È per tutte queste ragioni
che è interessante analizzare con attenzione e in profondità le diverse
suggestioni che, se ci sembra possano essere percepite immediatamente diverse nel testo scritto di un
poeta africaaner[1] e nel canto trascritto di un griot[2] bantu, possono invece riservare ugualmente sorprese di
originalità dai tratti diversi anche quando l’autore della poesia, sia anglofono
o francofono, perché erede- portatore di
due diverse sudditanze coloniali; soprattutto occorre guardare in modo diverso a quei poeti che usano una
lingua europea in Africa, rispetto ai
loro omologhi anglofoni e francofoni della diaspora che, metropolizzandosi,
hanno finito per assorbire elementi culturali non-africani e avere un rapporto
di saudade[3]col proprio paese di origine.
Qui di seguito due poeti
che rappresentano le due anime del Sud Africa che dovrebbero essere subito
percepite nella loro diversità profonda.
L’una quella della cultura popolare
orale dei griot[4] bantu, anche se l’autore, nel caso specifico, è uno
studioso, che tuttavia si esprime prevalentemente in quella lingua e si iscrive in quella tradizione
culturale:Mazisi Kunene.[5]
Poeta
sudafricano bianco, discendente dai coloni olandesi.
Addio[6]
Amata,addio …
Sostieni questi
guizzanti sogni infuocati
Con le mani
scheletriche della morte
Così che quando avanza
l’arida notte
Tu possa sfidare i
suoi ostinati intrighi
Non badare dove noi ci
voltiamo e agitiamo
(Gli ululati potrebbero legarti al nostro
dolore)
le cui zampe portano
il dolore della vita.
Amata, addio
Anche il silenzio che
ossessiona il meriggio
Canterà l’alterno
tambureggiare della tua suprema gioia
dove sediamo accanto
al focolare rievocando i ricordi
Disponendo le parti a
completare ciascun giorno;
Con la consapevolezza
tuttavia che il nostro è un ritorno di vuoto.
Addio,addio.
[1]Poeta rimasto rigorosamente fedele alle tradizioni africane del canto.
[2] Poeta e musicista africano nero, che
compone canti orali.
[3] Termine che indica un sentimento,
tipicamente presente nella psicologia brasiliana, assimilabile alla nostalgia,
ma spesso utilizzato anche da Léopold Sédar Senghor.
[4] Poeta e musicista africano nero,
che compone canti orali.
[5]Mazisi Kunene nasce a Durban nel
1930, studia all’università di Natal.
Nel 1959 si reca a Londra per ricerche
sulla poesia zulu, per comporre un’opera epica secondo la tradizione
zulu. Produce, scrivendo soprattutto in lingua bantu, e pubblica in
parte in Sud Africa. Nel 1956 vince il premio per la letteratura bantu.
[6] Mazisi Kunene,” Addio”, in Voci d’Africa-poesia
africana di lingua inglese . A cura di
Lucilla Sbicego; presentazione di Carlo Izzo, Accademia-Sansoni ed., 197O.
La raccolta originaria di queste poesie, pubblicata nel 1963 - Mazisi
Kunene:Zulu Poems,Holmes & Meier -si ispira agli stessi temi della poesia
in lingua bantu, ma nella forma questi versi rivelano l’influsso della poesia
inglese contemporanea.
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