martedì 21 maggio 2019

14.Lunario.Muhammad Iqbal.2


MEDIO ORIENTE

PAKISTAN

La luna in Muhammad Iqbal
Ora la luna ci appare in tutto il suo splendore che circonda adorante
 la terra santuario ,marchiata dal segno del desiderio .Il poeta sulla
terra e la luna alta in cielo intrecciano il loro dialogo di ricerca per
 illuminare il cuore e il  cammino dell’Uomo. La natura tutta  ci canta
di Lui alla nostra ricerca. Un Dio che ci ha perso, anche Lui bisognoso
 d’amore, si è nascosto per ammirare la nostra bellezza. Una domanda
capitale: è nella terra la perla lucente di Vita, è Lui quella perla  splendente,
o siamo noi? Il poeta vede la decrepitezza del nostro mondo e l’urgenza
del suo rinnovamento. Una constatazione e una volontà forte che vanno
oltre il semplice rilievo di Dio.


14.Muhammad Iqbal
Dottor Sir Allamah Muhammad Iqbal  (Sialkot,9 novembre 1877 –
 Lahore,21 aprile 1938) è stato un accademico, poeta, barrister,
filosofo, politico e opinionista pakistano.
È considerato il "padre spirituale del Pakistan", una delle figure
più importanti della letteratura di lingua urdu, persiana. È ammirato
come poeta di rilievo dai Pakistani, dagli Indiani, dagli Iraniani dal
popolo del Bangladesh, dello  Sri Lanka e da numerosi studiosi 
internazionali  di letteratura.

La luna

O Luna! La bellezza tua è l’onore dei cieli
tu, che per antica natura t’aggiri adorante  attorno a questo santuario di terra!
Quel marchio che porti nel petto è cicatrice d’amore, o forse è segno cocente
di sempre viva brama?
Turbato io qui sulla terra, inquieta tu alta nel cielo, noi siamo eterna ricerca,
tu cerchi e cerco pur io.
Forse della stessa santa Assemblea candela è l’uomo e tu pure. Forse
la tua ultima tappa è quella cui anch’io, viandante, m’avvio?
E  su pianori e deserti e campi ampi e montagne
identico brilla il tuo volto lucente, come sul cuore dell’uomo!

           VII

La nostra  immagine eterna ha percorso tutti i cieli,
ha cavalcato la luna, l’ha stretta la Via Lattea al seno!
Non credere ,no, che questa terrosa terra sia la nostra dimora,
ché ogni stella è un mondo o un mondo è  stato in antico!
E  nell’occhio umilissimo della formica si scorgono chiare e innocenti
mille segrete saggezze all’occhio nostro nascoste.
Sostiene la terra  sul dorso il Bisutùn e l’Alvand possenti, ed Ei ci cerca ancora
ma è la nostra polvere viva che sulla schiena sua pesa!

 VIII

Un Dio ci ha perso
come noi bisognoso d’amore, preda del desiderio!
ora ci scrive un messaggio sull’esile petalo del tulipano,
Ora ci grida di Lui il cuore segreto degli uccelli, pieno di melodie.
S’è nascosto silente nel narciso per vedere la nostra bellezza
e tanto è ebbro di carezze di sguardi che sembra parli con gli occhi.
E’ un sospiro  mattutino che gli sgorga dal cuore per la pena di non
mai ritrovarci tutto quel ch’è fuori e dentro le cose e il sopra e il sotto,
 e tutto lo spazio!

Ha suscitato un tumulto per vedere un pugno di polvere,
ed è pretesto di sguardi cercanti lo spettacolo dei colori e dei profumi
del mondo.
Nascosto in ogni atomo, oppure invisibile ancora,
chiaro come luce di luna , ma come chiaro di luna abbracciato a strade
e castelli notturni.
E’ sperduta nella nostra terra la perla lucente di Vita
E ‘ lui quella perla  splendente , è Lui? Oppure siam noi?


             IX

No! questo mondo decrepito deve diventar giovane ancora !
E una sua pagliuzza deve essere dura e greve qual monte!
Quel pugno di terra che onniveggente sguardo possiede nel petto
abbisogna di grida impastate di cuore!
Questo vecchio sole, questa vecchia luna camminano senza mèta ciechi:
stelle nuove  ci vogliono per ricostruire il mondo!
Ogni bella fanciulla che mi si presenti allo sguardo,
è bella , sì , ma più bella deve essere ancora!
Iddio mi dice :” Così è ,e tu non dir più parole!”
Ma risponde l’uomo :” Così è, ma altrimenti deve essere. e meglio!”

Da Zabùr ‘Ajam   ovveroI Salmi di Persia”(1927 in persiano)

a cura di Bausani - Guanda ed. in Parma



Nessun commento:

Posta un commento