LA NOTTE.15.
Ma quale
incubo gravava ancora su tutta la mia giovinezza? O i baci i baci vani della
fanciulla che lavava, lavava e cantava nella neve delle bianche Alpi! (le
lagrime salirono ai miei occhi al ricordo). Riudivo il torrente ancora lontano:
crosciava bagnando antiche città desolate, lunghe vie silenziose, deserte come
dopo un saccheggio. Un calore dorato nell’ombra della stanza presente, una
chioma profusa, un corpo rantolante procubo nella notte mistica dell’antico
animale umano. Dormiva l’ancella dimentica nei suoi sogni oscuri: come un’icona
bizantina, come un mito arabesco imbiancava in fondo il pallore incerto della
tenda.
Nessun commento:
Posta un commento