g.Mo Fei
Pseudonimo di Zhao Jingfu,è nato a Pechino nel 1961:ancora
bambino si trasferisce con la famiglia nella campagna dello Hebei,per tornare
nella capitale nell’80.Ha studiato lingua e letteratura cinesi e lavora negli
ufficidei parchi e giardini della municipalità di Pechino.Dal suo rientro nella
città natale ha pubblicato le sue poesie su varie riviste per fondarne successivamente
una:”Ling”(Zero)
Nella poesia qui di seguito proposta << l’immagine
del grano ondeggiante creata dal” vento” ricorda quanto essa stessa ha fatto
svanire.Il tempo può essere in ritardo perenne.Pur a tentoni l’infanzia “apre
porte” e
assieme al poeta illumina,d’una stessa luce,la notte.>>
(interpretazione offerta dal poeta nel questionario propostogli dal traduttore Alessandro Russo.)
Da “Il vuoto del vuoto”
Quel grano saraceno pieno d’argento sulla montagna
si distende e si ritira nel vento
senza poter dimenticare
le corna del bue che girano e ritornano
i ricordi d’erba verde gettati ovunque
l’aratro che fluttua su una terra d’ardesia
si distende e si ritira nel vento
senza poter dimenticare
le corna del bue che girano e ritornano
i ricordi d’erba verde gettati ovunque
l’aratro che fluttua su una terra d’ardesia
Si attende una pioggia
nell’attesa si possono spendere anni
nell’attesa si possono spendere anni
Sul pendio il grano si arrossa
e invano cerca di sopraffare un boschetto
ritarda l’arrivo delle stagioni
andando alla cieca bambini aprono porte
per alzare di notte con me
la stessa lampada
e invano cerca di sopraffare un boschetto
ritarda l’arrivo delle stagioni
andando alla cieca bambini aprono porte
per alzare di notte con me
la stessa lampada
Da “Nuovi
poeti cinesi” (Einaudi, 1996), a cura di C. Pozzana, A. Russo
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