sabato 12 settembre 2015

64.Ancora Tagore.

Di mattina gettai la rete in mare.


Pescai dal profondo abisso cose


d’aspetto bizzarro e di strana bellezza:


alcune brillavano come sorrisi,


altre luccicavano come lacrime, altre


ancora erano rosa come le guance d’una sposa.


Quando, col carico del giorno sulle spalle,


tornai a casa, il mio amore sedeva in giardino,


sfogliando lenta i petali d’un fiore.


Esitai un momento e, standomene silenzioso,


deposi ai suoi piedi tutto quello che avevo pescato.


Lei guardò distratta e chiese: «Che strani


oggetti sono questi? Non capisco a cosa


possano servire».


Chinai per vergogna la testa, pensando:


«Non ho lottato per averli, non li ho comprati


al mercato, perciò non sono doni degni di lei».


Per tutta la notte li gettai


a uno a uno nella strada.


Al mattino passarono dei viandanti; li raccolsero


e li portarono in paesi lontani.
                                           
                                          - da Il Giardiniere

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