America
Canada
La nuvola in Mark
Strand
L’ammasso confuso di
nuvole non costituisce che uno
degli elementi per rappresentare una realtà
indefinibile
perché costituita da elementi già tra loro eterogenei e
inoltre dai loro contrari.
Mark Strand
nato nel 1934 a
Summerside in Canada, è cresciuto ed
è vissuto negli USA. Autore di molti libri di poesia,
racconti, saggistica e libri per
bambini, ha vinto il
premio Pulitzer nel 1999 il Wallace
Stevens Award nel
2004.Ha insegnato alla Columbia University e ha vissuto
a New York.
La lingua è limpida, accessibile con
metafore visibili,
ma il senso del testo
non sembra
immediatamente afferrabile.
Sono versi da rivivere, da intuire, senza opporre resistenza.
La realtà è, dunque, collocata su
un piano metafisico dove il
tempo non c’è,l’ipnotico
rifrangersi delle onde si confonde
con un desiderato sciogliersi dei capelli...
Era l'inizio di una sedia;
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui
i ruderi di luna le crollavano sulla chioma.
Era quello, ed era altro ancora; era il vento
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui
i ruderi di luna le crollavano sulla chioma.
Era quello, ed era altro ancora; era il vento
che azzannava gli alberi; era la congerie confusa di nubi,
la bava di stelle sulla riva. Era l'ora che pareva dire
che se sapevi in che punto esatto del tempo si era,
che se sapevi in che punto esatto del tempo si era,
non avresti mai più chiesto nulla.Era quello.Senz'altro era quello.
Era anche l'evento mai avvenuto – un momento tanto pieno
che quando se ne andò,come doveva,nessun dolore riusciva
a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa
dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello
dimenticato da lei, la penna che lei lasciò sul tavolo.
Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole.
Era anche l'evento mai avvenuto – un momento tanto pieno
che quando se ne andò,come doveva,nessun dolore riusciva
a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa
dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello
dimenticato da lei, la penna che lei lasciò sul tavolo.
Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole.
Era come sedevo, come attendevo per ore, per giorni.
Era quello. Solo quello.
[1] Cfr. Marco Belpoliti, Crolli, Einaudi, 2005.
[1] Cfr. Marco Belpoliti, op. cit.
[1]Mark Strand ha trasposto in poesia
due quadri di De Chirico (cfr Baudelaire:” la miglior descrizione di un quadro
potrà essere un sonetto o un’elegia”). Tale trasposizione non è spiegazione né
parafrasi, ma espressione della staticità e ripetitività dei quadri di De
Chirico. Strand ha anche pubblicato una riscrittura
di “La sera al dì di festa” di
Giacomo Leopardi.
[1] Mark Strand,”Mare nero”, da Man and Camel, pag.25, apparsa in italiano
nel n° 34 di Nuovi Argomenti e tradotta da Damiano Abeni, Uomo e Cammello, Mondadori, 2007.
[1] Mark
Strand, “Cos’era II” , in Blizzard of One - 1998, traduzione di Damiano Abeni, ora in West
of your cities - a cura di M. Strand e D. Abeni - Minimum fax - Roma 2003.
Nessun commento:
Posta un commento