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Qui lo specchio assume una funzione spettrale
perché riflette con la sua luce di ghiaccio [...]"
la nudità malsana lucida fredda perversa di lei
che spinge il poeta a esortarla a fuggire i luoghi
di malinconia dove la loro vita dondola sospesa
sopra un vertiginoso abisso;dove l’amore a poco
a poco s’invelenisce e si fa un triste giuoco di
indifferenza e di perfidia,e con carezze subdole
s’insidia"[...]
EUROPA
Italia
19.LO SPECCHIO IN CORRADO GOVONI
Italia
19.LO SPECCHIO IN CORRADO GOVONI
Qui lo specchio assume una funzione spettrale
perché riflette con la sua luce di ghiaccio [...]"
la nudità malsana lucida fredda perversa di lei
che spinge il poeta a esortarla a fuggire i luoghi
di malinconia dove la loro vita dondola sospesa
sopra un vertiginoso abisso;dove l’amore a poco
a poco s’invelenisce e si fa un triste giuoco di
indifferenza e di perfidia,e con carezze subdole
s’insidia"[...]
CORRADO GOVONI
[…]Perché è ben questo in fondo il solo compenso
e il solo amaro dono di cui devono accontentarsi i
poeti: il passeggio del regno delle chimere,delle
aspirazioni insoddisfatte,dei rimpianti vani e dei
più vani pianti e delle fedi tradite che sul piano
pratico e purtroppo anche su quello ideale,
e il solo amaro dono di cui devono accontentarsi i
poeti: il passeggio del regno delle chimere,delle
aspirazioni insoddisfatte,dei rimpianti vani e dei
più vani pianti e delle fedi tradite che sul piano
pratico e purtroppo anche su quello ideale,
si riducono poi
sempre ad un modesto pugno di
cenere : così poca cenere che basterebbe appena
a cospargere il capo chino nel triste Mercoledì
delle Ceneri della nostra dura consumata vita.
cenere : così poca cenere che basterebbe appena
a cospargere il capo chino nel triste Mercoledì
delle Ceneri della nostra dura consumata vita.
( da
Antologia popolare di poeti del Novecento)
CITTA’ MORTA.
CITTA’ MORTA.
Non più cieli d’un blu
gendarme!
Non più prati d’un verde
bandiera!
Amo errare lontano con le
nuvole.
Odio la primavera.
E questo sole atroce che ti
fa
pallida come un astro,
e così trasparente,
di giorno in giorno sempre
più,
ch’io vedo continuamente
arder l’anima tua
attraverso il tuo corpo
innocente ,
come fiamma attraverso
l’alabastro.
Oh,così fine e lieve sei
e tanto divorata dalla
luce,
ch’io quasi ti perderei
se non fosse quell’ombra
fonda dei tuoi occhi
che verso di te mi conduce!
Quando tengo le tue mani
nelle mie mani,
i tuoi occhi mi sembrano
così lontani;
cupa notte diventano i miei
baci
come stelle in un’acqua se
si tocca,
E la tua bocca,oh! la tua
bocca!
Quando pettino i tuoi
capelli neri
mi par di pettinare i tuoi
pensieri
più funebri e più strani.
se guardo il tuo corpo
in cui si mira il mio
amore,
trovo la tua nudità malsana
lucida fredda perversa
(posso dire se
ringiovanisci o invecchi?)
come il ghiaccio degli specchi.
Oh! andiamo via,andiamo via
da questi luoghi di
malinconia ,
dove la nostra vita dondola
sospesa
a un tenue fil di ragno
sopra un vertiginoso
abisso;
dove l’amore a poco a poco
s’invelenisce e si fa un
triste giuoco
d’indifferenza e di
perfidia,
e con carezze subdole
s’insidia,
bulinandosi sempre più il
cervello
con l’unghie acute ,la
follia.
Oh! andiamo via,
laggiù lontano.,nella città
morta
perduta in una solitaria
landa,
su cui la pioggia
interminabilmente cade
come una fresca ghirlanda.
Laggiù la gloria non sarà
l’orribil piovra,
ebbra di sangue e pianto ,
che ci strugge la carne e
ci calcina l’ossa;
ma solo un ‘eco calma che
di tanto in tanto
sulle mura risvegliano le
trombe
dei soldati che fanno la
manovra.
E chissà se quest’esistenza
avara
che ci disseta a stilla a stilla
con una crudeltà inaudita,
laggiù,all’anima più
tranquilla
nel velo della lontananza,
non appaia desiderabile
perdutamente:dolce e cara,
come pei morti il sogno
della vita,
come la libertà pel
prigioniero,
la salute al malato
irrimediabile?
Forse, laggiù,l’orribile
dolore
non sarà più nel nostro
cuore
che un lieve dondolio di
culla
contro la disperazione del
mare;
gocce d’acqua che cadono
dal colmo secchio in fondo
al pozzo,
le nostre lacrime;e il
singhiozzo
nostro,il nostro singhiozzo
inumano,
un timido stormir di foglie
nello schianto
delkl’uragano.
Più non vedremo accendersi
nel borgo
il gas lancinante delle
lucciole
che sembra ogni momento
spegnersi al soffio del
vento;
più non avremo sul nostro
capo,
come un irresistibile
gorgo,
il giardino di febbre delle
stelle;
non sentiremo più dalla
vallata
l’atroce canto
dell’usignolo
gocciar nel nostro sogno
lentamente ,
sulla nostra anima bruciata
come uno stillicidio di
vetriolo.
Laggiù non sentiremo mai
il grido della rondine che
torna
penetrarci nel cuor come
una freccia
avvelenata di primavera.
Non più cieli d’un blu
gendarme!
Non più prati d’un verde
bandiera!
(Inaugurazione della primavera)
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