Dall’estremità opposta del semicerchio irrompe una voce scura, calda e
vellutata che presenta “Madrigale” di Federico Garcia Lorca.[1]
Madrigale[2]
Il mio bacio era una melagrana
profonda e spalancata:
la tua bocca era una
rosa
di carta
Un campo di neve, lo
sfondo
Le mie mani erano
ferri
per le incudini;
il tuo corpo era il
tramonto
di un rintocco.
Un campo di neve, lo
sfondo.
Nel traforato
teschio azzurro
misero stalattiti
i miei “ti amo”
Un campo di neve, lo
sfondo.
Si coprirono di muffa
i miei sogni
infantili,
e perforò la luna
il mio dolore
salomonico.
Un campo di neve, lo
sfondo.
Ora ammaestro severo
l’alta scuola,
il mio amore e i miei
sogni
(puledri senz’occhi)
E un campo di neve, lo
sfondo.
Una calamita quell’immagine
del corpo di lei, stretto dalle sue mani
come in una morsa metallica, languido come il rintocco al tramonto e i
sogni di lei che avvizziscono, trafiggendo
di strali dolorosi la luna nel tentativo arduo di ammaestrare i sogni e l’amore
del presente, ciechi e bizzarri come puledri. E quelle sequenze scandite dallo
sfondo costante dello schermo bianco e neutro del campo di neve …
(‘Una riproposizione
bellissima- considera Zoé - che sottolinea tutte le simmetrie e le suggestioni
visive e sonore del testo. Una voce sorprendente - continua a pensare guardando la Donna di
Carta, che ora ha finito il suo pezzo-
anche per l’inatteso contrasto con un corpo dalla struttura imponente,
pur nella tenuta sportiva, molto casual’)
[1] Federico Garcìa Lorca nasce a
Fuente Vaqueros, Granada, Andalusia, Spagna nel 1898. Muore, fucilato dai
Falangisti e gettato in una fossa comune, senza nome, il 16 agosto 1936 nei pressi di Fuente Grande de Alfacar, vicino
a Granada.
[2] Federico Garcìa Lorca,”Madrigale”, in Poesie ,
Bur, Biblioteca Universale Rizzoli, 2004. Madrigale:componimento di natura musicale,
di tipo idillico-amoroso. È formato da due o tre brevi strofe cui seguono una o
due coppie di versi a rima baciata(Petrarca).Diverso il madrigale del’500:versi
dal metro variamente alternato con rime libere.Questo è stato scritto nell’
Ottobre del 1920 da Federico Garcìa
Lorca a Madrid.
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