Una poesia, insomma, quella
africana che non teme più l’interazione
con l’Occidente ed è alla ricerca della sua nuova identità orgogliosa con la
costruzione di metafore audaci, immagini folgoranti, ritmi cadenzati, straordinaria
musicalità per esprimere echi di un DNA ancestrale, ma anche nuove
lacerazioni, scissioni, tensioni e vibrazioni
che finiscono per costituire l’occasione per un’estetica del Diverso. Un
esempio eloquente ce lo offre una poetessa contemporanea di espressione
portoghese dell’Angola:Paula Tavares[1].
Mi hai disossata …[2]
Mi hai disossata
accuratamente
iscrivendomi
nel tuo universo
come una ferita
una protesi perfetta
maledetta necessaria
tu hai deviato le mie
vene
perché si svuotino
nelle tue
irrimediabilmente
in te un mezzo polmone
respira
l’altro, che io
sappia,
esiste appena
oggi mi sono alzata presto
ho spalmato di tucala[3] e acqua fredda
il mio corpo infiammato
non batterò il burro
non metterò la cintura
IO ANDRO’
verso sud a saltare il
recinto.
[1]Ana Paula Ribeiro Tavares nasce a Lubango, Huila, Sud dell’Angola nel
1952. Storica, Segretario di Stato alla Cultura.
[2]Paula Tavares ”Mi hai disossata”, da Ritos de passagem, UEA , 1985, Luanda. Trad. dal portoghese in
franc. di Michel Labon per Poésie
d’Afrique au sud du Sahara.Op. Cit. Trad. dal fr. di Maria Gabriella.
Bruni.
[3] Tucala: polvere rossa, utilizzata come
cosmetico.
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