Questo è il risultato. E bisogna anche tener conto del fatto che la presa di coscienza dei danni del
colonialismo non era stata la stessa nei vari paesi africani: precoce in
Camerun, Congo e Senegal; più marginale
in paesi come il Gabon , il Mali, la Repubblica Democratica del Congo( Zaire) e
il Benin.È in quegli anni, ad esempio che
Maxime N’Debekha[1] scrive in Congo le sue poesie:
Fieri e begli
uccelli [2]
Con ali giganti
Sulle cime dei miei
capelli
Suonano canzoni
Dai colori di luce
Ebbrezza
Come una farfalla
Volteggio
Canzone di luce
Ancora più canti
E ancora più luce
Ecco giunta l’ora
Della specie nuova
Un genere umano nuovo
Cesellato dalle verghe
del sole
Specie nuova
Interamente e
pienamente luce
Immensità infinita
Pura vergine pura
Degli uomini nuovi
L’albero del muro dei
Federati
Fiorisce sulla carogna
Dell’Albero di Adamo
ed Eva
E tu Amore Mio amore
A cui il nostro
bambino
Leviga ogni mattino la
fronte
Con una roccia di luce
Un chicco di sole
Attendo O quanto
attendo
Che tu mi porti un
giorno il Mio bambino
Con una brace di sole
tra i denti.
[1] N’ Debekha nasce a Brazzaville
nel 1944. Di formazione scientifica, scrittore precoce, a vent’anni era già uno
dei poeti ufficiali della rivoluzione. Prima alla direzione degli Affari
culturali del suo paese, poi Ministro dell’Istruzione, infine in prigione, a
rischio della condanna capitale. Da anni in esilio a Parigi. Il testo è tratto
da L’oseille et les citrons, Oswald, Paris, 1975. Sua anche la
raccolta La Danse de Nkumba ensorcelée, -Publisud, Paris, 1988.
[2]Maxime N’Debekha,” Fieri e begli uccelli”, in Poesia Africana
-Poeti sud sahariani di area francofona. Op. Cit.
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