Salvatore Quasimodo
Modica,(20 agosto1901) –
Napoli (14 giugno1968)
E’ stato un poeta e traduttore italiano,
esponente di rilievo dell’ermetismo
Ha contribuito alla traduzione di vari
componimenti dell’età classica ,
soprattutto liriche greche,ma anche
di opere teatrali di Molière e di
William Shakespeare.
E’ stato vincitore del premio Nobel
per la letteratura nel 1959.
XVIII. VICOLO
Mi richiama talvolta la
tua voce,
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch'erano a sera
un dondolìo di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.
Altro tempo: un telaio batteva nel cortile,
e s'udiva la notte un pianto
di cuccioli e bambini.
Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch'è paura
di restare sole nel buio.
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch'erano a sera
un dondolìo di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.
Altro tempo: un telaio batteva nel cortile,
e s'udiva la notte un pianto
di cuccioli e bambini.
Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch'è paura
di restare sole nel buio.
da “Acque e
terre”-1930
Il poeta mentre rimpiange il tempo dell'infanzia, ne
canta inoltre le contraddizioni: che sa riconoscere a distanza di anni; si
identifica
quindi con la sua terra e, allo stesso tempo, se ne
separa,come in
Vicolo,
un'altra lirica di Acque e terre. La
lirica rievoca evidentemente
un passato familiare al poeta, ma alla dimensione
quasi mitica
dell'immagine iniziale, una «voce» capace di far
rinascere «cieli
ed acque», segue immediatamente la scena, niente
affatto consolatrice,
dei negozi aperti fino a tardi e tristemente vuoti.
Nella seconda strofa,
introdotta da un doppio settenario, viene poi evocato
un mondo di
credenze, di richiami misteriosi, un mondo non ben
definito perché
tipico dell'infanzia, età che ancora non riesce a
decifrare in modo esatto
le voci che giungono dal cortile e dalle strade
vicine. La dimensione quasi
onirica che sottende al testo non annulla tuttavia gli
elementi concreti di
un paesaggio e di una società.Il percorso costante
di incanto della
memoria e presenza della realtà che ritroviamo nelle
sue liriche.
Ancora la costante di una continua oscillazione tra il
racconto della
propria storia e la sua trasfigurazione letteraria a
caratterizzare la sua
produzione poetica.
Fin dal titolo della prima raccolta, Acque e terre
del 1930, la poesia di
Salvatore Quasimodo ha espresso una tendenza
all'universalità che
contiene l'aspirazione a esprimersi con elementi contrapposti. La
conferma verrà dagli ossimori di molti titoli
successivi - da Il falso
e vero verde
(1956) a Dare e avere (1966). L'intera esperienza letteraria
passa dunque attraverso la contraddizione, che,proprio
mentre resta
irrisolta, testimonia una tenace vitalità. Sarà
Quasimodo stesso ad
affermare: «Dalla mia prima poesia a quella più
recente non c'è che
una maturazione verso la concretezza del linguaggio». Il poeta coglie
i cambiamenti della storia e della tradizione
culturale, senza tuttavia
rinnegare la propria essenzialità che lo distingue.
L'originalità di
Quasimodo va cercata appunto in una fedeltà a sé
stesso rinnovata
dal contatto con le più varie sollecitazioni, rendendo
così
pericolosamente non veritiera una definizione univoca
della sua
poesia. In ambito critico la sua opera è stata spesso
catalogata come
un percorso esemplare che, partendo dall'esperienza
ermetica, giunge
ad una piena maturazione nelle opere del dopoguerra,
con un impegno
civile e sociale ;non formulazioni, dovute certo
all'intensità di quel tempo
storico ,ma anche all’impegno dell'intellettuale nella
sua ricerca
approfondita e costante. In realtà la sua poesia
presenta continui
ripensamenti e sempre nuovi apporti - dai classici greci e latini ma
anche dai moderni, come Neruda - che la sua attività
costante di
traduttore gli suggeriva . Costante, nel percorso che
si cercherà di
delineare, è l'amore per l'espressione poetica,
l'irrinunciabilità di
una voce che interpreti la storia e le vicissitudini
degli uomini
attraverso la propria personalissima modulazione.
La Sicilia è per Quasimodo ,come abbiamo già visto,il
punto di
partenza della composizione poetica, nel senso di un
esilio che si
fa motivo autobiografico di molti componimenti e, al
tempo stesso,
come origine culturale e matrice letteraria. In Vento
a Tìndari l'antica
città, simbolo di un'armonia perduta e di un presente
privo di gioia,
rimanda alla lontananza dalla terra natale e alla
civiltà greca.
Il rapporto con l'isola veniva presentato nella
duplice dimensione di
ricordo autobiografico ed eredità storica, favola
della propria infanzia
e miraggio di una civiltà lontana. Da sottolineare
inoltre la forte
musicalità- ad esempio nell'aggettivo sdrucciolo del
secondo verso,
che conferisce una distesa solennità
all'endecasillabo. Non mancano
versi più realistici, dove il ritmo si fa più spezzato
e gli aggettivi si fanno particolarmente ricchi di significato... Il percorso
poetico è su due piani
sfalsati: la suggestione dell'incanto si coniuga
con una conoscenza della
realtà che proprio qui, in Acque e terre, ha i
suoi più autentici presupposti.
Il poeta non si limita a rimpiangere il tempo
dell'infanzia, ma ne canta,
riconoscendole a distanza di anni,ancora una volta, le
suggestive
contraddizioni: si identifica con la sua terra e,
insieme, se ne distacca.
L’esempio scelto è stato Vicolo, una delle
liriche di Acque e terre
( la prima raccolta di poesie di Salvatore Quasimodo, pubblicata presso le edizioni Solaria.)
( la prima raccolta di poesie di Salvatore Quasimodo, pubblicata presso le edizioni Solaria.)
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