Mi scuso con i miei amici lettori. Non mi ero accorta che il PC. aveva fatto follie con la mia programmazione, Ho cercato di riassettare ,ma purtroppo in ritardo. Mi dispiace molto.
Un poeta dello Zimbabwe che usa lo shona accanto all’inglese è Julius
Chingono[1]:
Quando se ne andò via[2]
Si mise addosso colori
audaci
Di fantasie spezzate
Come se fosse
In guerra con sé
stessa.
La sua gonna amputata
flirtò con il vento
Un cappello decapitato
Tenuto da lacci
sottili
Pendeva dietro
Al collo
Mentre se ne andava via impettita
Sulle sue scarpe
svettanti
Nel fiero fulgore
Del tramonto
cittadino.
La Solitudine[3]
Arriva in un letto
vuoto
Tentando di dividere con lei
pensieri
su chi sei
sulla persona a cui
tieni
Ricordando a te stesso
Le sue urla da incubo
la fragilità
Che lei atteggia
Quando tu la consoli.
Ricordando
la notte in cui lei ha
litigato
Nei suoi sogni
Si è slogata il polso
Mancato la tua guancia
Per colpire la
spalliera del letto.
Ricorda
Quando tu l’hai
raggiunta
In una passeggiata nel
sonno
Per svegliarla.
[1]Julius Chingono, figlio di
minatore, nasce nello Zimbabwe nel 1946,
e diviene presto lui stesso brillatore di mine. È anche pastore Mufundisi della Chiesa Apostolica
Tsitsidza Mwari.Comincia a scrivere poesia negli anni Sessanta, sia in Inglese
che in shona, continuando a lavorare
in miniera. Pubblica romanzi e lavori
teatrali; due raccolte poetiche in Inglese nel 1983 e nel 1996, ma la fama giunge soltanto
nel 2006 in Sud Africa. La semplicità
del suo linguaggio maschera la complessità, l’ironia e l’ambiguità dei suoi
testi. Muore nel 2011.
[2] Julius Chingono,” Quando se ne andò via” (“When she left” ,
1994), pubblicata la prima volta su Zimbabwe PIW, in
una edizione speciale, il 10 giugno 2008; su www.poetryinternationalweb.org. Trad. dall’inglese di Isabella
Nicchiarelli.
[3]Julius Chingono,” La solitudine ”(“ Loneliness”),
pubblicata su PIW nel 2003, copyright dell’Autore. www.poetryinternationalweb.org.
trad. dall’ingl. di Isabella Nicchiarelli.
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