mercoledì 29 maggio 2019

22.Lunario.Forugh Farrokhzad.5





ASIA

IRAN

La luna in Forugh Farrokhzad
Immersa in una realtà notturna che sembra complice e lascia senza risposta
il richiamo del desiderio della poetessa,anzi sembra contribuire all’emersione 
di mani fredde pronte a respingere l’ansimata risposta. L’unico elemento che
forse può lasciar aperto uno spiraglio alla speranza è la luce azzurrognola della
luna che si infrange sui vetri.

22. Forugh Farrokhzad
Nasce il 29 dicembre 1934 a Tehran,Iran.
Forugh  Farrokhzâd : sfidando le autorità religiose e i letterati conservatori,
 Farrokhzad espresse con fermezza sensazioni  e sentimenti della situazione
femminile nella società iraniana degli anni ‘50/’60, contribuendo in modo
decisivo al rinnovamento della letteratura persiana del '900. Il ruolo  della
donna nel matrimonio convenzionale, le libertà prevaricanti del ruolo di madre
e donna libera, il rapporto conflittuale dell'essere donna e non poter
godere del proprio corpo liberamente, le diedero la forza di combattere,
ma le impedirono di godere di una vita normale.
E’ morta a Darband ,Tehran,il 13 febbraio 1967 in un incidente stradale,
di ritorno da una visita alla madre.


Nell’oscurità

Nell’oscurità
ti ho chiamato
c’era silenzio
e il vento leggero
scostava la tenda

Nel cielo triste
una stella bruciava
una stella passava
una stella moriva

Ti ho chiamato,
sì ti ho chiamato
tutto il mio essere
come una tazza di latte,
era tra le mie mani
lo sguardo azzurro di luna
scendeva sui vetri

Una canzone triste
si alzava come fumo
dalla città dei grilli
e come fumo scivolava
sulle finestre

Tutta la notte,lì,
nel mio petto
qualcuno ansimava
ti desiderava
qualcuno
dalle mani fredde
lo respingeva

Tutta la notte,lì,
dai rami oscuri
scendeva tristezza
                                                                qualcuno si perdeva
qualcuno ti cercava
come cadenti rovine
l’aria lo schiacciava

Il mio piccolo albero
era innamorato del vento
del vento vagabondo

Dov’è la casa del vento?
Dov’è la casa del vento?


Da FORUGH FARROKHZAD,”E’solo la voce che resta”,Aliberti  ed.2009.

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