mercoledì 18 marzo 2020

Salvatore Quasimodo.7. Ride la gazza nera sugli aranci



 
e.Salvatore Quasimodo
Modica,(20 agosto1901) –
Napoli (14 giugno1968)
E’ stato un poeta e traduttore italiano,
esponente di rilievo dell’ermetismo
Ha contribuito alla traduzione di vari
componimenti dell’età classica ,
soprattutto liriche greche,ma anche
di opere teatrali di Molière e di
William Shakespeare.
E’ stato vincitore del premio Nobel
per la letteratura nel 1959.

 

VII. Ride la gazza nera sugli aranci

Forse è un segno vero della vita:
       intorno a me fanciulli con leggeri
       moti del capo danzano in un gioco
       di cadenze e di voci lungo il prato
5        della chiesa. Pietà della sera, ombre
       riaccese sopra l’erba così verde,
       bellissime nel fuoco della luna!
       Memoria vi concede breve sonno:
       ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo
10        per la prima marea. Questa è l’ora:
       non più mia, arsi, remoti simulacri.
       E tu vento del sud forte di zàgare,
       spingi la luna dove nudi dormono
       fanciulli, forza il puledro sui campi
15        umidi d’orme di cavalle, apri
       il mare, alza le nuvole dagli alberi:
       già l’airone s’avanza verso l’acqua
       e fiuta lento il fango tra le spine,
       ride la gazza, nera sugli aranci.

Da “Ed è subito sera

Ed è subito sera”  può rappresentare la raccolta  in cui
il poeta affronta i temi della nostalgia della  terra natale,
mitizzata come un paradiso perduto, evocati dal poeta
solitario in paesaggi di classicità mediterranea fuori dal
tempo, in un linguaggio rarefatto ed evocativo, e quella
più “impegnata” (anche politicamente, a sinistra) nelle
tematiche sociali. Questi endecasillabi– del 1942 – aprono
alla raccolta maggiore,in cui il poeta raggiunge  il punto
estremo della prima fase, con voce inconfondibile. Le luci, le
 ombre, i suoni e i colori di ricordi quasi sognati  vi raggiungono
un’intensità lirica di grande purezza. Ride,ride la gazza,è in
questo senso un testo esemplare: al ricordo, tanto forte da
sembrare vero, dei giochi di fanciulli sul prato antistante la
chiesa, della marea, del  vento con il suo odore di zagare,
 dell'airone che avanza verso l'acqua, della gazza nera sugli
aranci, dei puledri che corrono, si contrappone, ugualmente
intensa, la consapevolezza che tutto ciò non potrà più tornare:
la poesia vive allora del dissidio tra passato e presente, tra
sogno e realtà, tra illusioni e delusioni. Tema centrale della
 lirica è quindi l'affermazione dell'irripetibilità di certi momenti
della nostra vita, momenti dell'infanzia, dell'innocenza, della
purezza, che il tempo trasforma inevitabilmente; si tratta di
una poesia ricca di immagini e di suoni,che si susseguono una
dopo l'altra nella mente che producono nel lettore anche
colori e profumi. Si può notare nella poesia, dal punto di vista
dei suoni, una fitta rete. di assonanze e allitterazioni. Lontano
dalla sua terra natìa, sollecitato dall’ora serale d’un plenilunio,
che gli richiama altre notti di altri pleniluni, ecco  allora che
il poeta si abbandona all’onda dei ricordi, rievocando con
  ardente partecipazione lontani ricordi della sua fanciullezza,
trascorsa in selvaggia libertà presso il mare di Sicilia,sua terra
d'origine, con i suoi odori e i suoi colori, le radici, i legami 
il mitico mondo dell'infanzia. L'isola diventa, attraverso
la mitizzazione del ricordo, una terra felice, fuori dalla storia,
priva di ogni connotazione geografica, una terra promessa ,un
sogno .Gli elementi provenienti dalla tradizione classica(notte
vento,mare) si mescolano a quelli tipicamente meridionali
che richiede il componimento dedicato alla Sicilia (vele, reti dei pescatori, canti, monti aridi, mandrie e greggi). La serenità del quadro notturno contrasta però qui con la condizione del poeta che, esule, soffre di nostalgia per la sua terra.


******************

Nessun commento:

Posta un commento