mercoledì 8 maggio 2019

1. Lunario. Antonio Tabucchi.1







                     IL LUNARIO DEI POETI
La luna è una delle indiscusse protagoniste di molte poesie della letteratura mondiale, non è certo una novità quella di immaginarsela come entità amichevole, ma il modo fa la differenza.
Dall’entusiasmo innovatore di Chen Dong Dong alla passione non solo politica di Hikmet ,dal misticismo etereo di Iqbal all’impeto visionario di Farrokhzad,fino alla composita energia creativa di Lorca ho cercato di rappresentare le diverse culture di  uomini e donne,generazioni anche distanti,e con particolare cura dei territori, l’oriente medio ed estremo.
                             
                                                              PARTE I
                  
                               LA LUNA NEI POETI DEL MONDO CONTEMPORANEO E DEL PASSATO.


EUROPA

ITALIA

La luna in Tabucchi.
Un omaggio tenero questo sogno, tutto dolcezze inargentate, di Tabucchi  al grande
 poeta lunatico.

Antonio Tabucchi: a.)
Un libro “Sogni di sogni”che è un azzardo ,una supposizione , un’ipotesi,confessa
l’editore nel risvolto di copertina, ma anche un gioiello,e ,ad un tempo ,un fervido
omaggio a venti artisti amati da uno scrittore di oggi.
 Numerose e di successo le sue opere tra le quali in particolare molto conosciute
”Sostiene Pereira”;l’edizione italiana dell’oper a di F. Pessoa;le poesie di Carlos,
Drummond De Andrade”Sentimento del mondo”.Nel 1987 gli è stato attribuito in
 Francia il premio Médicis  Etranger per il suo “Notturno indiano”.

1.Giacomo Leopardi:
Recanati,1798 – Napoli,1837.
Nacque da nobile famiglia,studiò voracemente nella biblioteca paterna
le scienze,la filosofia,e le lingue classiche,crebbe infelice nel corpo e
nello spirito. Ebbe in uggia la prigione provinciale nella quale era cresciuto,
odiò la grettezza e la meschinità,amò l’arte,la scienza,il pensiero illuminato,
la passione civile. Fu insigne filologo,amaro filosofo e altissimo poeta.
Cantò l’amore,il tempo che fugge,l’infelicità degli uomini,l’infinito e la luna.


Sogno di Giacomo Leopardi,poeta lunatico.

   Una notte dei primi di dicembre del 1827
nella bella città di Pisa,in via della Faggiola
dormendo fra due materassi per proteggersi dal
terribile freddo che stringeva la città,Giacomo
Leopardi,poeta  e lunatico,fece un sogno. Sognò
che si trovava in un deserto,e che era un  pastore.
Ma invece di avere un gregge che lo seguiva,stava
comodamente seduto su un calesse trainato da
quattro pecore candide,e quelle quattro pecore
erano il suo gregge.
  Il deserto, e le colline che lo orlavano,erano di una
finissima sabbia d’argento che riluceva come la luce
delle lucciole. Era di notte ma non faceva freddo,
anzi ,pareva una bella nottata di tarda primavera,
così che Leopardi si tolse il pastrano con cui si era
coperto  e lo appoggiò sul bracciale del calesse.
   Dove mi portate,mie care pecorelle? chiese. Ti
portiamo a spasso,risposero le quattro pecore,
noi siamo delle pecorelle vagabonde.
 Ma cos’è questo luogo?chiese Leopardi,dove ci
troviamo?
     Poi lo scoprirai,risposero le pecorelle,quando
avrai incontrato la persona che ti aspetta.
     Chi è questa persona?chiese Leopardi, lo vorrei
proprio sapere.
     Eh eh,risero le pecorelle guardandosi fra di loro,
Noi non possiamo dirtelo,deve essere una sorpresa.
     Leopardi aveva fame ,e avrebbe avuto voglia di
 mangiare un dolce,una bella torta con i pinoli era
proprio quello di cui aveva voglia.
     Vorrei un dolce,disse, non c’è un luogo in cui  si
possa comprare un dolce in questo deserto?
     Subito dietro quella collina,risposero le pecorelle,
abbi un  po’ di pazienza.
   Arrivarono in fondo al deserto e aggirarono la collina,
ai piedi della quale c’era una bottega. Era una bella
pasticceria tutta di cristallo e sfavillava di una luce di
argento. Leopardi si mise a guardare la vetrina ,indeciso
su cosa scegliere. In prima fila c’erano le torte, di  tutti
i colori e di tutte le dimensioni:torte verdi di pistacchio,
torte vermiglie di lamponi,torte gialle di limone, torte
rosa di fragola. Poi c’erano o marzapane ,in forme buffe
 o appetitose:fatti a mela o ad arancia ,fatti a ciliegia,
o in forma di animali. E infine venivano gli zabaioni,
cremosi e densi,con una mandorla sopra. Leopardi
chiamò il pasticcere e comprò tre dolci:un tortino di
fragole,un marzapane e uno zabaione. Il pasticcere era
un omino tutto d’argento,con i capelli candidi e gli
occhi azzurri,che gli dette i dolci e per omaggio una
scatola di cioccolatini. Leopardi risalì sul calesse e
mentre le pecorelle si rimettevano in cammino si mise
a degustare le squisitezze che aveva comprato. La
strada aveva preso a salire,e ora si inerpicava sulla
collina. e ,che strano,anche quel terreno riluceva,era
traslucido e mandava un bagliore d’argento. Le
pecorelle si fermarono davanti a una casetta che
sfavillava nella notte. Leopardi scese perché capì di
essere arrivato,prese la scatola di cioccolatini e entrò
nella casa. Dentro c’era una ragazza seduta su una sedia
che ricamava su un tamburello.
Vieni avanti,ti aspettavo,disse la ragazza. Si girò e gli
sorrise, e Leopardi la riconobbe. Era Silvia. Solo che
ora era tutta d’argento,aveva le stesse sembianze di
un tempo,ma era d’argento.
   Silvia ,cara Silvia,disse Leopardi prendendole le mani
come è dolce rivederti, ma perché sei tutta d’argento?
   Perché sono una selenita,rispose Silvia,quando si muore
si viene sulla luna e si diventa così.
   Ma  perché anch’io sono qui,chiese Leopardi,sono
forse morto?
   Questo non sei tu,disse Silvia,è solo la tua idea,tu sei
ancora sulla terra.
   E da qui si può vedere la terra?chiese Leopardi.
   Silvia lo condusse a una finestra dove c’era un
cannocchiale. Leopardi  avvicinò l’occhio alla lente e
subito vide un palazzo. Lo riconobbe: era il suo palazzo.
Una finestra era ancora accesa,Leopardi ci guardò dentro
e vide suo padre,con la camicia da notte ed il pitale in
mano,che stava andando a letto. Sentì una fitta al cuore
e spostò il cannocchiale. Vide una torre pendente su un
 grande prato e,vicino,una strada tortuosa con un palazzo
 dove c’era un debole lume. Si sforzò di guardare dentro
la finestra e vide una stanza modesta ,con un cassettone e
un tavolo sul quale c’era un quaderno accanto a cui si stava
consumando un mozzicone di candela. Dentro al letto vide
se stesso,che dormiva fra due materassi.
   Sono morto? chiese a Silvia.
   No,disse Silvia,stai solo dormendo e sogni la luna.

da Antonio Tabucchi,in”Sogni di sogni”Sellerio ed.Palermo-1992.

                                                                                              Sogno suggerito o da Andrea Giuntini










1 commento:

  1. Mi scuso con i miei amici lettori per l'interruzione dell'offerta di post.
    L'accesso alla programmazione era bloccato.D'ora in poi tutto torna come
    sempre.Buona lettura con il lunario.
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