domenica 12 maggio 2019

5.Lunario. Antonio Tabucchi.3


 
EUROPA

ITALIA

La luna in Tabucchi.3
Un sogno premonitore ,quello del poeta ,fatto di contrasti;il prima :pieno di
 pubblico popolare,partecipe,ma dai colori cupi;il dopo; desertico ,con una
luna distante,inattiva e il piccolo cane nero che solo sembra occuparsi del
protagonista .Segue l’irruzione drammatica nella scena dell’antagonista
mostruoso e volgare .La contrapposizione violenta che  prepara al tragico
 risveglio, ricalcato sulla verità storica.

Antonio Tabucchi:
Un libro “Sogni di sogni”che è un azzardo ,una supposizione  un’ipotesi,ma
 anche  un gioiello,e ,ad un tempo un fervido omaggio a venti artisti amati
 da uno scrittore di oggi. Numerose e di successo le sue opere tra le quali in
particolare molto conosciute”Sostiene Pereira”;L’edizione italiana dell’opera
 di F. Pessoa;le poesie di Carlos,Drummond De Andrade”Sentimento del mondo.”
Nel 1987 gli è stato attribuito in Francia il premio Médicis Etranger per il suo
 “Notturno indiano”.

5.Federico Garcìa Lorca:
nato in provincia di Granada nel 1898,studiò a Madrid e fu amico dei maggiori
 artisti della sua generazione. Partecipò alla comunità della “Colina de  Los
 Chopos  (Colle dei Pioppi). Fu poeta ,ma anche musicista,pittore e drammaturgo.
Nel 1932 il governo della Repubblica  spagnola gli affidò  l‘incarico  di creare un
 gruppo teatrale  che portasse i classici a  conoscenza del popolo.  Nacque così
 la Barraca”,una sorta di Carro di Tespi con la quale Lorca girò tutta la Spagna.
Nel 1936 fondò l’associazione degli intellettuali antifascisti. Nel Canto jondo e
in quasi tutta la sua poesia celebrò  le tradizioni dei Gitani d’Andalusia ,i loro
canti e le loro passioni. Nel 1936 fu  assassinato presso Granada dai gendarmi
 franchisti.

Sogno di Federico Garcìa Lorca,poeta e antifascista.

Una notte di agosto del 1936,nella sua casa di Granada,Federico Garcìa
Lorca, poeta e antifascista,fece un sogno. Sognò che si trovava sul palco
del suo teatrino ambulante e che accompagnandosi al pianoforte,cantava
 canzoni gitane. Era vestito in frac,ma sulla testa portava un mazantini a
larghe falde. Il pubblico era composto di vecchie vestite di nero,con una
mantiglia sulle spalle, che lo ascoltavano rapite. Una voce ,dalla sala, gli
chiese una canzone,e Federico Garcìa Lorca si mise ad eseguirla . Era una
canzone che parlava di duelli e aranceti,di passione e di morte. Quando
ebbe finito di cantare Federico Garcìa Lorca si alzò in piedi e salutò il suo
 pubblico. Il sipario calò e solo allora lui si accorse che dietro al pianoforte
non c’erano quinte, ma che il teatro si apriva su una campagna deserta.
Era di notte e c’era la luna. Federico  Garcìa  Lorca guardò fra le tende del
sipario e vide che il teatro si era svuotato come per incanto ,la sala era
completamente deserta e le luci si stavano abbassando. In quel momento
sentì un guaito e dietro di sè scorse un piccolo cane nero che sembrava lo
 stesse aspettando. Federico  Garcìa  Lorca sentì che doveva seguirlo e
 mosse un passo. Il cane,come a un segnale convenuto, cominciò a
trotterellare piano piano,aprendo il cammino. Dove mi porti,piccolo cane
 nero? chiese Federico  Garcìa  Lorca. Il  cane guaì dolorosamente e
Federico  Garcìa  Lorca sentì un brivido. Si girò e guardò indietro e vide
che le pareti di tela e di legno del suo teatro erano scomparse. Restava
una platea deserta,sotto la luna, mentre il pianoforte,come se dita invisibili
 lo sfiorassero, continuava a suonare da solo una vecchia melodia. La
campagna era tagliata da un muro:un lungo e inutile muro bianco oltre il
quale si vedeva altra campagna. Il cane si fermò. Allora da dietro il muro
sbucarono dei soldati che lo circondarono ridendo. erano vestiti di bruno
e avevano tridenti sulla testa. In una mano tenevano il fucile e nell’altra
una bottiglia di vino. Il loro capo era un nano mostruoso,con una testa
piena di bitorzoli. Tu sei un traditore,disse il nano e noi siamo i tuoi carnefici.
Federico  Garcìa  Lorca gli sputò in faccia mentre i soldati lo tenevano fermo.
Il nano rise in modo osceno e gridò ai soldati che gli togliessero i pantaloni.
Tu sei una femmina,disse e le femmine non devono portare i pantaloni,
devono stare rinchiuse nelle stanze di casa e coprirsi il capo con la mantiglia.
A un cenno del nano i soldati lo legarono,gli tolsero i pantaloni e gli coprirono
l capo con uno scialle. Schifosa femmina che ti vesti da uomo,disse il nano,
è giunta l’ora che tu preghi la Santa Vergine . Federico  Garcìa  Lorca gli
sputò in faccia e il nano si asciugò ridendo. Poi trasse di tasca la pistola e gli
introdusse la canna nella bocca. Per la campagna si sentiva la melodia del
piano. Il cane guaì. Federico  Garcìa  Lorca sentì un colpo e sobbalzò nel letto.
Stavano picchiando alla porta della sua casa di Granada con il calcio dei fucili.

da Antonio Tabucchi,in”Sogni di sogni”Sellerio ed.Palermo-1992.

 Suggerito   da Andrea Giuntini



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