giovedì 23 aprile 2015

Louis Aragon,compagno antagonista di Paul Eluard

Da sinistra a destra:Louis Aragon,Elsa Triolet,Breton,Paul Eluard,Nusch(Maria Benz)

        Rimasta sola,dopo che Corinne se n‘è andata per tornare a Saint 
Denis,Zoé è ancora immersa nelle suggestioni  che la lettura delle poesie
del grande poeta surrealista ha saputo creare. E decide, dunque, di 
prolungare  quello stato di grazia andando a curiosare fra i testi di un
 poeta a lui contemporaneo, anche lui surrealista e militante politico
nelle stesse  file, ma che si propone, se ricorda bene, in modo molto 
diverso. E, poi, si chiede, dopo i grandi dell’avanguardia surrealista - 
come appunto  Paul Eluard e Louis Aragon[1], il compagno di strada
antagonista - che ne è stato dello sperimentalismo nelle generazioni 
successive dei poeti francesi?E qual è il genere di sperimentazione 
che si pratica oggi in Francia?
      Questi gli interrogativi che Zoé intende soddisfare, per i quali si 
mette subito a scartabellare sollecita nei ripiani della sua libreria Ed
è con grande soddisfazione che alla fine della serata può consegnare 
alla memoria del suo fedele PC il bilancio consuntivo delle sue 
appassionate ricerche:       
                                       LOUIS ARAGON DE”LE FOU D' ELSA"


Louis Aragon

 Ø  Aragon e la sua immersione nel concreto quotidiano. 


 Aragon, un poeta per il quale il mondo esiste, esterno e reale
 anche quando è surrealista. Un poeta con  la  vocazione ad 
essere presente nel mondo dove abita, come attore consapevole. 
Se nel suo universo l’incanto, il simbolo appaiono spesso,
essi affiorano tuttavia al termine del suo percorso sulla terra
concreta,quotidiana,immediata.[2]                                                                                                          

Ø  La metabolizzazione della tradizione.

Anche nelle avanguardie, come nella poesia della tradizione, coesistono
due famiglie di poeti.
 Se Eluard  è acqua sorgiva, primigenia e purissima, Aragon è invece 
acqua generosa e abbondante, che scorre, raccogliendo quello che
 incontra nel lungo cammino, e lo metabolizza. E’ lo stesso poeta 
che ci dice: ”Cerco di perseguire con la poesia contemporanea, 
 ricca di tutta l’eredità francese dei secoli, questa esperienza 
di linguaggio divino – Io canto.”[3]  E’ abile, insomma, nell’imitare, 
nel prendere a prestito, nel fabbricare pastiches, sa attingere alle fonti
 più pure del passato e trarne preziosa originalità con esercizio paziente.
Poesia è per lui quella combinazione di parole concepite per ingannare,
 afferrare, catturare l’emozione del lettore. Un’implacabile miscela
 di sentimenti, di immagini, di idee, di parole, di ritmi, di rime, che 
si scolpisce indelebile nella sua memoria. I suoi elementi di forza sono
 dunque il respiro, gli accordi, l’assemblaggio di giochi di parole, il ritorno 
regolare di frasi, la caduta attesa, ritardata, elusa e tuttavia prevedibile
 di un ritornello, elementi fissi ai quali la memoria si abitua, che 
sottintende e sostiene l’architettura del testo poetico. Sa fare insomma 
oggetti lirici di quegli oggetti quotidiani che la realtà contemporanea 
 propone.

Ø  La riscoperta della rima

 La poesia di Aragon è capace delle parole più dolci e della musicalità 
più soave. Già altri surrealisti[4] avevano rivelato elementi di contraddizione,
decretando la morte della rima e dedicandosi poi a giochi ritmici,dove si assiste
alla penetrazione della rima nel verso intero. In realtà la riflessione sulla rima 
era cominciata già con Verlaine[5]. Si notava che ormai erano tutte conosciute,
 che era impossibile inventarne di nuove, che in esse dunque  era insito l’obbligo
 di plagio, di imitazione, di recupero dell’eco sbiadita di versi  precedenti. 
Apollinaire[6], poi, aveva individuato la malattia della rima nell’abuso per un
 fine di mera  ginnastica e aveva cercato di guarirne.                                                                                                                 
Aragon sostiene invece  che non può esser vero che non esistano rime 
nuove, quando viviamo in un  mondo nuovo.[7] E attribuisce alla rima
 una nuova dignità, erigendola a strumento che introduce cose nuove
 nell’antico e nobile linguaggio che ha  in sé il suo fine e che si chiama 
poesia. La rima cessa di essere derisione e partecipa alla necessità 
del mondo reale, in quanto anello che lega le cose alla canzone 
e fa sì che le cose cantino”.[8]

Ø  L’amore assoluto

 
Nelle poesie per Elsa, Aragon si serve di parole semplici e essenziali, 
dove ogni particella è tuttavia lava incandescente, meteora del 
vocabolario.Le parole d’amore intorno a un volto incrociano acuti 
ed ebbrezze, laceranti lamenti e vortici di canzoni e Aragon manifesta
 la sua genialità in ogni verso, in ogni accento. Il regno dell’amore,
 dove debolezze e rinunce si affiancano ai pretesti  e alle occasioni
 per esaltare il meglio dell’uomo, raramente si addice al genio poetico.
 Cuore/amore è ormai una rima terribilmente usurata.
Ma qui Elsa porta con sé ricordi, analogie, tradizioni, simboli, rifiuti,
 speranze. Una magnifica mitologia concreta  che i legami irragionevoli 
e sacri - costruiti dagli amanti tra loro e i loro destini- intessono. Ogni 
sentimento, ogni sofferenza del poeta,ogni sua volontà,ogni sua intuizione
 costituiscono il tramite di questo amore che lo lega al mondo intero  e 
 che lui  a quella vasta dimensione sa estendere. Non esiste che un amore
 e tutto quel che si ama, un volto solo lo riassume, il volto di Elsa.
Creazione di un’immagine magnifica dell’amore completo, totale che 
può arrivare a rinunciare a se stesso se si tratta di salvare quel che esso 
 abbraccia al di fuori di sé. “La poesia di Aragon fa uscir fuori quella falce
 d’oro nel campo delle stelle che va a falciare il respiro del lettore e a rapirlo”.[9]                                                                                 


  Elsa ti amo [10]
     
   Allo  smusso dei baci
Passa in fretta la vita[11]    
Sfuggita sfuggita sfuggita                                                                       
Ai ricordi fugaci

    Oh una stagione intera in cui vivere era stato bello
    Come un’estate dei libri un bel periodo fu quello.
    Insensato avevo creduto di poterti  fare  gioiosa
    Quando era la foresta  della Grande Certosa
    O il fascino d’una sera nel porto di Toulon,[12]
    brama di felicità che mal sopravvive all’ombra.
 
    Allo smusso dei baci
    Passa in fretta la vita
    Sfuggita  sfuggita sfuggita
    Ai ricordi fugaci
               
     Cantavo l’anno scorso, le foglie sul punto di ingiallire,
    Chi dice addio crede  di nuovo tuttavia  di venire.
    A quel che muore appare un mondo che ridanza
    Non resta più nulla dei versi da romanza
    Guarda nei miei occhi che ti vedono così attraente
    Non intendi più il mio cuore né me pazzo demente

     Allo smusso dei baci
     Passa in fretta la  vita
     Sfuggita sfuggita sfuggita
     Ai ricordi fugaci

    Il sole è come il pianista terreo
    Che cantava sempre parole di colore plumbeo   
    Mia adorata, ti ricordi quei giorni di relàx
    Quando abitavamo tutti e due a Montparnasse
    La vita sarà scorsa via senza starci attenti
    Il freddo torna, e a sera i cuori sono  scontenti

      Allo smusso dei baci
      Passa in fretta la  vita
      Sfuggita sfuggita sfuggita
      Ai ricordi fugaci.

 Questa  quartina che ti è piaciuta  per il canto intristito
 Quando te l’ho offerta come un trifoglio appassito
 Sterilmente dormiva in fondo alla mia memoria
 Oggi la tiro fuori dall’armadio della storia
 Perché lui almeno tu l’amavi come  si canta
 Elsa ti amo, o mia perfida che incanta

  Allo smusso dei baci
Passa in fretta, la vita
Sfuggita sfuggita sfuggita
  Ai ricordi fugaci
 Motivetto di cristallo, monotono mormorio,
 Non è mai per nulla che l’aria che canticchio io
 Dica macchinalmente parole come incanti
 Un giorno viene in cui le parole si modellano sui pianti
 Ah chiudiamo quello scuro che sbatte senza che ci scocci
Questo ritornello  d’acqua cade fra noi, pare che gocci

 Sfuggita sfuggita sfuggita
 Ai ricordi fugaci
 Allo smusso dei baci
 Passa in fretta la vita



[1]   Louis Aragon nasce a Paris nel 1897 e muore a Saint-Arnoult-en -Yvelines, nel 1982.
[2] Cfr.Claude  Roy in “Aragon” . Pierre Seghers éd.,Coll. « Poètes d’aujourd’hui »,1945,Paris.
[3]  Ibidem
[4] Come Robert Desnos. Suo il celebre distico :”Gal, amant de la Reine, alla (tour magnanime)/galamment de l’arène  à la Tour Magne, à Nîmes ”(«  Gal, amante della Regina, andò (giro magnanimo) galantemente dall’arena alla Tour Magne a Nîmes), Cfr .Louis Aragon: ”La Rime en 1940.”In « Le crève-coeur e Le nouveau  crève-coeur  », NRF, Poésie /Gallimard, Paris, 1941 .
[5] Cfr. Paul Verlaine ”Art Poétique”, op.cit.
[6]Guillame Apollinaire (Wilhelm de Kostrowitsky) nasce a Roma in una casa non più esistente nei pressi di piazza Mastai a Trastevere nel 1880 da Angelica de Kostrowitsky, di origine polacca ma cresciuta a Roma, e da un italiano, forse un ufficiale borbonico, molto più anziano. Dopo brevi soggiorni a Monaco, Cannes, Aix-en-Provence, Lione, madre e figli i trasferiscono a Parigi nel 1889. Il giovane deve lavorare come precettore in Germania, mentre pubblica i primi versi.Al ritorno a Parigi si lega agli ambienti artistici (è amico di Picasso), scrive analisi sui Salons. Nel 1913, ha successo con “Alcools” e pubblica anche “Pittori cubisti”. Nel 1914 si arruola per la Grande Guerra. Ferito alla testa, muore nel 1918 per febbre spagnola.
[7] Louis Aragon:”La Rime en 1940”. Nella rivista ”Poètes Casqués 40”del 20 aprile 1940.Trad. di M. G. Bruni.
[8] Ibidem.
[9] Claude Roy.in Aragon,op.cit.
[10]Louis  Aragon,da:”Le crève-coeur”, Gallimard,Paris,1941.
[11] Qui è stato preferito un leggero scostamento di senso dall’originale per privilegiare, nella traduzione , la fedeltà alle sonorità e al ritmo scelti da Aragon,valori a lui  così cari.Per una assoluta fedeltà di senso ai suoi versi sarebbe invece necessario ricorrere all’artificio dell’arretramento dell’ictus nei versi del refrain:” passa in fretta là vita/evita evita évita”, costruendo la rima franta o spezzata.
[12] Cfr.”La Rime en 1940”,dove Aragon ,a proposito dell’enjambement romantico,dove solo il senso  scavalca la fine del verso, aggiunge che nell’enjambement moderno anche il suono, la rima si scompongono per  collocarsi a cavallo tra la fine del verso e l’inizio del successivo: per l’esempio si autocita:”ne parlez pas d’amour.J’écoute mon coeur battre/   […]…Que fait-elle-bas/Trop proche et trop lointaine ô temps martyrisé”.
A questa nuova rima, che chiama enjambée, aggiunge le considerazioni sulla rima che chiama complessa,fatta di più parole che scompongono fra loro il suono rimato:”…un seul moment d’ivresse/un moment de folie un moment de bonheur/que savent-ils du monde et peut-être vivre est-ce/ Tout simplement Maman mourir de très bonne heure”.
O ancora sottolinea il movimento inverso di sintesi della rima scomposta nell’esempio dei tre versi che seguono:”Nous ne comprenons rien à ce que nos fils  aiment/aux fleurs que la jeunesse ainsi qu’un défi  sème/Les roses de jadis vont à nos emphisèmes».
[13] Louis Aragon,da «  Le Fou d’Elsa »,Gallimard,1963.

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