5.Bangladesh
a.Suryakant Tripati “Nirala”,
appellativo
che significa raro, eccezionale, come appunto la personalità
autorevole di questo intellettuale
indiano.Fu infatti un ribelle contro ogni tradizione,letteraria,
religiosa e politica.Estremamente sensibile
alle condizioni degli Indiani oppressi durante il dominio inglese,levò
la sua voce autorevole a protestare contro la soggezione imposta al suo popolo.
Il
suo misticismo più vero è quello della maturità e si solleva a vertici di
trasparente purezza.In comunione con
Tagore ebbe la sorprendente e meravigliosa capacità di comporre poesie che
possono facilmente essere cantate. Ha fondato la Scuola poetica dell’Ombra.
Nasce a Mahishadal, distretto di Medinipur, nel Bengala, nel 1896 e muore a
Allahbad nel 1961.
Gli etnologi e in genere tutti gli studiosi di folclore sono concordi
nell'affermare che i racconti popolari, così come le fiabe di magia, abbiano
una funzione
sociale. La tradizione è infatti nel suo significato più
profondo un immenso serbatoio di immagini e di simboli attinenti ad un mondo
arcaico e primitivo, di cui il racconto fiabesco conserva ancora una fievole
eco. A detta di Mircéa Eliade, la letteratura orale si confonde sin dalle
origini con la religione perché ne propaga i miti che, nelle società arcaiche,
raccontano realmente la storia del mondo e degli eroi. La
letteratura orale «raccoglie tradizioni e credenze, assicura, modificandoli
profondamente, il ricordo di fatti salienti e il culto degli eroi o degli dèi,
fissa il vero e crea il meraviglioso. È il prodotto di innumerevoli coscienze
che si interrogano e vogliono spiegare il mondo». L'universo delle fiabe e
delle narrazioni magiche popolari non sarebbe quindi solo la semplice
iridescenza di pure e semplici fantasie, ma la inevitabile, necessaria
denaturazione per opera del tempo di antichissimi miti e
rituali che caratterizzavano gli aspetti magico-religiosi dei popoli ai primi
stadi della civiltà umana.* Qui però Nirala ne dà una delicata e appassionata
interpretazione romantica che si intreccia tutta nel mondo naturale.
I.La gemma di
gelsomino.
Su un rampicante della
giungla solitaria
dormiva la sposa,immersa
in un sogno d’amore,
giovinetta dal dolce corpo
delicato,la gemma di gelsomino;
gli occhi chiusi,languida
in braccio alle foglie,
era una notte di primavera.
Abbandonata la compagnia
dell’amata,dolente per la separazione,
in un lontano paese era il
vento ,che chiaman Manayanil.**
Nel distacco è affiorato
il ricordo dell’unione dolcissima
il ricordo della
mezzanotte,lavata nei raggi di luna,
il ricordo del bel corpo
tremante dell’amata.
Che cosa ancora? Il vento,
traversando boschi e laghi
e fiumi e i folti giardini delle montagne,
ha raggiunto la pergola
rampante
dove si è abbandonato
all’amore-
la gemma ha fiorito.
Dormiva,
come poteva sapere
dell’arrivo dell’amato?
Egli ha baciato le sue
guance,
il corpo della pianta
rampante ha preso a dondolare come una culla,
ma neanche adesso si è
svegliata;
non ha chiesto scusa per
l’errore,
ha continuato a tener
chiusi i begli occhi a mandorla,pigri di sonno,
ebbra del vino della
giovinezza,
chi sa?
Quell’amante impietoso le avrà fatto male.
Il vento con palpiti e fremiti
ha scosso tutto il bel
corpo delicato
le bianche gote rotonde.
La giovinetta ha
sussultato,
ha volto intorno uno sguardo
carico di meraviglia,
ha scorto vicino al letto
l’amante,
ha sorriso tenera – fiori
colori d’amore – col suo
innamorato.
da Poesia moderna indiana,ed.Guanda.
testi a cura
di Maria Gabriella Bruni
* I Binhaya dell'India pretendevano di
discendere dal vento, e secondo gli abitanti di Lampong le donne della vicina
isola di Engano (Indonesia) concepivano i figli solamente attraverso di esso.
Un relitto evidente di questa antica superstizione è ancora in voga presso le
tribù aborigene australiane degli Arunta, dove le donne si riparano dai vortici
d'aria sabbiosi (frequenti in determinati periodi dell'anno) per timore di
essere ingravidate. Il vento, rapido e leggero, è stato sempre considerato
dagli antichi come un elemento capace di fecondare le donne.Dall’inseminazione
vegetale effettivamente ompiuta dal vento ,probabilmente si è tratta per via
analogica la credenza di un analogo possibile processo per le umane Il mondo greco-romano ha professato questa
credenza col mito di Era resa pregna dal vento e che partorì Efesto. Si possono
comparare ad Era anche la dolce vergine Ilmatar ("primogenita delle
vergini dell'aria, l'antica madre della stirpe umana") la quale diede alla
luce l'eroe finnico Väinämöinen dopo essere stata accarezzata dal vento
dell'Est; o Wenohah, che, fecondata dallo stesso vento, fece nascere Michabo,
l'eroe algonchino degli Onondaga mitizzato e annoverato fra gli dèi sotto il
nome di Hiawatha. Si ricordi inoltre che alcune delle narrazioni classiche
riguardanti le fecondazioni meteorologiche da parte del vento erano un
riferimento a Zefiro o Favonio, il vento primaverile che dai Romani veniva
considerato figlio di Eos e di Astreo, il quale assumeva nel mito il ruolo del
procreatore virile. .
**Vento profumato che
proviene dai monti Malaya.
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