c.Léopold Nylane Senghor
Léopold
Sédar Senghor nasce da agiata famiglia a Joal,
poche centinaia di chilometri a sud di Dakar,Sénégal, nel
1906 e
muore a Verson, Normandia, Francia, terra natale
della moglie, nel 2001.
Senghor, cittadino francese
delle colonie, è coinvolto
una cattedra a “L’Ecole Nationale de la France d’Outre –
Mer,” dove insegna Civiltà e Lingue Africane ai futuri
Amministratori Coloniali. E intanto continua la sua lotta
paziente,condotta sempre con metodi legali. Una lotta come
portavoce di un
popolo mantenuto sotto tutela.
A partire dalla pubblicazione
di “Chants d’ombre”[2],
la negritudine
cessa di essere un mito astratto e prende corpo
nella rivista di Arioune Diop,
“Présence africaine”, con una
presentazione di André Gide[3].
E "Femme Noire”
rappresenta con la sua forza persuasiva,
la prima affermazione in lingua
francese dell’eminente dignità
del colore. Un atto dello spirito militante, una
poesia cripto-
politica. Nonostante l’evidente grado di sublimazione, Senghor
sa esprimere anche le ingiunzioni del desiderio come il figlio
di una terra ardente .Nello stesso tempo tende anche allo
intenerimento,quando nell’evocazione della sua donna lontana,
la
foga iniziale è come frenata da una censura interna che
gli fa tramutare in
stelle e gemme le parole dei dati bruti
della sensazione. “Mon
coeur est resté pur comme vent
pubblicamente.
Ogni anima suppone un corpo
che, se africano, sente
il sesso non come un assoluto, ma come parte di
una rete
di funzioni essenziali, quali
il respiro e il sonno. Naëtt/Signare[5]
incarna l’Eterno
Femminino come l’ha modellato la doppia
tradizione che sposa l’Oriente
all’Africa interna. L’una nomade
e pastorale, l’altra dei trovatori musulmani,
guerrieri e uomini
ricchi delle città. Lirica arabo-berbera, sottile fino alla
sublimazione. Un erotismo inapparente perché si
veste dei
veli del bel - dire e
della raffinatezza. Una difesa che crea la
spasmodica attesa.
Donna nera.[6]
Donna nuda, donna nera
vestita del tuo colore che
è vita, della tua forma che è bellezza !
Son cresciuto alla tua
ombra;la dolcezza delle tue mani bendava
i miei occhi.
i miei occhi.
Ed ecco che nel cuore
dell’Estate e del Mezzogiorno, io ti scopro, Terra promessa dall’alto di un
alto colle calcinato,
E la tua bellezza mi
fulmina in pieno cuore, come il lampo di un’aquila.
Donna nuda, donna scura
Frutto maturo dalla carne
soda, cupe estasi del vino nero,
bocca che fai lirica la mia bocca
bocca che fai lirica la mia bocca
Savana dagli orizzonti
puri, savana che fremi alle carezze ferventi del vento dell’Est
Tam tam
scolpito, tam tam teso che tuoni sotto
le dita del vincitore
La tua voce grave di
contralto è il canto spirituale dell’Amata.
Donna nuda, donna scura
Olio che non increspa
nessun soffio,olio calmo ai fianchi dell’atleta, ai fianchi di principi del
Mali
Gazzella dai legami
celesti, le perle sono stelle sulla
notte della tua pelle
Delizie dei giochi dello
spirito,i riflessi d’oro rosso sulla tua pelle che si marezza
All’ombra dei tuoi
capelli, si rischiara la mia angoscia ai soli prossimi dei tuoi occhi.
Donna nuda, donna nera
Io canto la tua bellezza
che passa, forma che io fisso nell’Eterno
Prima che il Destino geloso non ti riduca in cenere
per nutrire le radici della vita.
In”326 poesie dal mondo per
una storia d’amore”
Onyx ed.e.book
a cura di Maria
Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli
[5] La musa ispiratrice di Senghor.
[6]
Léopold Senghor,”Donna nera”,
da Poèmes, Op. Cit. La
traduzione dal francese è di Maria Gabriella Bruni.
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