ASIA
GIAPPONE
La luna di Matsuo Basho
Per consentire l'ammirazione della luna, perfino
le nubi hanno rispetto e consentono una tregua,
una breve interruzione della loro ingombrante presenza.
La luna è una delle indiscusse protagoniste di molti
versi della poesia del mondo, non è certo una novità
quella di immaginarsela presenza amica, ma è il modo
a fare la differenza.
15,Matsuo Bashō.
introspettiva.
Matsuo Basho ne è il grande maestro iniziatore.Sono componimenti nati in Giappone
nel XVII s.formati da 3 versi costituiti in totale da 17 more ,secondo lo schema 5-7-5.
Una more nella metrica classica era l'unità di misura della durata delle sillabe.Non è
una sillaba (anche se spesso le viene equiparata)perché una sillaba può contenere anche
due more .
In sostanza - quanto agli haiku - si tratta di brevi componimenti poetici
che devono ubbidire a due caratteristiche fondamentali:la prima è
legata alla forma,sono brevissimi,la loro lunghezza stabilita in giapponese
è di 17 more(che corrispondono generalmente a 17 sillabe),la seconda
è la presenza di un kigo,una parola cioè che per i giapponesi rimanda
chiaramente ad una specifica stagione,di solito attraverso un elemento
naturale.A partire da questi due vincoli,la bravura di un autore consiste
proprio nel riuscire a racchiudere una sensazione,un'impressione limpida
in uno spazio tanto ridotto,e il primo a compiere con successo una seria
riflessione sulla possibilità e la difficoltà di condensare uno stato d'animo
in poche parole fu proprio Basho.
Le nubi di tanto in tanto
ci danno riposo
mentre guardiamo la luna.
***
All'uomo solo
ancora più amica
la luna.
versi della poesia del mondo, non è certo una novità
quella di immaginarsela presenza amica, ma è il modo
a fare la differenza.
15,Matsuo Bashō.
1644-Osaka, Ueno,28-11-1694:
è stato un poeta giapponese del periodo Edo.Nome originale
Matsuo Munefusa, probabilmente il
massimo maestro giapponese della poesia haiku. Nato
nella classe militare ed in
seguito ordinato monaco in un monastero zen.Divenne poeta famoso
con una
propria scuola ed allievi, col passare del tempo, sempre più numerosi. Viaggiatore
instancabile, descrive spesso nella sua opera l'esperienza del viaggio. La sua
estetica fa
coincidere i dettami dello zen con una sensibilità nuova che
caratterizza la società in
evoluzione: dalla ricerca del vuoto, la semplicità
scarna, la rappresentazione della natura,
fino ad essenziali ma vividi ritratti
della vita quotidiana e popolare.
Il nome di famiglia del poeta era "Matsuo" ma
usualmente lo si chiamava semplicemente "Basho", senza il cognome.
Durante la vita assunse diversi nomi d'arte. Assunse il nome bashō, che
significa banano, da un albero ricevuto da un allievo. Si dice che il
clima fosse stato troppo rigido perché questo albero potesse portare frutto, e
intendeva che lo pseudonimo evocasse l'idea di un poeta inutile, o almeno affezione
per le cose inutili.
Nacque a Ueno, nella provincia di Iga, vicino a Kyoto..
Era il figlio di un samurai di basso livello e inizialmente lavorò al servizio
del signore locale, che era solamente due anni più vecchio di lui. Entrambi si
divertivano a scrivere haiku, e la prima opera conosciuta di Bashō risale al
1662. A partire dal 1664 le sue prime poesie furono pubblicate a Kyoto, e fu
all'incirca in questo periodo che adottò il nome samurai di Munefusa. Il suo
padrone morì nel 1666 e Bashō preferì andarsene di casa che servirne uno nuovo.
Suo padre era morto nel 1656.
Tradizionalmente si crede che abbia vissuto a Kyoto per
almeno parte dei sei anni seguenti; durante questo periodo pubblicò le proprie
poesie in numerose antologie. Nel 1672 si spostò a Edo (ora Tokyo). Continuò a scrivere, e dal 1676 era
riconosciuto come un maestro dell'haikai, pubblicando un suo
"libretto" e giudicando in gare di poesia. Acquisì un seguito di
studenti, che costruirono per lui il primo rifugio "Basho"
nell'inverno del 1680.
Bashō non trovò soddisfazione nel suo successo, e si
rivolse alla meditazione Zen. Nell'inverno
del 1682 il rifugio venne distrutto
da un incendio, e sua madre morì prematuramente nel 1683. Nell'inverno 1683 i
suoi discepoli lo omaggiarono di un secondo rifugio, ma rimase insoddisfatto.
Nell'autunno del 1684 iniziò un viaggio che in seguito chiamò i ricordi di
uno scheletro scosso
dalle intemperie - il titolo di un giornale di viaggio
con prose e poesie che compose al termine
dello stesso. Il percorso lo condusse
da Edo al monte Fuji, ad Ise, Ueno e Kyoto, prima di
tornare a Edo nell'estate
del 1685.
Il suo rapido incedere faceva pensare alcuni che Bashō
potesse essere stato un ninja. I suoi
lunghi viaggi gli permisero di osservare
le condizioni nelle varie province e ascoltare le ultime notizie, informazioni
di interesse al regnante shogunato Tokugawa., che impiegava dei ninja
per
queste attività. Il luogo di nascita di Basho, possedeva una ricca tradizione
ninja e Bashō
poteva essere stato una guardia del corpo per il suo signore,Todo
Yoshitada ,anni prima.
Comunque, pochi letterati considerano seriamente la
possibilità che potesse essere stato una
spia per lo shogunato Tokugawa.
Il viaggio sembrò giovargli, nell'allontanare alcuni dei
suoi fantasmi, e i suoi scritti dei
pochi anni seguenti raccontano della
piacevole esperienza. Compì un breve viaggio a
Kashima nell'autunno del 1687,
per osservare di là la luna piena in prossimità dell'equinozio,
anche se una
volta arrivato scoprì che la luna non poteva essere scorta a causa del cattivo
tempo.
Di nuovo compose un resoconto dell'escursione: Una visita al Tempio
Kashima.
Nell'inverno di quell'anno cominciò il suo seguente lungo
viaggio, dopo essergli stato reso
un arrivederci che "sembrava quello per
un dignitario". Attraversò Ueno, Osaka,Suma,Akashi,Kyoto,Nagoya,le
Alpi giapponesi e Sarashina, dove vide
il plenilunio equinoziale. Il viaggio da Edo a Akashi è raccontato nei Ricordi
di un bagaglio consumato,
nel quale espone il suo credo nell'haikai come
una fondamentale forma artistica. Il viaggio
di Sarashina per osservare la
luna, che si diceva apparisse particolarmente bella ed elegante
lì, è descritto
in Una visita al villaggio di Sarashina.
Verso la fine della primavera, nel 1689, cominciò delle
escursioni più difficili verso le selve dell'Honshu del nord. Fermate in questo
viaggio inclusero Nikko Toshogu, Matsushima,Kisagata
e Kanazawa, attraversando
nell'ultima parte di questo percorso l'isola di Sado. Di nuovo compose
un
diario di viaggio, Lo stretto sentiero verso il profondo Nord, che è
dominato dal concetto di
sabi: l'identificazione dell'uomo con la
natura. Due ulteriori volumi svilupparono l'idea:Ricordi
dei sette giorni
e Conversazioni a Yamanaka. Dall'autunno 1689 in poi, Bashō trascorse
due
anni visitando amici e compiendo brevi viaggi attorno all'area di Kyoto e
del lago Biwa. Durante questo periodo lavorò su una antologia che stava per
essere compilata da alcuni dei suoi allievi,
tra i quali, - L'impermeabile
della scimmia ) - Nell'inverno del 1691 tornò a Edo per abitare nel
suo
terzo rifugio Basho, di nuovo omaggiatogli dal suo seguito. Comunque non
rimase solo,
accolse un nipote e un'amica, Jutei, entrambi di salute
cagionevole, ed ebbe una grande
quantità di visitatori. Si lamentò in una
lettera che questo lo aveva lasciato senza "pace
della mente".
Nell'autunno del 1693 rifiutò di vedere chiunque per un mese, adottando
quindi
il principio di leggerezza: una regola
di non attaccamento che gli permetteva di
vivere nel mondo ma di sollevarsi
dalle frustrazioni.
Bashō lasciò Tokyo per l'ultima volta nell'estate del
1694, e passò del tempo a Ueno e
Kyoto prima di andare ad Osaka.
Lì morì per
una malattia allo stomaco, dopo aver scritto il suo ultimo haiku.,
Gli haiku sono apparentemente una delle più semplici e sincere forme di poesia
giapponese.In realtà la loro riuscita risiede tutta nella grande capacità di sintesiintrospettiva.
Matsuo Basho ne è il grande maestro iniziatore.Sono componimenti nati in Giappone
nel XVII s.formati da 3 versi costituiti in totale da 17 more ,secondo lo schema 5-7-5.
Una more nella metrica classica era l'unità di misura della durata delle sillabe.Non è
una sillaba (anche se spesso le viene equiparata)perché una sillaba può contenere anche
due more .
In sostanza - quanto agli haiku - si tratta di brevi componimenti poetici
che devono ubbidire a due caratteristiche fondamentali:la prima è
legata alla forma,sono brevissimi,la loro lunghezza stabilita in giapponese
è di 17 more(che corrispondono generalmente a 17 sillabe),la seconda
è la presenza di un kigo,una parola cioè che per i giapponesi rimanda
chiaramente ad una specifica stagione,di solito attraverso un elemento
naturale.A partire da questi due vincoli,la bravura di un autore consiste
proprio nel riuscire a racchiudere una sensazione,un'impressione limpida
in uno spazio tanto ridotto,e il primo a compiere con successo una seria
riflessione sulla possibilità e la difficoltà di condensare uno stato d'animo
in poche parole fu proprio Basho.
Le nubi di tanto in tanto
ci danno riposo
mentre guardiamo la luna.
***
All'uomo solo
ancora più amica
la luna.
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