LA NOTTE
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Inconsciamente
io levai gli occhi alla torre barbara che dominava il viale lunghissimo dei
platani. Sopra il silenzio fatto intenso essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio:
mentre per visioni lontane, per sensazioni oscure e violente un altro mito,
anch’esso mistico e selvaggio mi ricorreva a tratti alla mente. Laggiù avevano
tratto le lunghe vesti mollemente verso lo splendore vago della porta le
passeggiatrici, le antiche: la campagna intorpidiva allora nella rete dei
canali: fanciulle dalle acconciature agili, dai profili di medaglia, sparivano
a tratti sui carrettini dietro gli svolti verdi. Un tocco di campana argentino
e dolce di lontananza: la Sera: nella chiesetta solitaria, all’ombra delle
modeste navate, io stringevo Lei, dalle carni rosee e dagli accesi occhi
fuggitivi: anni ed anni ed anni fondevano nella dolcezza trionfale del ricordo.
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