Di rimbalzo, quasi a farsi
perdonare la parsimonia della sua bella, ma solitaria proposta, ritorna ora la
seconda Donna di Carta, che si è già esibita, per dire, adesso, ”La voce a te
dovuta” , testo poetico di Pedro Salinas.[1]
Anche lei è
cambiata. Ora la sua voce è più spoglia e sobria e sgrana, decisa e quasi severa, i versi della sua
verità, fino ad approdare alla conquista del distico conclusivo con una sorta
di luce trionfante nello sguardo.
La voce a te dovuta[2]
Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che altissima
allegria:
vivere nei pronomi!
Getta i vestiti,
i connotati, i
ritratti;
non ti voglio così,
travestita da altra,
figlia sempre di
qualcosa.
ti voglio libera,
pura,
irriducibile: tu
quando ti chiamerò, so
bene,
fra tutte le genti
del mondo,
solo tu sarai tu.
E quando mi chiederai
chi è che ti chiama,
che ti vuole sua,
sotterrerò i nomi,
le pergamene, la
storia.
Comincerò a
distruggere quanto
m’hanno gettato
addosso
da prima ancora ch’io
nascessi.
E ritornato ormai
all’eterno anonimato
del nudo, della
pietra, del mondo,
ti dirò:
“Yo
te quiero,
soy yo”.
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