Articolare la parola equivale a quel che
fa il vivente di fronte al caos dell’universo. Impone un ordine, per merito
della sua vocalità, dello spessore corporeo da cui promana”[1];il
linguaggio insomma cerca di orientare: in questo senso, qualcuno arriva ad
affermare che “la pratica della parola è, fondamentalmente, poesia.[…] La
parola pronunciata si conquista sul silenzio, ne è tratta, vi ritorna, dopo
essersi rivelata in mezzo a noi e averci rivelato l’ordine ultimo delle cose”.[2]
Lo stesso nome crea problemi: potrebbe essere tradotto con ”scienza
e potere delle parole ”. In realtà esso appartiene a quella forma elementare, universale, forse fondamentale,
della poesia che è il canto alternato,
ovvero poesia che si sviluppa attraverso parallelismi,opposizioni,
rovesciamenti di due voci che si affrontano; è improvvisato da due rivali
durante una gara poetica. Sono poesie d’amore o, più precisamente, di disputa
amorosa: rappresentano le avances del
desiderio, i disincanti, gli inganni, le rotture.
Li hanno riportati alla ribalta nel 1968 la scoperta e
la pubblicazione di preziosi manoscritti risalenti al XIX secolo e, soprattutto,
nel 1983, la tesi universitaria della stessa ricercatrice Bakoly Domenichini
Ramiaramanana[4],che vent’anni prima li aveva scoperti.
Ed ecco che un’ultima volta lo schermo
bianco si rianima, riempiendosi dei caratteri che, ordinati in file coese, come
pazienti colonne di laboriose formiche, compongono, e offrono alle persone
convenute nell’ampio salone, il documento che conclude la sezione
dell’antologia dedicata al canto orale tradizionale che rappresenta la vera
identità del continente africano.
nel Paese-dei-Fanciulli fiorisce l’orchidea
scoppiano i pianti della Giovane–Tortorella
scoppiano le risa di Chi- non –teme-
la- ritorsione
Non esista per il lutto nessuna giusta ritorsione
Ma sia per l’amore la giustizia accordata.
-Si scopre così la stratificazione di
significati che mette in luce l’interpretazione dell’ archeologa del linguaggio. Il tuono sul Monte– degli- Immortali
evoca le montagne che sbarrano l’orizzonte a sud di Tananarive e che la bruma
ricopre spesso di un velo bluastro. Ma quello geografico è anche un paesaggio mitologico: quel monte è la dimora
degli Spiriti, degli dei e dei principi leggendari. E ancora: emerge il
riferimento a un rito della vita tradizionale, la rinuncia, celebrata alla vigilia del nuovo anno, quando
un’ultima volta si piangono i morti dell’anno, di cui il tuono solitario sulla
montagna, si crede, fa echeggiare un ultimo appello. Quel momento del
cambiamento dell’anno è anche il momento in cui gli sposi separati si possono
ritrovare per un ultimo ritorno d’amore.
Si può infine individuare un’allusione d’ordine storico-politico. Il Monte
raffigura metonimicamente le popolazioni che abitano le sue falde; il
Paese–dei-Fanciulli la minoranza dissidente. La poesia ricorda così un momento
essenziale della storia malgascia, mostrando la funzione di memoria collettiva
dell’hain teny.
Queste le suggestive atmosfere dei canti orali sotto il baobab o nella
steppa o lungo le rive dell’isola esotica che mutano radicalmente se passiamo
alla lettura dei poeti della diaspora o comunque a quelli che si esprimono in
una lingua non africana o perfino a quelli che si esprimono, ma per iscritto,
nelle lingue dell’Africa -continua con
metodo l’ imperturbabile
curatore.
[1] Paul Zumthor, da
Graines de paroles. Ecrits pour Geneviève Calame-Griaule’. Op. Cit. Trad .di Maria Gabriella
Bruni.
[2] Ibidem.
[3] Scrittore e critico francese del
‘900 che ha esercitato grande influenza sulla letteratura attraverso la celebre
rivista NRF (Nouvelle Revue Française).
[4] Autrice della gigantesca
ricerca Du ohabolana au hainteny, Langue, Littérature et
Politique à Madagascar, Ed.Karthala, Paris, 1983.
Ohabolana
può avvicinarsi al proverbio mentre l’hain teny è piuttosto una poesia
popolare.
[5]Bakoly Domenichini
–Ramiaramanana,” Quanto brontola il temporale
sul Monte- degli- Immortali”. La versione malgascia di questo Hain
teny è quella raccolta e stabilita da Bakoly Domenichini –Ramiaramanana sul
prezioso manoscritto dell’epoca di Ranavalona I (1828-1861),da lei stessa
scoperto nel 1968.L’analisi sulla
stratificazione di significati segue lo studio della stessa ricercatrice - Les
traductions poétiques des hain teny -
in Colloque sur la traduction poétique ,Gallimard,1978.Trad. dal fr.
di MariaGabriella Bruni.
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