EUROPA
ITALIA
La luna in Tabucchi.3
Un sogno premonitore ,quello del
poeta ,fatto di contrasti;il prima :pieno di
pubblico popolare,partecipe,ma dai colori
cupi;il dopo; desertico ,con una
luna distante,inattiva e il
piccolo cane nero che solo sembra occuparsi del
protagonista .Segue l’irruzione
drammatica nella scena dell’antagonista
mostruoso e volgare .La
contrapposizione violenta che prepara al
tragico
risveglio, ricalcato sulla verità storica.
Antonio Tabucchi:
Un libro “Sogni di sogni”che è un
azzardo ,una supposizione un’ipotesi,ma
anche
un gioiello,e ,ad un tempo un fervido omaggio a venti artisti amati
da uno scrittore di oggi. Numerose e di
successo le sue opere tra le quali in
particolare molto conosciute”Sostiene
Pereira”;L’edizione italiana dell’opera
di F. Pessoa;le poesie di Carlos,Drummond De
Andrade”Sentimento del mondo.”
Nel 1987 gli è stato attribuito
in Francia il premio Médicis Etranger per il suo
“Notturno indiano”.
5.Federico Garcìa Lorca:
nato in provincia di Granada nel
1898,studiò a Madrid e fu amico dei
maggiori
artisti della sua generazione. Partecipò alla
comunità della “Colina de Los
Chopos (Colle dei Pioppi). Fu poeta ,ma anche musicista,pittore e
drammaturgo.
Nel 1932 il governo della
Repubblica spagnola gli affidò l‘incarico
di creare un
gruppo teatrale che portasse i classici a conoscenza del popolo. Nacque così
“la
Barraca”,una sorta di Carro di Tespi con la quale Lorca girò tutta la
Spagna.
Nel 1936 fondò l’associazione
degli intellettuali antifascisti. Nel Canto
jondo e
in quasi tutta la sua poesia
celebrò le tradizioni dei Gitani
d’Andalusia ,i loro
canti e le loro passioni. Nel
1936 fu assassinato presso Granada dai
gendarmi
franchisti.
Sogno di Federico Garcìa
Lorca,poeta e antifascista.
Una notte di agosto del
1936,nella sua casa di Granada,Federico Garcìa
Lorca, poeta e antifascista,fece
un sogno. Sognò che si trovava sul palco
del suo teatrino ambulante e che
accompagnandosi al pianoforte,cantava
canzoni gitane. Era vestito in frac,ma sulla
testa portava un mazantini a
larghe falde. Il pubblico era
composto di vecchie vestite di nero,con una
mantiglia sulle spalle, che lo
ascoltavano rapite. Una voce ,dalla sala, gli
chiese una canzone,e Federico Garcìa
Lorca si mise ad eseguirla . Era una
canzone che parlava di duelli e
aranceti,di passione e di morte. Quando
ebbe finito di cantare Federico
Garcìa Lorca si alzò in piedi e salutò il suo
pubblico. Il sipario calò e solo allora lui si
accorse che dietro al pianoforte
non c’erano quinte, ma che il
teatro si apriva su una campagna deserta.
Era di notte e c’era la luna.
Federico Garcìa Lorca guardò fra le tende del
sipario e vide che il teatro si
era svuotato come per incanto ,la sala era
completamente deserta e le luci
si stavano abbassando. In quel momento
sentì un guaito e dietro di sè
scorse un piccolo cane nero che sembrava lo
stesse aspettando. Federico Garcìa
Lorca sentì che doveva seguirlo e
mosse un passo. Il cane,come a un segnale
convenuto, cominciò a
trotterellare piano piano,aprendo
il cammino. Dove mi porti,piccolo cane
nero? chiese Federico Garcìa
Lorca. Il cane guaì dolorosamente
e
Federico Garcìa
Lorca sentì un brivido. Si girò e guardò indietro e vide
che le pareti di tela e di legno
del suo teatro erano scomparse. Restava
una platea deserta,sotto la luna,
mentre il pianoforte,come se dita invisibili
lo sfiorassero, continuava a suonare da solo
una vecchia melodia. La
campagna era tagliata da un
muro:un lungo e inutile muro bianco oltre il
quale si vedeva altra campagna.
Il cane si fermò. Allora da dietro il muro
sbucarono dei soldati che lo
circondarono ridendo. erano vestiti di bruno
e avevano tridenti sulla testa.
In una mano tenevano il fucile e nell’altra
una bottiglia di vino. Il loro
capo era un nano mostruoso,con una testa
piena di bitorzoli. Tu sei un
traditore,disse il nano e noi siamo i tuoi carnefici.
Federico Garcìa
Lorca gli sputò in faccia mentre i soldati lo tenevano fermo.
Il nano rise in modo osceno e
gridò ai soldati che gli togliessero i pantaloni.
Tu sei una femmina,disse e le
femmine non devono portare i pantaloni,
devono stare rinchiuse nelle
stanze di casa e coprirsi il capo con la mantiglia.
A un cenno del nano i soldati lo
legarono,gli tolsero i pantaloni e gli coprirono
l capo con uno scialle. Schifosa
femmina che ti vesti da uomo,disse il nano,
è giunta l’ora che tu preghi la
Santa Vergine . Federico Garcìa Lorca gli
sputò in faccia e il nano si asciugò
ridendo. Poi trasse di tasca la pistola e gli
introdusse la canna nella bocca.
Per la campagna si sentiva la melodia del
piano. Il cane guaì.
Federico Garcìa Lorca sentì un colpo e sobbalzò nel letto.
Stavano picchiando alla porta
della sua casa di Granada con il calcio dei fucili.
da Antonio Tabucchi,in”Sogni di sogni”Sellerio
ed.Palermo-1992.
Suggerito da Andrea Giuntini
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