaire (Wilehlm de Kostrowitsky) nasce a Roma in una casa non più esistente nei pressi di piazza Mastai a Trastevere nel 1880 da Angelica de Kostrowitsky, di origine polacca ma cresciuta a Roma, e da un italiano, forse un ufficiale borbonico, molto più anziano. Dopo brevi soggiorni a Monaco, Cannes, Aix-en-Provence, Lione, madre e figli i trasferiscono a Parigi nel 1889. Il giovane deve lavorare come precettore in Germania, mentre pubblica i primi versi. Al ritorno a Parigi si lega agli ambienti artistici (è amico di Picasso), scrive analisi sui Salons. Nel 1913, ha successo con “Alcools” e pubblica anche “Pittori cubisti”. Nel 1914 si arruola per la Grande Guerra. Ferito alla testa, muore nel 1918 per febbre spagnola.

[7] Louis Aragon, La Rime en 1940 ; nella rivista Poètes Casqués 40 del 20 aprile 1940.Trad. di Maria  Gabriella  Bruni.

[8] Ibidem.

[9]Claude Roy, in Aragon, op.cit.

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