EUROPA
che scelse il suo cuore,realtà fatta di specchi e di penombre;occhi che limitano
lo sguardo su tanto ricco paesaggio,cuore troppo lento per offrire tanto amore.
Qui appoda l'imparità del confronto uomo - natura.Tutte ineluttabilmente limititate
le facoltà dell'uomo,quanto esuberanti ricchi e trionfanti le espressioni della natura
della terra natale.
ANDREA ZANZOTTO
[…]l
decadentismo vero e proprio, con le sue spavalde o umili o ironistiche voluptates
già allora era stato largamente
superato ; all’implicazione irrazionalistica si era sostituita
quella
esistenziale ;la poesia tendeva a non svolgere più il suo discorso “nella scissione”,
nel quadro delle velleità
d’evasione e di irresponsabilità (chi puntava in questo senso lo
faceva con uno
spirito ben diverso da quello
degli ” avventurosi” del primo novecento),
ma piuttosto “sulla scissione”, a farsi cioè
vivente accettata problematica.L’atto poetico
era comunque, pur nei suoi
diversi “modi” , estremamente chiaro e
rigoroso ,e la risposta
a questa
coscienza ,a questa vitalità , solo in apparenza ignara della storia , era la
concretezza di uno stile , la sempre rinnovata verità
sulla pagina ,sul piano dell’arte.
[…]… proprio col suo richiamo a “un altro” e
“più altro” ordine ,poneva
implicitamente il problema di un’organicità ,di una integralità da cui ci
si sentiva lontani era il più resistente e consapevole appello a un’armonia assoluta della realtà , anche sotto
la specie dell’anarchia e del lavoro “nella torre”.[…]Essa era di per sé stessa , in ogni
caso ,salute , era sempre stata l’apparizione più probabile della verità ,della libertà ,e
quindi della storia : anche la poesia bollata come non engagée, che può vantare a suo
titolo d’onore di essere dispiaciuta ai gerarchi di ieri come a quelli di oggi .
Ciò non significa che l’uomo non possa e non debba muoversi in avanti , superare la
durissima impasse attuale, e usando tutte le sue energie ,anche la poesia intesa soltanto
nel suo aspetto di forza culturale e spirituale tra le altre forze. Ma ciò che ostacola il
superamento della crisi è appunto il credere , o il fingere di credere ,di averlo già effettuato[…]
Favore, aroma
appena
fiatato, estate
che scuotesti
dal
seno aperto di settembre
spighe ed erbe su tutta la terra
ed
eccitasti l’immaturo sole
e
il sudore benigno
e
il pigro verdeggiare
d’uve
tra argille e nubi,
breve
fervore in cui mi riconosco
sopravvissuto
ovunque, ovunque l’occhio
mio
già lebbroso accendi?
Non
su tutta la terra,
non
dovunque ma solo
dove
oggi mi rinvenni,
dove
scelse il mio cuore.
Tenerissima
valle
che
un filo di frescura apre a ricetto
di
fragole e di gocciole,
alluso
lume di mattina,
tu
animato Soligo
poveri
specchi e povere penombre:
dove
sei che davanti a te e nel tuo
sottile
definirti io sto per sempre e invano
ed
invano ti parlo mio solo nutrimento?
Ma
oggi qui accadesti, oggi dalie e campanule
e
pioppi e astri sfarfallano
sui
mellificanti paesaggi,
oggi
trepidamente
guardo
la valle
che
per sempre amerò. Torrido e debole
settembre
s’allunga dentro il nord
tra
pomi azzurri, fino ai pomi azzurri.
Sovrabbondano
i colli.
II
Troppo
scarsi occhi per tanta ricchezza,
o
cuore troppo lento per tanto amore,
per
tutto il sole, mia voce
soltanto
umana
Infinito
letargo e spasimo,
contestato
dominio
-
montes exsultastis -
e
barbaglio di fiori
più che
la mia mente
palpitanti, gemebondi
più
che di vita,
fiori
che mai l’inverno calmerà
che
mai lacrime scioglieranno,
troppo
tremore per il mio chiuso corpo
profondità
dell’ora nona,
e settembre
per sempre
nell’azzurro
fruttuosi cieli
apre
al genio inquieto del sole.
(Vocativo)
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