Le generazioni successive ancora
finiscono per prendere le distanze da un’ideologia che considerano ormai
improponibile. La poesia non prescinde dal fatto che le condizioni
storico-culturali siano mutate. Ancora una volta tra i paesi più
rappresentativi per l’area francofona , il Congo, con Jean – Baptiste
Tati-Loutard:
Vecchia radice.[1]
Il tempo mi ha
traforato
Sono una vecchia
radice
Da questa terra non mi
puoi strappare
Bevevo solo l’idromele
dell’alba
Il soffio lustrale del
mattino
E guardavo l’Oriente
aprirsi
Come un tarso di uccello
Ora prendo i giorni a
ritroso
Mi sveglio quando il
crepuscolo
S’insinua tra le case
Il tempo si fa uomo
Come un serpente di
roccia
Il mio cuore è una
terra scavata
Depone il mio disamore
Nei territori
abbandonati
E colpisce alla
schiena
Sulle colonne già
chine
Sei venuta mi avresti appagato
Il sangue della
tartaruga delle savane
S’infiltra in tutti i
miei slanci
Ricordo l’eclissi
Che ammiravamo insieme
La danza della coppia
siderale
La parata nuziale del
sole
E della luna
Tu sei cambiata sotto
il cielo oscuro
Ti ritrovo uccello di
città
Con un piumaggio
melanico
Il freddo d’agosto
s’insinua tra i nostri corpi
Per riemergere in
fumarole
Il mondo sta per
disfarsi
Presto restituiremo le
nostre spighe
Alla terra dopo la
rovina delle braci
E il desiderio ci
rimane
Annuncia un nuovo
germogliare
La corda dello
sciacallo vibra ancora
Nel cane
E quest’amore non sarà
più in noi
Che il pizzicore d’una
cicatrice
Sono una vecchia
radice
E da questa terra non
mi puoi strappare.
[1]Jean
Baptiste Tati-Loutard, « Vecchia radice » .Da La tradition du
songe in Présence africaine, Paris,1985, in Poesia africana-
poeti sub sahariani di area francofona. Op. Cit.
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