ASIA
IRAN
La luna in Forugh Farrokhzad
La poesia di
Farrokhzad è qui la poesia del declino e della decadenza.
La scrittura è
l’unico modo per esorcizzarli.
“Stiamo
vivendo in u’epoca in cui -scrive la poetessa - tutti i significati
e tutti i
valori hanno perso il loro senso e stanno per crollare … Penso
che il motivo
principale di una creazione artistica sia proprio il resistere
di fronte a
questo declino … Uno sforzo per restare,far restare qualcosa
di sé e
rinnegare la morte …”
In queste esplorazioni,emblema di ogni
stato d’animo,è la natura con le sue
molteplici manifestazioni che diventano
metafore per raccontare le profonde
intuizioni e sensazioni della realtà. Le
tenebre,la luna,il vento,le stagioni,le
acque,il verde,le nuvole e molte altre
immagini,prese a prestito dal mondo
tangibile della natura in cui l’autrice si
immerge,si trasformano in simboli
per ricordare qualcosa di profondamente
nostalgico,legato alla memoria
collettiva perduta.
Leitmotiv di una lirica che oltrepassa
la soglia del retaggio culturale legato
alla propria terra e tende a comunicare con un
linguaggio universale.
Qui ‘la luna
sanguigna’ rispecchia il ’senso del nostro essere malsano’.
19.Forugh
Farrokhzad
Nasce il 29 dicembre 1934 a Tehran,Iran.
Forugh Farrokhzâd :
sfidando le autorità religiose e i letterati conservatori,
Farrokhzad espresse con fermezza
sensazioni e sentimenti della situazione
femminile nella società iraniana degli anni
‘50/’60, contribuendo in modo
decisivo al rinnovamento
della letteratura persiana del '900. Il ruolo
della
donna nel matrimonio convenzionale, le libertà
prevaricanti del ruolo di
madre e donna libera, il
rapporto conflittuale dell'essere donna e non poter
godere del proprio corpo
liberamente, le diedero la forza di combattere, ma
le impedirono di godere di una vita normale.
E’ morta a Darband
,Tehran,il 13 febbraio 1967 in un incidente stradale,
di ritorno da una visita
alla madre.
Di notte
mentre volteggia
la brezza stordita
sul cielo fosco
di nostalgia
di notte
mentre si aggira
la luna sanguigna
per le stradine
azzurre delle vene
di notte
mentre siamo
soli,
soli con i
sussulti dell’anima,
sgorga dai
nostri palpiti
il senso
dell’essere,
il senso del
nostro essere malsano.
Da FORUGH
FARROKHZAD,”E’solo la voce che resta”,Aliberti
ed.2009.
Forse può essere interessante per qualche amico lettore sapere che su questo blog potrà trovare numerosi esempi di avvii alla conclusione con verifica di haiku di giovani studenti di un laboratorio di scrittura creativa,a partire dall'1/2/2014.
RispondiEliminaSempre su questo blog possono essere lette inoltre numerose contaminazioni di haiku da parte di poeti dell'Ovest,
a partire dall'8/12/2013.