domenica 14 febbraio 2016

Dino Campana.15.Ancora analisi



L'ordinatore del caos per superare il disagio di civiltà


Dino Campana è poeta visionario, allucinato pazzo,orfico, vagabondo,mediterraneo. Così è stato definito spesso dai critici letterari, anche se nessuna di queste definizioni, perché limitano in un ambito troppo angusto la materia dell’arte, è in grado di illuminare chiaramente la vita e  la poesia di questo autore vissuto a cavallo fra i due secoli. Campana non si lascia comprendere a pieno né classificare. La sua poesia è moderna, ma tuttavia piena di richiami a D’ Annunzio, a Leopardi e ai classici. La sua lingua poetica sconvolge l’ordine sintattico in vari modi, anche mescolando lingue diverse, producendo valanghe di versi la cui coerenza sintattica si ottiene solo sacrificando ogni plausibile significato. Ma Campana è attentissimo conoscitore delle regole che sconvolge, il culto che nutre per la perfezione filologica è testimoniato dalla tragicità con cui visse la perdita del suo manoscritto,Il più lungo giorno, che dovette ricostruire a memoria per formare la sua opera, i Canti Orfici. La sua controversa collocazione critica e i giudizi non certo unanimi hanno contribuito a formare attorno a questa figura un alone di mistero, per cui, quando si parla del caso Campana, si tende sempre a dare credito all’immagine del poeta maledetto. La follia però per questo poeta, non è un presupposto della sua poesia , ma semmai un punto d’approdo, è la libertà sterminata, distruttiva e disgregatrice di ogni coerenza, figlia del tempo in cui Nietzsche aveva decretato la morte del dio.

Campana affermava di voler “ nel paesaggio collocare dei ricordi” e sul paesaggio, fondamentale nella sua poesia, aleggia un alone di misteriosa lontananza.Nei suoi scritti sentiamo il fascino delle ore crepuscolari, della luna sui campi, del canto che si perde nelle strade solitarie, della finestra illuminata nel buio della notte mediterranea.
Il colore, la musica,il viaggio l’arte materica sono palpabilmente presenti in Campana che li trasfigura in un simbolismo onirico, ma vero. Nella sua poesia i valori classici e una grande modernità si compenetrano, in una forma e in una purezza irripetibili.

«Acqua di mare amaro
Che esali nella notte:
Verso le eterne rotte
Il mio destino prepara
Mare che batti come un cuore stanco
Violentato dalla voglia atroce
Di un Essere insaziato che si strugge …»
(DINO CAMPANA)

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