domenica 13 ottobre 2019

5.BANGLADESH.a."Nirala".I.La gemma di gelsomino.








5.Bangladesh

  a.Suryakant Tripati “Nirala”,

 appellativo che significa raro,  eccezionale, come appunto la personalità autorevole di questo intellettuale  indiano.Fu infatti un ribelle contro ogni tradizione,letteraria, religiosa e politica.Estremamente sensibile  alle condizioni degli Indiani oppressi durante il dominio inglese,levò la sua voce autorevole a protestare contro la soggezione imposta al suo popolo.
Il suo misticismo più vero è quello della maturità e si solleva a vertici di trasparente  purezza.In comunione con Tagore ebbe la sorprendente e meravigliosa capacità di comporre poesie che possono facilmente essere cantate. Ha fondato la Scuola poetica dell’Ombra. Nasce a Mahishadal, distretto di Medinipur, nel Bengala, nel 1896 e muore a Allahbad nel 1961.
          Gli etnologi e in genere tutti gli studiosi di folclore sono concordi nell'affermare che i racconti popolari, così come le fiabe di magia, abbiano una funzione sociale.  La tradizione  è infatti nel suo significato più profondo un immenso serbatoio di immagini e di simboli attinenti ad un mondo arcaico e primitivo, di cui il racconto fiabesco conserva ancora una fievole eco. A detta di Mircéa Eliade, la letteratura orale si confonde sin dalle origini con la religione perché ne propaga i miti che, nelle società arcaiche, raccontano realmente la storia del mondo e degli eroi. La letteratura orale «raccoglie tradizioni e credenze, assicura, modificandoli profondamente, il ricordo di fatti salienti e il culto degli eroi o degli dèi, fissa il vero e crea il meraviglioso. È il prodotto di innumerevoli coscienze che si interrogano e vogliono spiegare il mondo». L'universo delle fiabe e delle narrazioni magiche popolari non sarebbe quindi solo la semplice iridescenza di pure e semplici fantasie, ma la inevitabile, necessaria denaturazione per opera del tempo di antichissimi miti e rituali che caratterizzavano gli aspetti magico-religiosi dei popoli ai primi stadi della civiltà umana.* Qui però Nirala ne dà una delicata e appassionata interpretazione romantica che si intreccia tutta nel mondo naturale.

I.La gemma di gelsomino.

Su un rampicante della giungla solitaria
dormiva la sposa,immersa in un sogno d’amore,
giovinetta dal dolce corpo delicato,la gemma di gelsomino;
gli occhi chiusi,languida in braccio alle foglie,
era una notte di primavera.
Abbandonata la compagnia dell’amata,dolente per la separazione,
in un lontano paese era il vento ,che chiaman Manayanil.**
Nel distacco è affiorato il ricordo dell’unione dolcissima
il ricordo della mezzanotte,lavata nei raggi di luna,
il ricordo del bel corpo tremante dell’amata.
Che cosa ancora? Il vento,
traversando boschi e laghi e fiumi e i folti giardini delle montagne,
ha raggiunto la pergola rampante
dove si è abbandonato all’amore-
                 la gemma ha fiorito.
Dormiva,
come poteva sapere dell’arrivo dell’amato?
Egli ha baciato le sue guance,
il corpo della pianta rampante ha preso a dondolare come una culla,
ma neanche adesso si è svegliata;
non ha chiesto scusa per l’errore,
ha continuato a tener chiusi i begli occhi a mandorla,pigri di sonno,
ebbra del vino della giovinezza,
                  chi sa?
Quell’amante impietoso le avrà fatto male.

Il vento con palpiti e fremiti
ha scosso tutto il bel corpo delicato
le bianche gote rotonde.
La giovinetta ha sussultato,
ha volto intorno uno sguardo carico di meraviglia,
ha scorto vicino al letto l’amante,
ha sorriso tenera – fiori
colori d’amore – col suo innamorato.


da Poesia moderna indiana,ed.Guanda.
testi a cura di Maria Gabriella Bruni

* I Binhaya dell'India pretendevano di discendere dal vento, e secondo gli abitanti di Lampong le donne della vicina isola di Engano (Indonesia) concepivano i figli solamente attraverso di esso. Un relitto evidente di questa antica superstizione è ancora in voga presso le tribù aborigene australiane degli Arunta, dove le donne si riparano dai vortici d'aria sabbiosi (frequenti in determinati periodi dell'anno) per timore di essere ingravidate. Il vento, rapido e leggero, è stato sempre considerato dagli antichi come un elemento capace di fecondare le donne.Dall’inseminazione vegetale effettivamente ompiuta dal vento ,probabilmente si è tratta per via analogica la credenza di un analogo possibile processo per le umane  Il mondo greco-romano ha professato questa credenza col mito di Era resa pregna dal vento e che partorì Efesto. Si possono comparare ad Era anche la dolce vergine Ilmatar ("primogenita delle vergini dell'aria, l'antica madre della stirpe umana") la quale diede alla luce l'eroe finnico Väinämöinen dopo essere stata accarezzata dal vento dell'Est; o Wenohah, che, fecondata dallo stesso vento, fece nascere Michabo, l'eroe algonchino degli Onondaga mitizzato e annoverato fra gli dèi sotto il nome di Hiawatha. Si ricordi inoltre che alcune delle narrazioni classiche riguardanti le fecondazioni meteorologiche da parte del vento erano un riferimento a Zefiro o Favonio, il vento primaverile che dai Romani veniva considerato figlio di Eos e di Astreo, il quale assumeva nel mito il ruolo del procreatore virile. .
**Vento profumato che proviene dai monti Malaya.




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