IL LUNARIO DEI POETI
La luna è una delle indiscusse protagoniste di molte
poesie della letteratura mondiale, non è certo una novità quella di
immaginarsela come entità amichevole, ma il modo fa la differenza.
Dall’entusiasmo innovatore
di Chen Dong Dong alla passione non solo politica di Hikmet ,dal misticismo
etereo di Iqbal all’impeto visionario di Farrokhzad,fino alla composita energia
creativa di Lorca ho cercato di rappresentare le diverse culture di uomini e donne,generazioni anche distanti,e
con particolare cura dei territori, l’oriente medio ed estremo.
PARTE
I
LA LUNA NEI
POETI DEL MONDO CONTEMPORANEO E DEL PASSATO.
EUROPA
ITALIA
La luna in
Tabucchi.
Un omaggio
tenero questo sogno, tutto dolcezze inargentate, di Tabucchi al
grande
poeta lunatico.
Antonio
Tabucchi: a.)
Un libro
“Sogni di sogni”che è un azzardo ,una supposizione , un’ipotesi,confessa
l’editore
nel risvolto di copertina, ma anche un gioiello,e ,ad un tempo ,un fervido
omaggio a
venti artisti amati da uno scrittore di oggi.
Numerose e di successo le sue opere tra le
quali in particolare molto conosciute
”Sostiene
Pereira”;l’edizione italiana dell’oper a di F. Pessoa;le poesie di Carlos,
Drummond De
Andrade”Sentimento del mondo”.Nel 1987 gli è stato attribuito in
Francia il premio Médicis Etranger per il suo “Notturno indiano”.
1.Giacomo
Leopardi:
Recanati,1798
– Napoli,1837.
Nacque da
nobile famiglia,studiò voracemente nella biblioteca paterna
le
scienze,la filosofia,e le lingue classiche,crebbe infelice nel corpo e
nello
spirito. Ebbe in uggia la prigione provinciale nella quale era cresciuto,
odiò la
grettezza e la meschinità,amò l’arte,la scienza,il pensiero illuminato,
la passione
civile. Fu insigne filologo,amaro filosofo e altissimo poeta.
Cantò
l’amore,il tempo che fugge,l’infelicità degli uomini,l’infinito e la luna.
Sogno di
Giacomo Leopardi,poeta lunatico.
Una notte dei primi di dicembre del 1827
nella bella
città di Pisa,in via della Faggiola
dormendo fra
due materassi per proteggersi dal
terribile
freddo che stringeva la città,Giacomo
Leopardi,poeta e lunatico,fece un sogno. Sognò
che si
trovava in un deserto,e che era un
pastore.
Ma invece di
avere un gregge che lo seguiva,stava
comodamente
seduto su un calesse trainato da
quattro
pecore candide,e quelle quattro pecore
erano il suo
gregge.
Il deserto, e le colline che lo
orlavano,erano di una
finissima
sabbia d’argento che riluceva come la luce
delle
lucciole. Era di notte ma non faceva freddo,
anzi ,pareva
una bella nottata di tarda primavera,
così che
Leopardi si tolse il pastrano con cui si era
coperto e lo appoggiò sul bracciale del calesse.
Dove mi portate,mie care pecorelle? chiese.
Ti
portiamo a
spasso,risposero le quattro pecore,
noi siamo
delle pecorelle vagabonde.
Ma cos’è questo luogo?chiese Leopardi,dove ci
troviamo?
Poi lo scoprirai,risposero le
pecorelle,quando
avrai
incontrato la persona che ti aspetta.
Chi è questa persona?chiese Leopardi, lo
vorrei
proprio
sapere.
Eh eh,risero le pecorelle guardandosi fra
di loro,
Noi non
possiamo dirtelo,deve essere una sorpresa.
Leopardi aveva fame ,e avrebbe avuto
voglia di
mangiare un dolce,una bella torta con i pinoli
era
proprio
quello di cui aveva voglia.
Vorrei un dolce,disse, non c’è un luogo in
cui si
possa
comprare un dolce in questo deserto?
Subito dietro quella collina,risposero le
pecorelle,
abbi un po’ di pazienza.
Arrivarono in fondo al deserto e aggirarono
la collina,
ai piedi
della quale c’era una bottega. Era una bella
pasticceria
tutta di cristallo e sfavillava di una luce di
argento.
Leopardi si mise a guardare la vetrina ,indeciso
su cosa
scegliere. In prima fila c’erano le torte, di
tutti
i colori e
di tutte le dimensioni:torte verdi di pistacchio,
torte
vermiglie di lamponi,torte gialle di limone, torte
rosa di
fragola. Poi c’erano o marzapane ,in forme buffe
o appetitose:fatti a mela o ad arancia ,fatti
a ciliegia,
o in forma
di animali. E infine venivano gli zabaioni,
cremosi e
densi,con una mandorla sopra. Leopardi
chiamò il
pasticcere e comprò tre dolci:un tortino di
fragole,un
marzapane e uno zabaione. Il pasticcere era
un omino
tutto d’argento,con i capelli candidi e gli
occhi azzurri,che
gli dette i dolci e per omaggio una
scatola di
cioccolatini. Leopardi risalì sul calesse e
mentre le
pecorelle si rimettevano in cammino si mise
a degustare
le squisitezze che aveva comprato. La
strada aveva
preso a salire,e ora si inerpicava sulla
collina. e
,che strano,anche quel terreno riluceva,era
traslucido e
mandava un bagliore d’argento. Le
pecorelle si
fermarono davanti a una casetta che
sfavillava
nella notte. Leopardi scese perché capì di
essere
arrivato,prese la scatola di cioccolatini e entrò
nella casa.
Dentro c’era una ragazza seduta su una sedia
che ricamava
su un tamburello.
Vieni
avanti,ti aspettavo,disse la ragazza. Si girò e gli
sorrise, e
Leopardi la riconobbe. Era Silvia. Solo che
ora era
tutta d’argento,aveva le stesse sembianze di
un tempo,ma
era d’argento.
Silvia ,cara Silvia,disse Leopardi
prendendole le mani
come è dolce
rivederti, ma perché sei tutta d’argento?
Perché sono una selenita,rispose
Silvia,quando si muore
si viene
sulla luna e si diventa così.
Ma
perché anch’io sono qui,chiese Leopardi,sono
forse morto?
Questo non sei tu,disse Silvia,è solo la tua
idea,tu sei
ancora sulla
terra.
E da qui si può vedere la terra?chiese
Leopardi.
Silvia lo condusse a una finestra dove c’era
un
cannocchiale.
Leopardi avvicinò l’occhio alla lente e
subito vide
un palazzo. Lo riconobbe: era il suo palazzo.
Una finestra
era ancora accesa,Leopardi ci guardò dentro
e vide suo
padre,con la camicia da notte ed il pitale in
mano,che
stava andando a letto. Sentì una fitta al cuore
e spostò il
cannocchiale. Vide una torre pendente su un
grande prato e,vicino,una strada tortuosa con
un palazzo
dove c’era un debole lume. Si sforzò di
guardare dentro
la finestra
e vide una stanza modesta ,con un cassettone e
un tavolo
sul quale c’era un quaderno accanto a cui si stava
consumando
un mozzicone di candela. Dentro al letto vide
se
stesso,che dormiva fra due materassi.
Sono morto? chiese a Silvia.
No,disse Silvia,stai solo dormendo e sogni
la luna.
da Antonio Tabucchi,in”Sogni di sogni”Sellerio
ed.Palermo-1992.
Sogno suggerito o da Andrea Giuntini
Mi scuso con i miei amici lettori per l'interruzione dell'offerta di post.
RispondiEliminaL'accesso alla programmazione era bloccato.D'ora in poi tutto torna come
sempre.Buona lettura con il lunario.
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