lunedì 30 marzo 2020

Salvatore Quasimodo.19.La dolce collina.


Salvatore Quasimodo
Modica,(20 agosto1901) –
Napoli (14 giugno1968)
E’ stato un poeta e traduttore italiano,
esponente di rilievo dell’ermetismo
Ha contribuito alla traduzione di vari
componimenti dell’età classica ,
soprattutto liriche greche,ma anche
di opere teatrali di Molière e di
William Shakespeare.
E’ stato vincitore del premio Nobel
per la letteratura nel 1959.

XIX. LA DOLCE COLLINA
Lontani uccelli aperti nella sera
tremano sul fiume. E la pioggia insiste
e il sibilo dei pioppi illuminati
dal vento. Come ogni cosa remota
ritorni nella mente. Il verde lieve
della tua veste è qui fra le piante
arse dai fulmini dove s’innalza
la dolce collina d’Ardenno e s’ode
il nibbio sui ventagli di saggina.
Forse in quel volo a spirali serrate
s’affidava il mio deluso ritorno,
l’asprezza, la vinta pietà cristiana,
e questa pena nuda di dolore.
Hai un fiore di corallo sui capelli.
Ma il tuo viso è un’ombra che non muta;
(così fa morte). Dalle scure case
del tuo borgo ascolto l’Adda e la pioggia,
o forse un fremere di passi umani,
fra le tenere canne delle rive.
Da Nuove poesie(1936-1942).
Nel volume complessivo Ed è subito sera (1942), Quasimodo aveva
pubblicato, insieme alle raccolte fin qui esaminate, anche le Nuove
poesie, con un'esplicita indicazione cronologica (1936-1942). Nello
stesso periodo inizia il lavoro di traduzione da alcune opere classiche,
come i Lirici greci (1940) ed il Fiore delle Georgiche di Virgilio (1942);
nel 1945 usciranno le traduzioni da Catullo e dal Vangelo di Giovanni.
Il contatto con la parola antica dà al poeta una maggiore misura
espressiva, mentre sul piano tematico si avverte l'attenzione per la
realtà a lui più vicina. Accanto ai ricordi della Sicilia antica (si pensi a
Strada di Agrigentum), affiorano «[…] l'Adda e la pioggia, / o forse un
fremere di passi umani, / fra le tenere canne delle rive» (La dolce collina), sottintendendo un bisogno di dialogo, di comunicazione che si fa evidente
in Già la pioggia è con noi, dove «ancora un anno è bruciato, / senza un
lamento, senza un grido/ levato a vincere d'improvviso un giorno».





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