giovedì 18 novembre 2021

124.Gordon e Zoé sono impegnati a valutare la particolarità gradevole dell'evento.

 

         Gordon e Zoé possono finalmente lasciarsi andare ai loro consueti duetti, seduti al  tavolo di un piccolo ristorante delle Ramblas, di fronte a una paella davvero sontuosa.

          È una selezione molto interessante quella che le Donne di Carta hanno presentato. Ha saputo affiancare a modelli di riferimento, come le poesie di Antonio Machado e di quei maestri, che frequentarono quella particolarissima comunità di artisti senza leader che fu la “Casa de los Chopos[1],i testi delle personalità più originali della “Generazione del ‘27”.Uno strano raggruppamento di poeti, pittori, cineasti,musicisti e architetti che condividevano la tensione per il rinnovamento. Nei poeti, in particolare, è evidente una spinta comune alla revisione dello stile barocco, all’antiretorica, per poi finire, però, per imprimere ciascuno alla propria produzione direzioni diverse.

         - Gordie, ora bisogna fare un altro brindisi!-prorompe Zoé, appena conquistato il loro tavolo - Che gioia, e che  fatica contenerla tutta durante l’esibizione! Avevo dimenticato la grandezza del “Secolo d’argento delle lettere spagnole.[2]

         -Mi sono chiesto davvero come fosse possibile vederti tanto a lungo in silenzio … -interviene Gordon - Dai!  Scherzavo! Come siamo suscettibili, però … Non prendertela, non è il caso di fare quell’espressione imbronciata! Allora, su, brindiamo alla Spagna, ai suoi grandi poeti e a Sant Jordi! - e poi continua - Penso poi che abbia molto contribuito la forza comunicativa, quella meravigliosa capacità di trasmettere emozione delle Donne di Carta, non credi? Proprio brave! Così diverse, ma tutte possedute da quella tensione, da quella concentrazione assoluta che crea, su di te che ascolti, un legame così intenso, una sorta di filo invisibile che si tende fra i due poli, una sorta di effetto calamita che consente la piena condivisione del piacere di ogni rivisitazione. Penso proprio che la Donna di Carta quando dice il suo pezzo diventi il poeta, anzi di più: si identifichi e faccia percepire con il suo corpo e la sua voce  il testo stesso da lei scelto e amato.  In realtà  ci fa assistere alla sua piena immersione nella vocalità del testo: c’è un misterioso ponte gettato tra la scrittura e la voce … Anche là dove un testo non nasce per essere accompagnato da strumenti musicali, diventa tuttavia materia  musicale, nel momento in cui viene detto in un certo modo …  

         - Come al solito, molto profonda la sua riflessione, Mr Fisher, unita a molta galanteria! Nei miei confronti e nei confronti delle belle Donne di Carta!-replica ironica Zoé- Comunque, anche io ho apprezzato la loro capacità di mettersi in relazione col pubblico, che, mi sembra, abbia anche saputo cogliere l’occasione. Un’opportunità, del resto, per tornare alle origini, Omero, i Troubadours … Io , però, se permette, Mr Fisher, io ho provato qualche preferenza.  Ho apprezzato in modo particolare il  risultato  del lavoro del ” poeta per grazia di Dio (e del diavolo)”, devoto “ della tecnica e dello sforzo”[3] nel  suo madrigale.  Come sottrarsi al sortilegio di quel bacio succoso e intenso come  una “melagrana profonda e spalancata “sulla sua bocca, pur delicata e fragile come una rosa di carta!

- Dai –la interrompe Gordon premuroso - ora mangia piuttosto questi succosi frutti di mare, se la paella si raffredda non ti piacerà e sarà un vero peccato! Comunque hai ragione. Lo sai come sono sensibile all’eterno femminino … Ma non è solo questo. La poesia è l’arte del “dictare”, è quasi retorica, più che letteratura: ricordati Dante. La poesia nasce come arte orale e lo è sempre rimasta. Il tratto in cui non lo è stata più è davvero infinitesimale. La dimensione vocale è fondamentale nel testo scritto. Sai già come la penso: il metro, il ritmo sostengono la struttura e finiscono per costituire l’impianto, l’impalcatura delle  figure, perfino  nel tuo adorato Rimbaud! Considera, ad esempio, come  quella voce di velluto ha reso davvero unici quei versi di Federico Garcia Lorca!  E inoltre, che invidia intravvedere quel paradiso in terra, costruito semplicemente con un campo silenzioso dove scorre con discrezione un fiume, dove è una piccola fonte e dove i baci degli innamorati sono “sonori nèi nell’eco”. Un vero “Paradiso perduto”! Se poi pensi alla sua vita, all’esilio, alla fucilazione … Che crudele, dannato contrasto!..

         Zoé si è interrotta un attimo per bere un sorso, ma tesa, subito aggiunge- Certo, penso che fosse inevitabile l’esilio negli anni della dittatura franchista per uomini capaci di immagini impalpabili e libere, perciò tanto affascinanti. Pensa a  quelle di Rafael Alberti coi suoi ”valzer del cielo” che i venti suonano nei capelli di lei, mentre la prima luna degli innamorati fa capolino dietro al suo ventaglio. Che sapiente capacità di collegarsi con i fervori innovativi delle avanguardie europee e, nello stesso tempo, rendere omaggio ai maestri, come Béquer,[4], di sapere insomma trovare il punto di equilibrio e di sintesi che permette di recuperare una vena neo-popolare, di essere il poeta di tutti, rifiutando ogni odore di accademia, e tuttavia raggiungere con naturalezza e semplicità una eleganza e una raffinatezza estreme.  Quanto a ritmo, metro, lo sai,io preferisco privilegiare i termini armonia /disarmonia . Credo che in certi testi una certa disarmonia insistita, a volte aggressiva, addirittura corrosiva, è il vero supporto alla efficacia figurale. In questo senso posso condividere il tuo modo di sottolineare la musicalità di un testo poetico. Ma … Ancora  una curiosità.  Hai colto anche tu qualcosa di diverso, di più autentico e diretto in questa, non saprei come chiamarla esattamente, performance  in rapporto alle altre esperienze in cui l’ attore  dice o legge poesie?

         - Allora, andiamo con ordine- riprende Gordon - Prima un’osservazione sui maestri spagnoli: il punto di equilibrio tra opposti,appunto,mi sembra anche l’elemento comune delle personalità,per altri versi, molto differenti, dei componenti di questo gruppo straordinario di intellettuali. La sintesi che Lorca seppe trovare tra tradizione colta e popolare, tra avanguardia e tradizione è quella che io ritrovo nella poesia pura di Pedro Salinas intessuta di intelligenza e di sentimenti senza mai scadere in sentimentalismi e, tantomeno, in intellettualismi. Piuttosto, un rifuggire dalla retorica, una ricerca severa del  linguaggio, essenziale, spoglio, che ti riporta ai valori essenziali dell’essere, alla nudità vera dei pronomi. ” La voce a te dovuta “ è davvero magnifica, non sei d’accordo?

        - Sì, certo-concorda Zoé, ribattendo però subito dopo- Ma è proprio qui che risiede il loro fascino. Pensa alla loro ammirazione per Antonio Machado, appena una generazione precedente alla loro, e, tuttavia, con la forza di creare un modo originale per esprimere la propria preoccupazione per i problemi dell’Uomo . Io penso a Vicente Aleixandre e alla sua  “Figlia del mare ”, alla “ generosa presenza” della sua “bellezza irresponsabile”, alla sua ”innocenza offerta ad occhi savi” come una “conchiglia lasciata dalle onde”, come la “spuma che resta quando la riva si ritrae”. Quanto lontano il sogno, quanto fondate le inquietudini …

        - È vero-continua Gordon - Come il grande Machado che accenna a qualche mistero, improvviso ed etereo, come la storia d’amore che s’incardina nel cuore del poeta che ricorda come nella vita  c’è molto di incompreso e che è pronto tuttavia ad afferrare il ritmo nuovo dello spazio, impresso dalla mano di lei che si posa sul suo braccio, l’imprecisa cosa felice che la brezza dice sui rami senza saperlo, che fa riapparire  il quadro della sua vita nella quieta piazzetta tra le acacie fiorite e la limpida fonte o la dorata assenza incantata o infine quell’amore che nel confuso specchio rompe gli scenari dei suoi crepuscoli antichi. Aleixandre si lascia trafiggere dagli occhi azzurri della figlia del mare che raggiano e si lascia legare al caldo nodo della sua presenza. Devo confessarti che sono stato conquistato dalle movenze, in sintonia con il movimento del mare, e dallo sguardo incantato e luminoso della suadente Donna di Carta che l’ha rievocata per noi - e, dopo una rapida occhiata preoccupata alla sua interlocutrice, prosegue: - Aleixandre è un poeta legato al suo mare, ma con un forte legame anche con la sua terra: la sua originalità non si lascia contaminare dalle scosse sismiche  delle avanguardie europee, ma affonda le sue radici nella  tradizione del suo paese che non abbandonò neppure per l’esilio. La sua poesia angosciata ed esistenzialista è testimonianza  alta  della durissima guerra che fu vissuta dal suo popolo...

        -Sei proprio  un incorreggibile maschio -lo interrompe Zoé- e non solo  britannico! Ma quanto charme in quel sondare le profondità dell’essere e della storia … Confessa che  lo fai apposta per sottolineare la mia natura compulsiva che ti disturba. E, ora, la mia piccola curiosità … sono sempre in attesa …

-Oh! Basta coi battibecchi e le sfide scherzose -propone Gordon sorridendole- Ognuno è come è. Sono d’accordo con Salinas. L’ideale sarebbe esserlo senza maschere e senza orpelli, ma è utopico. Se vuoi il mio parere, dunque, sì, è proprio vero. Se devo essere sincero, ho provato spesso un certo fastidio, quando mi sono trovato di fronte a un attore dalla forte personalità, specialmente se interpretava un poeta che conoscevo bene e che amavo particolarmente. Non mi piaceva che la sua  visione del mondo soffocasse quella che secondo me era  del  poeta. Oggi, invece, la donna che era corpo in scena, che diceva versi era riconoscibile per la verità che stava in quel momento dicendo, che sgorgava direttamente dal testo; mi è sembrata, di volta in volta, un corpo-voce prestato al corpo-voce  del testo poetico, la sua strada autentica  per interpretare il mondo. Insomma, secondo me, nella Donna di Carta (che non è un attore che recita poesie) il suo ego non traspare, totalmente cancellato per l’immedesimazione piena con la verità carismatica del poeta.  Ecco perché ci sono particolarmente piaciute. Eccola, secondo me, la natura del rapporto diretto, che però è frutto di amore e di attenta ricerca. Ora però - aggiunge pomposamente- è tempo per la conclusione degna di una serata così intensamente ricca di emozioni diverse; lasciami allora chiudere adeguatamente, imprimendo ancora un segno all’atmosfera festosa che ci circonda e  alzando insieme i bicchieri di un’abbondante e robusta sangria … Il sigillo di un momento  prezioso di sogno!

         È proprio vero!  Gordon ha ragione. I poeti, questi artigiani capaci di dominare le parole e ricavarne incantesimi, sanno bene che la più ricca delle esperienze umane è anche la più limitata nei suoi mezzi d’espressione e che le parole possono uccidere l’amore. Forse è dunque perché conoscono questa verità che spesso scelgono, per cantarlo, la via del sogno, sfruttando i tesori dell’immaginazione, sfalsando i piani di quel mare agitato delle emozioni illogiche, confuse del desiderio e finiscono così per arredare la nostra memoria con i particolari più leggeri, scorrevoli e splendenti che arricchiranno per sempre la realtà dei nostri rapporti.

         Che cos’è che rompe nello specchio confuso gli scenari dei crepuscoli antichi dell’amore: il tempo vano di una sera inutile, la dorata assenza, la sembianza liquida o semplicemente l’alba vera che si è accesa tra i monti?

È solo l’incantesimo del sogno che può  cancellare  tutti i connotati e permettere  di  ritrovarci in allegria liberi e puri per amarci nell’universo spoglio e sano dei pronomi, per quel che essenzialmente siamo,IO e TE.

        Perché il poeta vorrebbe essere sabbia e sole, dove lei si distende per riposare e lasciare poi l’impronta tenera e tiepida del suo corpo, accarezzato dal  bacio lento di lui, vorrebbe essere vetro, tessuto, legno, materia che conserva nello spazio e nel tempo colore e profumo, che sarebbe familiare al tocco di lei, che, per abitudine, lei vedrebbe senza dover guardare.  Vorrebbe essere la sua allegria e il suo amore. Certo, proprio tutto questo il poeta sogna di offrire alla sua innamorata, ma non può che offrirle che quello che nella realtà egli semplicemente è.

        Una collana di grani, lievi come fiocchi di nuvole  e limpidi come gocce di cristallo, quella del sogno, dell’universo impalpabile e paradisiaco tratteggiato dai grandi maestri spagnoli nei loro versi appena ascoltati, in armoniosa sintonia con la tradizione della speciale festa di Sant Jordi dedicata alle parole di inchiostro della poesia e degli  innamorati.

       Una collana di parole che, per lo spessore onirico  e il sapore talora un po’ sciamanico, hanno la forza  di  nutrire e rinvigorire quel sentimento, quella passione, quel desiderio che il linguaggio verbale inadeguato del quotidiano potrebbe  fare  appassire.

    Più tardi, a bordo:  -Domani sera,  toccherà a te presentare “Versi di carne e desiderio”.

     -Sì, prima dello spettacolo di flamenco.

     -Sarà un successo, ne sono certo. Buonanotte, amore.

 



[1] La Residenza si poneva il compito iniziale di supportare l’insegnamento universitario attraverso la creazione di un ambiente intellettuale e  di convivenza fra studenti e insegnanti, fra gli uomini delle arti e quelli delle scienze, con un marcato stampo umanistico, e di essere il centro  di accoglienza delle avanguardie europee. Lorca, Dalí e Buñuel furono tra i residenti più prolifici. Lo scrittore Miguel de Unamuno, il compositore Manuel de Falla, i poeti Juan Ramòn Jimènez, Pedro Salinas e Rafael Alberti, il filosofo Josè Ortega y Gasset -per citarne solo alcuni- si potevano spesso incontrare agli appuntamenti della strapiena agenda culturale della casa. Anche Albert Einstein, Paul Valery, Marie Curie, Igor Stravinsky, John M. Keynes, Walter Gropius, Henri Bergson, Le Courbusier vi passarono per scambiare conoscenze e impressioni. La casa si trovava in una zona tranquilla di Madrid, su un colle battezzato dai poeti come Colina de los Chopos (Colle dei Pioppi). Aveva una cinquantina di camere, molto austere e semplici (letto di pino, vaso da notte, libreria, scrivania e due sedie). Le occupavano giovani, dai 15 anni in avanti per i quali i genitori, o loro stessi, avevano scelto una educazione alternativa a quella dell’Università Centrale. La Residenza si finanziava con gli affitti pagati dagli studenti, anche se dopo qualche anno una parte dei fondi furono destinati a creare borse di studio per i meno agiati. Come unico lusso, in mezzo a questo clima di silenzio e austerità, c’era un pianoforte nel salotto del piano terra. Lo suonava spesso Lorca dopo la cena. Nella loro vita quotidiana, gli studenti adottavano le abitudini inglesi, considerate più adatte allo sviluppo della creatività, con pasti anticipati sugli usi spagnoli e tè in giardino alle cinque di pomeriggio. La poesia è stata forse l’attività che si è sviluppata tra quelle mura nel modo più bello e profondo. Raramente era il centro della vita collettiva, tranne nella camera di Lorca, che invitava spesso gli amici a letture di versi. Nella residenza nacque la cosiddetta Generazione del ‘27, che raccoglieva un gruppo di poeti rinnovatori. Erano giovani, quasi sempre colti, benestanti, repubblicani e di sinistra. Hanno scritto una delle pagine più importanti della letteratura spagnola. È qui che Lorca,Alberti e Salinas scrissero ‘El Manifesto de la Colina’.

[2] Gli Spagnoli chiamano il Novecento   il secolo d’argento delle lettere ” per distinguerlo dal secolo d’oro di Cervantes.

[3]Definizione della condizione/del mestiere di poeta di Federico Garcia Lorca.

[4] Poeta spagnolo del XIX secolo; un frammento di un suo verso è in epigrafe della poesia di Rafael Alberti “Terzo ricordo”, vedi pagine precedenti.

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