e.Salvatore Quasimodo
Modica,(20 agosto1901) –
Napoli (14 giugno1968)
E’ stato un poeta e traduttore italiano,
esponente di rilievo dell’ermetismo
Ha contribuito alla traduzione di vari
componimenti dell’età classica ,
soprattutto liriche greche,ma anche
di opere teatrali di Molière e di
William Shakespeare.
E’ stato vincitore del premio Nobel
per la letteratura nel 1959.
XI
.Che vuoi, pastore d'aria?
Ed è ancora il
richiamo dell'antico
corno dei pastori, aspro sui fossati
bianchi di scorze di serpenti. Forse
dà fiato dai pianori d'Acquaviva,
dove il Plàtani rotola conchiglie
sotto l'acqua fra i piedi dei fanciulli
di pelle uliva. O da che terra il soffio
di vento prigioniero, rompe e fa eco
nella luce che già crolla; che vuoi,
pastore d'aria? Forse chiami i morti.
Tu con me non odi, confusa al mare
dal riverbero, attenta al grido basso
dei pescatori che alzano le reti.
corno dei pastori, aspro sui fossati
bianchi di scorze di serpenti. Forse
dà fiato dai pianori d'Acquaviva,
dove il Plàtani rotola conchiglie
sotto l'acqua fra i piedi dei fanciulli
di pelle uliva. O da che terra il soffio
di vento prigioniero, rompe e fa eco
nella luce che già crolla; che vuoi,
pastore d'aria? Forse chiami i morti.
Tu con me non odi, confusa al mare
dal riverbero, attenta al grido basso
dei pescatori che alzano le reti.
da Oboe sommerso - 1932.
Forse la lirica più nota di Salvatore Quasimodo.
Lirica di sapore ancora vagamente ungarettiano e di certo
ermetico. Per la brevità e la sostanziale trasparenza
del dettato,
essa pone il tema della solitudine e della
transitorietà dell’esistenza
umana, che ritornerà anche in seguito con diversi
accenti e diversa
densità di
linguaggio metaforico .Oboe sommerso
esemplifica in modo
forse estremo il linguaggio oscuramente analogico del
primo ermetismo
che avrà ampie zone di contatto con quello successivo fiorentino.
Comune denominatore delle due esperienze è la matrice simbolista e
surrealista. Appena un accenno alle diversità (di
spirito e contenuto,prima
ancora che di linguaggio), che ruotano soprattutto
attorno all’assenza
di un’ansia metafisica, paragonabile a quella degli
ermetici più autentici.
L’oscurità del linguaggio tuttavia attirò anche strali polemici al
poeta
tanto che De
Robertis poté parlare di “una finzione
di profondi sensi,
che diventano
nonsensi”.
ma è anche vero che proprio la funzione di
mediatore con
quello successivo fiorentino ebbe un ruolo
particolarmente positivo.
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