mercoledì 22 aprile 2015

Analisi comparata di due poesie di Eluard e Paz.



Il  largo  abbraccio.
 Paul Eluard [1] dalla natura attinge a piene mani, per illuminare di folgoranti similitudini la fronte,il cuore,gli occhi della sua innamorata.
    " L'ho trovata!  Ero certa di averla !" - esclama tra sé Zoé,che cercava impaziente nel suo PC:


Paul Eluard


Vagabonda dalla fronte di cristallo  [2]

il suo cuore si inscrive in una stella nera
i suoi occhi rivelano la mente
i suoi occhi sono il fresco dell'estate
il tepore  dell'inverno
i suoi occhi  trafiggono, ridono sonori
i suoi occhi che azzardano vincono il loro gruzzolo di luce.                                                            
   
                                                    
          Operazione che ritrovo in Octavio Paz[3], che ha saputo innestare nella tradizione del sentimento esuberante della natura della sua terra i frutti delle avanguardie europee ed ha saputo ottenere così immagini che sono schegge di cristallo, puri bagliori di luce. Come ne:
Octavio Paz
I tuoi occhi.[4]

I tuoi occhi sono la patria del lampo e della lacrima
silenzio che parla
tempesta senza vento, mare senz'onde,
uccelli prigionieri, dorate fiere addormentate,
topazi crudeli come la verità
autunno in una radura del bosco dove la luce canta su
l'omero di un albero e sono uccelli  tutte le foglie
spiaggia che  il mattino trova costellata d'occhi,
cesto di frutti di fuoco,
menzogna che alimenta
specchi di questo mondo, porte dell'aldilà,
palpito tranquillo del mare a mezzogiorno,
assoluto che ammicca,
altopiano deserto.

            L'importanza che assume l'immagine nei versi dei due poeti e la tecnica metaforica che consente palpiti di straordinaria intensità ed effetti di bellezza sorprendenti e imprevedibili, sono caratteristiche comuni ad entrambi.
Il flusso delle immagini talora incalza con un ritmo percussorio, martellante ed echeggia la forza trascinante di una cascata torrenziale. Può assumere le sembianze di un vortice incontenibile perché l'esigenza espressiva dei due poeti  è  insita nella natura stessa dell'immagine- universo, nell'immagine- assoluto che domina la loro opera.
            I vari tipi di similitudine, metafora, analogia, che trasformano le immagini in surrealtà sensibili, ora accostando ora fondendo fenomeni diversi, consentono di ottenere effetti di folgorante concentrazione. Essi tendono a sconvolgere i rapporti logici del discorso per crearne di nuovi, talora con effetto polivalente. Dalla foresta di parole sanno scegliere avvicinamenti che seguono traiettorie inusuali.
          Ecco allora lo scambio dell'astratto con il concreto, la fusione o l'approssimarsi di sensazioni o fenomeni contrastanti come "gli occhi che rivelano la mente" o "il fresco dell'estate" e "il tepore dell'inverno" in Paul Eluard oppure "il silenzio che parla", "le tempeste senza vento", "il mare senz'onde", gli uccelli prigionieri" e "le dorate fiere addormentate" di Octavio Paz. Uno scrigno davvero elettrizzante, pieno di "diamanti del cuore"[5].
 
Paul Eluard e Valentine Hugo



Octavio Paz con la seconda  moglie Marie-José Paz












[1] Pseudonimo di Eugène,Émile, Paul Grindel;Paul Eluard nasce a Saint Dénis nel 1895 e muore  a Boulogne –sur-Mer nel 1952.
[2] Da  "A’ toute épreuve" ( 1930), in “Oeuvres Complètes”, Coll.La Pléiade, Gallimard, Paris 1968;  trad. di M.G.Bruni.
[3] Octavio Paz, poeta, saggista e diplomatico, nasce a Città del Messico nel 1914 e muore a Città del Messico nel 1998. Gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1990.
[4]  Da "La libertà sulla parola" , Guanda, Parma, 1965.
[5] Paul Eluard, da “Seconde Nature IX”, in “L’Amour la poésie”, (1929), “Oeuvres Complètes”, op.cit.; trad M.G.Bruni

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