lunedì 27 aprile 2015

Paul Eluard,Notti condivise.1



Paul Eluard



















Notti condivise
Alla fine di un lungo viaggio,rivdo sempre quel corridoio,quelle talpa,
quella stnza calda cui la schiuma marina prescrive correnti d’aria pura
 come bambini appena nati,rivedo sempre la stanza dove venivo a
spartire con te il pane dei nostri desideri,rivedo sempre il tuo pallore
 denudato che ,all’alba,fa corpo con le stelle che scompaiono
So che chiuderò ancora gli occhi per ritrovare i colori e le forme
convenzionali che mi consentono di accostarmi a te.Quando li
riaprirò,lo farò per cercare in un angolo l’ombrello corruttibile
dal manico di zappa che mi fa temere il bel tempo,il sole,la vita,
perché non ti amo più in piena luce,perché rimpiango il tempo
che ero partito per scoprirti e anche il tempo che ero cieco e muto
di fronte all’universo incomprensibile e all’incoerente sistema di
intesa che mi proponevi  .
 Non hai portato abbastanza la responsabilità di quel candore
che sempre mi costringeva a rivolger contro di te le tue volontà?
Quli cose non mi hai faffe pensare!Ormai,vengo a vederti solo per
 esser più certo del mistero grande che material’assurda durata
 della mia esistenza,l’assurda durata di una notte.
Quando arrivo,tutte le barche salpano,innanzi a loro cede il fortunale.
Un’ondata libera i fiori oscuri,si riaccende il loro splendore e ancora
unavolta percuote le mura di lana.Lo so,non sei mai sicura di nulla,
ma l’idea d’una menzogna,l’idea di un errore sono troppo superiori
alle nostre forze.Da tanto tempo la porta testarda non aveva ceduto,
da troppo tempo la monotonia della speranza nutriva il tedio,da
troppo tempo i tuoi sorrisi erano lacrime. Ci  siamo rifiutati di lasciar
 entrare gli spettatori,perché non c’era spettacolo alcuno.ricordati,
per la solitudine,la scena vuota,senza quinte,senza attori,senza
musicanti.Si dice: il teatro  del mondo,la scena mondiale e,noi  due,
non sappiamo più che cosa sia.Noi due,insisto su ueste parole,perché
nelle tappedei lunghi viaggi che compivamo separatamente,ora lo so,
eravamo veramete insieme,eravamo veramente,eravamo,noi.Né tu,
né io sapevamo sommare il tempo che ci aveva separati al tempo
durante il quale eravamo riuniti,né tu né io sapevamosottrarlo.
Un’ombra iascuno,ma nell’ombra ce ne dimenticavamo.
                                      
                                     *°*°*
                                  Continua 

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